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    Koulibaly: 'De Laurentiis ama il Napoli. Quando a Benitez chiusi il telefono in faccia...'

    Koulibaly: 'De Laurentiis ama il Napoli. Quando a Benitez chiusi il telefono in faccia...'

    Il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly ha rilasciato un'intervista a France Football. "Qui si respira calcio, in città firmiamo autografi e scattiamo foto ovunque andiamo - racconta il difensore -. La mia famiglia conosce la città meglio di me, perché ci sono alcune zone in cui non posso andare: ci sono così tante persone che si rivolgono a noi che diventa difficile anche solo camminare. Questo comunque non mi preoccupa: mi piace giocare sotto pressione, il calcio è fatto anche di questo, anzi ne è l'essenza. Amo l'adrenalina, sotto pressione ho giocato le mie migliori partite. De Laurentiis? ama profondamente il suo club: è un presidente atipico, ma fa di tutto per farci progredire, è un uomo buono. Benitez? Quando mi chiamò la prima volta gli chiusi due o tre volte il telefono in faccia, pensavo fosse uno scherzo dei miei amici... Dovevo andare al Napoli a gennaio ma non se ne fece nulla, il mister tornò alla carica e mi prese l'estate successiva. La mia fortuna è stata che quando sono arrivato a Napoli c'erano i Mondiali, tutte le stelle non erano lì, ad eccezione di Callejon e Hamsik. Così ho potuto conoscere facilmente gli altri giocatori: confrontarmi subito con i grandi campioni sarebbe potuto essere difficile, invece così ho superato piano piano la mia timidezza e ho iniziato a parlare l'italiano. Maradona ha chiesto la mia maglia? Non potevo crederci, pensavo fosse uno scherzo, sono rimasto scioccato. Quando mi mandò la foto per ringraziarmi, qualche giorno dopo, ero incredulo. Spero un giorno di incontrarlo. I cori razzisti nella gara contro la Lazio? Davvero fastidiosi. È triste che la gente paghi il biglietto per venire a gridare contro di me. L'Italia ha una cattiva immagine a causa di queste persone. Alla fine della partita, però, un bambino è venuto da me a chiedermi scusa. Ha detto: 'Mi dispiace per tutto quello che è successo'. Gli ho regalato la mia maglia perché ho visto nei suoi occhi e nelle sue parole tutta la tua innocenza. Deschamps pensava di convocarmi in Nazionale nonostante io sia senegalese? Anche lì ho pensato che si trattasse di uno scherzo, poi mi sono sentito sinceramente imbarazzato per lui. Questo comunque dimostra che il mio lavoro paga".

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