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    L'altra faccia del Genoa di Preziosi, -3: Piatek e il bilancio annuale di 13 mesi

    L'altra faccia del Genoa di Preziosi, -3: Piatek e il bilancio annuale di 13 mesi

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    (La prima puntata è leggibile qui, la seconda puntata qui)

    Grande operazione di mercato quella che lo scorso gennaio porta Krzystof Piatek dal Genoa al Milan. E grande plusvalenza realizzata da Enrico Preziosi, che in estate ha portato il calciatore a Genova pagando 4 milioni di euro e sei mesi dopo lo cede per 35 milioni di euro. Così l'affare è stato raccontato dai media, che ne hanno approfittato per allungare la lista delle plusvalenze realizzate dal presidente genoano e glorificarlo come un genio del calciomercato. Ma le cose stanno proprio così? O ci si trova davanti a un'altra bolla narrativa che non resisterebbe alla puntura di spillo?

    L'analisi dei documenti ufficiali mostra una realtà ben diversa. Non soltanto riguardo al trasferimento di Piatek, ma anche e soprattutto se si fa riferimento ai dati di lungo periodo. Che una volta passati al setaccio sollecitano interrogativi non ammessi dentro la bolla narrativa. Per quale motivo una società che realizza queste “grosse grasse plusvalenze” ha i conti perennemente borderline? E come è possibile la bizzarria di un bilancio annuale che dura 13 mesi? Domande cui andiamo a rispondere nel dettaglio, dopo avere analizzato i bilanci annuali genoani dal 2004 fino all'ultimo depositato, quello chiuso al 31 dicembre 2017.

    Dica 2446 (ma anche 2447) – L'analisi parte da una data:  28 ottobre 2006. È il giorno dell'assemblea annuale dei soci del Genoa, al termine della quale viene approvato il bilancio chiuso il 30 giugno. I numeri sono da profondo rosso: risultato d'esercizio negativo per -11.478.146 euro, in parte ripianati per 5.910.212 euro. La restante perdita di 5.567.934 euro è riportata a nuovo, cioè scaricata sul successivo bilancio d'esercizio. In virtù di questi numeri ricorrono le condizioni previste dall'articolo 2446 del Codice Civile. Quello che impone la convocazione dell'assemblea dei soci qualora le perdite d'esercizio portino alla diminuzione di oltre un terzo del capitale sociale. Questa è la regola, che però nella prassi trova mille eccezioni. Ai soci viene spiegato che la promozione in Serie B conseguita al termine della stagione precedente, e la prospettiva di giocare un campionato di qualità irripetibile dato che prevede la partecipazione di squadre come Juventus e Napoli, hanno permesso di negoziare vantaggiosi contratti televisivi e di sponsorizzazione. Inoltre viene riferito che, rispetto alla data di chiusura dei conti, sono state realizzate plusvalenze da calciomercato per  circa 1,4 milioni di euro e che “nei prossimi due mesi dovrebbero essere realizzate importanti operazioni dalle quali potrebbe sortire un ulteriore effetto positivo sul risultato economico d'esercizio”. Dovrebbero. Potrebbe. L'assemblea approva i conti, pur con qualche mugugno di cui resta ampia traccia nel verbale. A fine stagione il Genoa otterrà la promozione in Serie A unitamente a Juventus e Napoli, nell'unico campionato di B che non registra la coda dei play off dacché esiste la nuova formula.

    E si va così all'anno successivo, 22 novembre 2007. Altra assemblea annuale, altro bilancio da approvare e situazione ancora negativa. La perdita d'esercizio tocca i -3.720.686 euro, ma anche il dato del patrimonio netto è in rosso: -217.266 euro. Dal punto di vista del Codice Civile, la condizione è peggiore rispetto all'anno precedente: articolo 2447, riduzione del capitale sociale al di sotto della quota minima. Rispetto a questo stato delle cose, determinato anche da un incremento dei costi per il personale “quasi raddoppiato rispetto all'esercizio precedente”, nella relazione sulla gestione si dichiara che “l'azionista di maggioranza, Enrico Preziosi S.r.l., ha manifestato l'impegno, entro l'approvazione del bilancio, alla copertura della perdita in misura idonea a consentire il superamento di tale situazione”. Ciò che avviene giusto un giorno prima dell'assemblea, come si rileva nella relazione della società di revisione esterna, Mazars. Un ulteriore elemento da segnalare nella relazione sulla gestione è il debito Iva pregresso e dilazionato da 6.304.566 euro, relativo agli anni 2002, 2004 e 2005. Il dato sarà destinato a crescere negli esercizi a seguire.

