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Kean: "Leao ragazzo d'oro, lavoriamo a un disco insieme. Juve? Ultimo anno sfigato, Firenze mi ha ridato il sorriso"
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"Ho avuto più momenti brutti che belli. L'ultimo è legato all'infortunio che ha condizionato quasi tutta la scorsa stagione e mi ha impedito di dare il 100% nelle partite. La famiglia mi è stata vicina, ma arriva sempre un momento in cui ti ritrovi da solo davanti allo specchio. Nella mia testa visualizzavo il tiro, il dribbling, la finta, poi non riuscivo a metterli in pratica e pensavo: 'Cazzo, non ci riesco'. Ma sapevo che dopo il buio torna la luce e quindi anche per me sarebbe arrivato il giorno in cui avrei dimostrato a tutti chi sono e di cosa sono capace. Credo molto in Dio. Sapevo che il momento buio che stavo vivendo mi sarebbe servito da insegnamento. Ero stato messo alla prova da Dio e dovevo accettarla, anche se al momento fa male. Bisogna essere forti e andare avanti. Sono uscito dalle difficoltà grazie alla fede, mi sono dato alla preghiera. Dopo la scuola, da bambino, andavo in oratorio a giocare a calcio con gli altri. Lo farei ancora adesso, ne avrei voglia, ma so che non posso, non mi è permesso. Ma è una delle cose che mi mancano di più".
"Mi piace essere descritto come un 'trap boy'. Trap sta per trappola, è uno stile di musica rap che va di moda, è una musica particolare. Se ascolti una canzone trap, ti viene da restare dentro al beat e quel beat ti fa restare in trappola. Rafa Leao è un amico, un ragazzo d'oro. L'ho conosciuto tanti anni fa giocando contro in nazionale e da lì abbiamo mantenuto un legame molto stretto. La connessione che ho con lui e con McKennie non ce l'ho con nessun altro nel calcio. Io e Leao stiamo lavorando a un disco insieme. Chi capisce più di musica? Tutti e due. E di moda? Forse io (ride, ndr). La mia passione per la musica nasce ad Asti, durante le partitelle con gli amici. Alcuni giocavano, altri restavano in disparte ad ascoltare o fare freestyle. A volte mi staccavo dal gioco e andavo in mezzo a loro. Cominciai a pensare che un giorno avrei voluto fare musica per esprimere la mia personalità, dire chi ero. Quando Dio ti dà più doni, perché non esprimerli? Oggi vorrei far capire che se uno è bravo in una cosa, può farcela anche in un'altra. E' un concetto che in Italia ancora non c'è. Le canzoni mi hanno aiutato anche nei momenti difficili, scrivevo tanto e scrivo tanto ancora adesso. Non ho ancora tirato fuori parecchie altre cose. Non sono mai entrato nel Paese dei balocchi. Che piaccia o no, sono un ragazzo di 24 anni a cui piace la musica, tornare a casa dagli amici e giocare alla Play. Sono uno come tanti, poi lo so che ci sono cose che non vanno fatte. Non sono più un ragazzino, ma mi piace fare ancora le cose da ragazzo perché i 24 anni non tornano più".
"Nel calcio non esistono pressioni, nella vita le pressioni sono altre. Crescendo ho studiato bene il mio ruolo, cosa che prima non facevo. Prima effettivamente cercavo di più la giocata, mi piaceva prendere in giro l'avversario. Lo faccio ancora adesso, però ho capito che devo anche correre, pressare, scattare, aiutare la squadra. Se voglio essere leader e avere una squadra che mi segue, in campo devo farmi il mazzo. Voglio solo andare in campo e divertirmi".
"Io e Palladino ci intendiamo bene. Il mister mi ha aiutato molto, in campo e fuori. Lui è giovane, è stato attaccante, ha ben chiaro cosa chiedermi (innanzitutto di andare in profondità) e cosa gli posso dare. Ha tanta ambizione e ama le sfide. Siamo una squadra giovane e piena di talento, faremo bene. Abito in centro a Firenze, la gente è passionale e tiene molto alla maglia".
"Alla Juventus sapevo che avrei potuto dare di più, poi l'ultimo anno è stato di sfiga con l'infortunio che mi ha tolto lucidità. Ora sono alla Fiorentina, sto bene, tutti mi vogliono bene e io voglio bene a tutti. Adesso torno a casa col sorriso, è una cosa che mi mancava da un po'".
"Al PSG è stato il mio anno migliore a livello realizzativo. Poi c'è chi dice che era facile fare gol giocando con Mbappé e Neymar. Io so solo che ho imparato tanto. Una volta, prima di una partita in casa, mi ero colorato i capelli di blu. Mbappé mi disse che lo avrebbe fatto anche lui, così avremmo esultato toccandoci la testa e facendo la fusione dei colori. Era un momento in cui non segnava neanche con le mani, eppure andò proprio come aveva predetto lui e dopo il suo gol mise la testa accanto alla mia".
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