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Keita cambia ruolo per l'Inter
Senza osare il paragone col neo campione del mondo, ma limitandoci ai numeri (e dunque a un effetto concreto), nel confronto tra l’ultimo anno di Mbappé al Monaco e quello appena giocato da Keita, emerge subito un punto a sfavore del secondo: zero gol in Champions a fronte delle 6 reti messe a segno da Kyky nel 2016/2017. La delusione arriva probabilmente proprio da qui, dall’Europa. Del resto, anche in campionato Keita ha segnato meno (anche se non poco, 8 gol in 23 presenze); meno di Mbappé (che ne aveva fatti 15 in 29 presenze) ma anche meno di se stesso, del suo ultimo anno alla Lazio (16 gol in 30 presenze).
Dobbiamo allora parlare di involuzione? Va precisato che, tanto (e soprattutto) in Champions quanto in Ligue 1, Keita ha giocato un numero inferiore di partite rispetto al suo predecessore, un minutaggio di gran lunga inferiore. Inoltre il collettivo all’interno del quale ha provato a fare la differenza, si era ormai impoverito palesemente con le partenze di Bakayoko, Bernardo Silva e Benjamin Mendy (oltre naturalmente a quella di Mbappé stesso). Il frutto, questo, di una strategia societaria che, a quanto pare, è andata sempre più radicalizzandosi, fino ad arrivare alle cessioni attuali di altri tre uomini chiave per Jardim, ovvero Lemar, Fabinho e Moutinho. Infine rispetto all’anno precedente con la Lazio (ma anche e ancora rispetto a Mbappé) ha sicuramente “pesato” il ruolo occupato da Keita, la posizione di partenza in cui lo vedeva meglio il tecnico portoghese nel suo 4-2-3-1: l’esterno d’attacco. Ruolo che, peraltro, sarebbe destinato a interpretare anche nell’Inter di Spalletti.
PRESEASON MONACO – Dopo essere stato utilizzato solo nell’ultima partita delle tre disputate dal Senegal in Russia, Keita è tornato ad allenarsi col Monaco, che nel frattempo aveva già giocato quattro amichevoli intorno a metà luglio. E’ apparso in campo per la prima volta il 25, nel match contro il Bochum pareggiato 2-2. Ruolo: prima punta, gol: zero. Una sfida certo più attendibile è stata la successiva, contro l’Amburgo, l’ultima gara amichevole prima del Trophée des Champions perso poi 4-0 col PSG. Contro i tedeschi allenati da Christian Titz e appena retrocessi in Zweite Liga, Keita è stato schierato da Jardim a destra. Prima punta Jovetic, con il giovanissimo Diop a fare il trequartista.
In una partita tanto inutile quanto sorprendente per via dello stile di gioco adottato dai tedeschi (il portiere Pollersbeck saliva sistematicamente ad impostare formando una specie di 3-2-6/3-5-3!!), Keita si è mostrato decisamente nervoso e poco ispirato. In parte forse per la figuraccia che stava facendo complessivamente il Monaco (finirà 3-1 per la squadra di Titz), in parte perché Keita nei vari preseason non si è mai distinto per buona condotta, oppure semplicemente perché, ragione ancor più probabile, vorrebbe davvero lasciare un club così svuotato di ambizioni. Ancora a secco, è uscito dopo 45’. Col PSG, stesso minutaggio, stavolta partendo dalla panchina: altra prestazione al di sotto delle sue possibilità (enormi, peraltro). Tre partite, zero gol. Paradossalmente un buon segnale per l’Inter.
INTER(IOR)IZZAZIONE – Malgrado tutto, si potrebbe considerare la sua esperienza al Monaco, con Jardim, come qualcosa di positivo dal punto di vista nerazzurro: un percorso di avvicinamento all’Inter, un’ ‘Interiorizzazione’ del 4-2-3-1. Giova ricordare infatti che, nella Lazio, Keita giocava in sistemi di gioco differenti, dal 4-3-3 al 3-5-2/3-5-1-1, fino al 3-4-2-1. In tutti questi casi i compiti difensivi erano per forza minori. Inoltre Keita, se veniva schierato esterno nel 4-3-3, si trovava a dialogare davanti con una sola punta, e non con due, come al Monaco, e come avverrebbe nell’Inter con Lautaro e Icardi o Nainggolan e Icardi. Quando invece era adoperato da Inzaghi al centro dell’attacco (nel 3-5-2), non aveva esterni puri con cui dialogare, ma ‘solo’ quinti di centrocampo. Certo è che l’ultima stagione in Serie A gli ha consentito di interpretare il ruolo d’esterno al Monaco (prevalentemente a sinistra) quasi come una seconda punta. Sotto, un esempio: l’azione del suo primo gol in Ligue 1, contro il Caen, alla 10^ giornata. (Il 4-2-3-1 ruota, l’esterno destro resta basso o in ampiezza, fuori inquadratura, mentre al centro compaiono due punte, Keita e Falcao).
DIVERSO DA PERISIC – Piccolo problema: l’esterno alto di sinistra nell’Inter lo fa Perisic. A questo proposito, sarebbe il caso di riflettere sulle differenze: oltre a quelle più note, che tutti sappiamo e che pertengono alle loro caratteristiche tecniche e fisiche, ne aggiungerei un’altra, di natura più tattica e per così dire più recente. Se Spalletti chiede ancora a Perisic di migliorare la sua presenza ed efficacia in area, di migliorare in zona gol abbandonando la corsia laterale coi tempi e i movimenti giusti, Keita quest’anno ha dimostrato di saperlo fare molto bene, anche da esterno, forte di un senso del gol già pronunciato e maturato nella Lazio come attaccante centrale. Sotto, contro il Rennes, l’idea del rimorchio centrale sul cross basso di Sidibé non è affatto scontata per un esterno opposto di un 4-4-2. Keita lo intuisce e taglia dentro, sfruttando alla perfezione lo sfondamento delle due punte Falcao e Carrillo (al posto loro immaginate Icardi e il Ninja, o se preferite Icardi e Lautaro).
DIVERSO DA POLITANO – In realtà, salvo imprevisti di mercato, vien più facile pensare Keita a destra, ruolo ricoperto al momento da Politano (e Candreva..). Keita, rispetto all’ex Sassuolo che per forza tende a convergere verso il centro, essendo mancino, è l’opzione del destro a destra. D’accordo, il senegalese ha anche un ottimo sinistro, però quando vuol forzare, col destro forza come pochi. Per intenderci, osserviamo l’azione del gol forse più bello che ha segnato in Francia. Monaco-Lione: Keita riceve a centrocampo spalle alla porta, si gira e punta. come potrebbe fare benissimo anche Politano.
Ma il bivio è al limite: qui sotto Keita persevera col destro, entra un metro in area e lascia esplodere un diagonale imprendibile che bacia il palo prima di insaccarsi in rete. Ecco, una conclusione del genere rappresenta l’impraticabile per Politano, un sogno per Karamoh e forse solo un ricordo per Candreva.