    L'anno successivo, dal punto di vista del bilancio, ha carattere straordinario. Per esigenze di consolidato fiscale il Genoa Cricket and Football Club Spa sposta al 31 dicembre il termine per la chiusura del bilancio annuale, così allineandosi alla capofila Fingiochi Spa. Ciò comporta che nel 2008 la società presenti due bilanci, uno al 30 giugno e uno al 31 dicembre. Entrambi fanno scattare l'alert in termini di Codice Civile. Il bilancio al 30 giugno registra un utile da 1.504.757. Una rarità, visti i dati pregressi e successivi. Ma il patrimonio netto è di 1.787.492 euro, il che significa una perdita ben oltre il terzo del capitale sociale (sottoscritto per 6.471.355 euro). La situazione viene superata con un intervento dell'azionista di maggioranza. Il bilancio chiuso sei mesi dopo torna ai numeri in rosso: -7.829.339 euro la perdita d'esercizio e patrimonio netto negativo per -2.541.847 euro, con l'articolo 2447 del Codice Civile a incombere. Il socio di maggioranza interviene e ripiana in una misura che riporta il patrimonio netto in attivo per circa 1,5 milioni di euro. Il che significa passare dall'articolo 2447 al 2446, e dunque la condizione rimane critica. Ma rispetto a ciò il Collegio Sindacale decide di tenere conto della straordinarietà della situazione (due bilanci in un anno solare) e dei ricavi che arriveranno nei mesi seguenti.

    Ovvio che non sia il caso di passare in rassegna analiticamente tutti i bilanci successivi. Meglio limitarsi a riportare i dati in rapida successione:
    • Bilancio al 31/12/2009: risultato d'esercizio negativo per -598.212 euro e patrimonio netto pari a 3.457.940, con riduzione di oltre un terzo del capitale sociale e situazione da articolo 2446 del Codice Civile; l'azionista di riferimento rinuncia a parte di un finanziamento soci per 1 milione di euro e ciò basta per riportare il patrimonio netto sopra la linea di galleggiamento.
    • Bilancio al 31/12/2010: risultato d'esercizio negativo per -16.964.796 euro e patrimonio netto pari a 1.068.234 euro, ciò che comporta una situazione da articolo 2446 del Codice Civile; gli amministratori della società smorzano l'allarme facendo notare che durante il calciomercato di gennaio sono state realizzate plusvalenze per circa 8,5 milioni di euro, e inoltre l'azionista di maggioranza “ha rinnovato il suo impegno a intervenire”, dunque si decide di riportare la perdita a nuovo scaricandola sul bilancio dell'anno successivo.
    • Bilancio al 31/12/2011: risultato d'esercizio negativo per -67.494 euro e patrimonio netto pari a 1.000.474 euro, con situazione ancora una volta da articolo 2446 del Codice Civile; l'azionista di riferimento ripiana attraverso la rinuncia a 8 milioni di euro per finanziamenti infruttiferi.
    • Bilancio al 31/12/2012: risultato d'esercizio negativo per -14.846.953 euro e patrimonio netto pari a 1.153.787, con situazione da articolo 2446 del Codice Civile; l'azionista di riferimento interviene attraverso la rinuncia a un precedente finanziamento soci e con ulteriore versamento da 750 mila euro, mentre un residuo di perdita da 5.468.043 euro viene riportata a nuovo. Da notare che, nella relazione sulla gestione, vengono segnalate plusvalenze per circa 7,5 milioni di euro realizzate durante il calciomercato di gennaio 2013. La premessa di una prassi che si consoliderà negli esercizi successivi: il bilancio annuale che dura 13 mesi.
    2013: un'operazione che lascia il marchio – Nell'esporre i risultati del bilancio chiuso al 31/12/2013 bisogna tornare a una trattazione analitica. Si tratta di un esercizio nel corso del quale vengono registrati momenti molti critici. La soluzione arriva grazie alla cessione del marchio, un'operazione della quale bisogna occuparsi più approfonditamente in un altro articolo perché richiede uno spazio a sé. Per il momento ci limitiamo a dire che, grazie a una mossa da cui deriva una plusvalenza da 27,4 milioni di euro, il Genoa chiude il bilancio di esercizio con un utile di 381.602 euro e un patrimonio netto di 2.285.388 euro. E dunque, ancora una volta, la società guidata dal Mago delle Plusvalenze si trova sotto articolo 2446 del Codice Civile. A proposito di ciò, come si legge a pagina 21 della Nota Integrativa, l'azionista di riferimento “ha manifestato l'impegno a rendersi disponibile a rinunciare ad un ulteriore [refuso presente nel testo originale, ndr] quota del finanziamento soci infruttifero) [parentesi chiusa e mai aperta, per come si trova nel testo originale, ndr] qualora si rendesse necessario al fine di risolvere la situazione di cui all'art. 2446 del C. C.”. Si impegna a rendersi disponibile a rinunciare ulteriormente qualora si rendesse necessario. Meraviglia delle perifrasi. Succedono molte cose durante quell'anno di esercizio. Cambia la società di revisione esterna, con incarico che passa da Mazars a Audirevi. Soprattutto, accade che il Collegio Sindacale scriva una relazione dal tono estremamente preoccupato sui conti genoani. Di ciò si parlerà nel prossimo articolo.

