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Kean parla di cittadinanza? Allora deve farsi eleggere
Ma torniamo a Kean e al suo gol di sabato sera contro la Finlandia. Una rete messa a segno con la maglia della nazionale, a poco meno di un anno dalla polemica sulla prospettiva di conferire a Mario Balotelli la fascia di capitano della squadra azzurra. Prospettiva che si è rivelata priva di sbocco, ma che servì a alimentare una polemica dai toni anche molto duri. Alla quale, com’è ovvio, non si sottrasse il neo-nominato vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. A suo giudizio, Balotelli non presentava i requisiti per essere capitano della squadra azzurra. Il motivo di questa inadeguatezza stava nei comportamenti sopra le righe che l’attaccante ha messo in atto nel corso della carriera. Opinione legittima e motivata. Ma non al riparo dal sospetto che fosse di comodo, e che il vero motivo dell’avversione di Salvini fosse un altro.
Quella polemica è andata presto in archivio soprattutto per (de)merito di Balotelli, protagonista di un avvio di stagione che gli ha precluso il ritorno in azzurro. Ma adesso che un altro calciatore assistito da Mino Raiola – Kean, appunto – si presenta come uomo nuovo della nazionale azzurra, ecco proporsi da capo la questione relativa al nuovo profilo etno-culturale del calcio e alla sua relazione con la società che cambia. Non per nulla, nel post-partita di sabato sera a Udine, uno dei quesiti rivolti a Kean ha riguardato proprio la questione dello jus soli.
Alla sollecitazione l’attaccante juventino ha risposto precisando innanzitutto che lui è italiano a tutti gli effetti, perché figlio di genitori immigrati ma residenti in Italia da oltre trent’anni. Ma questo stato di relativo privilegio rispetto alla grande massa dei figli d’immigrati in Italia, cui tocca un percorso molto più complicato per approdare alla membership di cittadini italiani, non gli ha fatto velo rispetto all’eventualità di esprimere un’opinione. Tanto più che da ragazzo nero in Italia ci è cresciuto, e qualche pregiudizio lo avrà dovuto affrontare. Infatti Kean si è espresso, sostenendo che tutti i ragazzi nati in Italia da famiglie immigrate vanno considerati italiani. Parole giunte poche ore dopo quelle espresse dal ministro Salvini. Che al tredicenne Ramy (il figlio di egiziani che ha permesso di sventare la strage degli studenti cremaschi sul bus dirottato), e alla sua richiesta di porre di nuovo la questione dello jus soli, ha risposto in modo sprezzante invitandolo a farsi eleggere. E vien da pensare che una risposta del genere sarebbe riservata anche a Moise Kean, qualora il ragazzo dovesse insistere sul tema anziché limitarsi a sussurrarlo in un post-partita. Già, Kean si faccia eleggere. Vuoi vedere che, politicamente, sarebbe un’idea nemmeno tanto strampalata?
@pippoevai