    Quei 12 mesi che valgono 13 – Passa un anno, viene approvato il bilancio al 31 dicembre 2014, e il Genoa si ritrova sotto la scure dell'articolo 2447 del Codice Civile. Viene infatti realizzata una perdita d'esercizio da -26.056.528 euro e il patrimonio netto sprofonda a -6.341.340 euro. Tutto ciò avviene “al netto della rinuncia ad un finanziamento del socio di maggioranza avvenuto in data 22 dicembre 2014 pari a euro 12.430.000 e dell'apporto di versamento in conto copertura perdite da parte del socio Sig. Enrico Preziosi pari ad Euro 5.000.000”. Va a finire che al Sig. Enrico tocchi versare altri 4 milioni di euro a gennaio 2015 e impegnarsi “una volta avuta conoscenza dei dati definitivi di bilancio, a versare l'importo necessario per il ripristino dell'integrità patrimoniale”. A ciò si aggiunge un'importante postilla, illustrata dall'amministratore delegato genoano Alessandro Zarbano nel corso dell'assemblea annuale dei soci tenuta il 28 giugno 2015. Si legge nel verbale d'assemblea che “per effetto delle importanti plusvalenze già consuntivate e relative al trasferimento di alcuni giocatori, la residua perdita al 31 dicembre 2014 è stata interamente assorbita e il patrimonio netto è largamente positivo (...)”. Eccola qui, la nuova soluzione che permette di superare le strettoie degli articoli 2446 e 2447 del Codice Civile: le plusvalenze realizzate nell'anno successivo, ma già contabilizzate nel periodo che intercorre fra la data della chiusura di bilancio e quella dell'assemblea annuale. Che in quel giugno 2015 è un'assise particolarmente infuocata, perché avviene nei giorni in cui il Genoa si vede negare la licenza Uefa dopo aver conquistato sul campo una piazza in Europa League. Ma tutto ciò non basta a inficiare l'ottimismo del duo Preziosi-Zarbano. La relazione sulla gestione, a pagina 18, disegna uno scenario roseo per i conti della società, in virtù della “valorizzazione di nuovi calciatori acquisiti a 'parametro zero' o per cifre molto inferiori rispetto a quanto accaduto in passato e per i quali la Società si aspetta di poter realizzare plusvalenze nel corso della prossima sessione di mercato”. Avete letto bene: il Genoa conta di aggiustare i conti grazie a scommesse su calciatori presi a parametro zero o quasi, e da rivendere per realizzare ampie plusvalenze. E il concetto viene ribadito nel capoverso successivo, dove vengono sottolineate le plusvalenze realizzate “nel primo semestre del 2015 e quelle attese per la prossima sessione del calciomercato, allo stato attuale stimate in misura inferiore rispetto ai valori che potrebbero essere effettivamente realizzati per effetto della cessione di alcuni calciatori sui quali viene manifestato interesse da diverse squadre, dovrebbero confermare il raggiungimento del risultato operativo positivo del secondo semestre 2014 anche nel primo e secondo semestre 2015”. Cioè: non solo prevedono di realizzare plusvalenze, ma al momento si tengono pure bassi sulle stime, dato che le cifre reali potrebbero essere ben più alte. L'ottimismo è il sale della vita, diceva lo spot.
    Ebbene, questo della scommessa sulle plusvalenze è l'andazzo che si cronicizza negli esercizi successivi. Il bilancio al 31 dicembre 2015 registra un risultato d'esercizio negativo per -10.491.387 euro e un patrimonio netto negativo per -8.832.527. E dunque, ancora una volta, situazione da articolo 2447 del Codice Civile. Ma già nel capoverso successivo della relazione sulla gestione ci si affretta a precisare che: “Tale situazione risulta pienamente superata grazie alla realizzazione di importanti plusvalenze nel corso dell'ultima campagna trasferimenti invernale”. Ecco il punto: conti in profondo rosso al 31 dicembre ma riportati in territorio positivo al 31 gennaio. Per fortuna del Genoa arriva sempre la tredicesima. Quanto alle plusvalenze che permettono di rimettere in sesto i conti, esse vengono specificate a pagina 16 della relazione sulla gestione. Si tratta di “circa 15,5 milioni” provenienti dalle cessioni di Diego Perotti alla Roma e di Rolando Mandragora alla Juventus. I numeri esatti sono leggibili dal bilancio d'esercizio dell'anno successivo: Perotti viene ceduto alla Roma per 9,25 milioni di euro con plusvalenza 8.656.250 euro, mentre Mandragora viene ceduto alla Juventus per 6 milioni di euro con plusvalenza da 5.802.720 euro. Un ultimo dato merita d'essere rilevato rispetto a queste due transazioni: Perotti viene ceduto alla Roma e tuttora è in forza alla società giallorossa, mentre Mandragora giocherà soltanto una partita nella Juventus (per l'esattezza, 4 minuti proprio contro il Genoa) e si trasformerà in un'altra plusvalenza per il club bianconero. Non è il primo caso di calciatore che permette al Genoa di realizzare una plusvalenza salva-bilancio ma poi si rivela poco o per nulla utile al club acquirente.

    E veniamo al bilancio chiuso il 31 dicembre 2016. L'esercizio registra un esito negativo per -4.069.042 euro e un patrimonio netto di 73.011 euro. Ancora una volta i conti della società devono confrontarsi con l'articolo 2446 del Codice Civile. E ancora una volta le operazioni di calciomercato realizzate nel 13° mese, gennaio 2017, permettono di aggiustare i conti. Le plusvalenze che consentono di raggiungere il risultato vengono indicate a pagina 16 della relazione sulla gestione. Le plusvalenze ammontano a “circa 18 milioni” e riguardano i trasferimenti di Leonardo Pavoletti al Napoli e Tomas Rincon alla Juventus. Anche in questo caso bisogna leggere il bilancio dell'anno successivo per avere le cifre esatte: nel caso di Pavoletti il Napoli versa 13 milioni di euro e garantisce una plusvalenza da 10,375 milioni di euro, mentre nel caso di Rincon la Juventus versa 8 milioni di euro e garantisce una plusvalenza da 7.846.872 milioni di euro. A spiccare più di ogni altra cosa, in queste operazioni di calciomercato, è che soltanto sei mesi dopo sia il Napoli che la Juventus si sbarazzeranno dei due calciatori. Durante la campagna trasferimenti dell'estate 2017 Pavoletti viene ceduto al Cagliari e Rincon viene ceduto al Torino. I due calciatori non sono stati utili a Napoli e Juventus, ma i denari di Napoli e Juventus sono stati indispensabili per riportare i conti del Genoa fuori dalla zona del rischio. In particolare, per due anni di fila la Juventus corre in soccorso del Genoa per acquisire calciatori poco o per niente utili a Massimiliano Allegri. Ovvio che nulla si faccia per nulla. Sturaro docet.

    E infine ecco i dati dell'ultimo bilancio genoano disponibile, quello chiuso al 31 dicembre 2017. Che registra un risultato d'esercizio negativo per -11.700.246 euro e un patrimonio netto anch'esso negativo per -10.852.235 euro. Situazione da articolo 2447 del Codice Civile. Che per l'ennesima volta viene superata grazie alla tredicesima, e alle “importanti plusvalenze” realizzate nel calciomercato di gennaio 2018. Le cessioni che hanno garantito plusvalenze “per oltre 20 milioni di euro” sono specificate a pagina 15 della relazione sulla gestione: sono quelle del giovane Pietro Pellegri al Monaco e di Ricardo Centurion al Racing Club Avellaneda. Quanto alle cifre precise di tali transazioni, non possiamo ancora darvele. Perché esse saranno rese note nel bilancio chiuso allo scorso 31 dicembre 2018.

    Potremo conoscerle quando finalmente saranno messe a disposizione dei soci durante l'assemblea annuale della prossima primavera. E magari quel giorno sapremo la verità anche sulla cessione di Piatek. Che ha garantito la grande plusvalenza da oltre 30 milioni di euro. Ma che avrebbe potuto assicurare una plusvalenza doppia se l'attaccante polacco fosse stato ceduto da giugno in poi. Come mai il trasferimento è stato realizzato a gennaio, nonostante che nelle settimane precedenti Mister Plusvalenza avesse giurato e spergiurato di non cedere Piatek a campionato in corso? E ancora: in che condizioni si trovavano i conti del Genoa, lo scorso 31 dicembre, rispetto agli articoli 2446 e 2447 del Codice Civile? Soprattutto: perché una società di calcio che realizza così tante, e tanto propagandate, plusvalenze deve aggiustare i conti grazie alle operazioni di mercato realizzate nel 13° mese? Sarebbe un bell'atto di trasparenza se da Villa Rostan rispondessero agli interrogativi di Calciomercato.com.
    (3. continua)
    @pippoevai 
     

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