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  • Luis Castro a CM: "Leao top? Non in Portogallo, occhio a Conceiçao. Fonseca perfetto per Camarda. Ndour fortissimo"

    Luis Castro a CM: "Leao top? Non in Portogallo, occhio a Conceiçao. Fonseca perfetto per Camarda. Ndour fortissimo"

    • Emanuele Tramacere
    Come funziona il lavoro con i giovani lontano dall'Italia? E perché il mondo Italiano fa così fatica a produrre talenti di fascia altissima al punto dal doverci stupire di un gioiello raro come Francesco Camarda? Calciomercato.com ha intervistato per l'occasione Luis Castro, oggi allenatore del Dunkerque in Francia, ma che a lungo è stato un tecnico delle giovanili prima del Vitoria Guimaraes (di cui è stato anche coordinatore dell'intero vivaio), ma soprattutto del Benfica, uno dei club più importanti a livello giovanile del Portogallo. Castro ha paragonato il metodo di lavoro portoghese a quello italiano allargando poi la visione anche su tre portoghesi che oggi sono protagonisti in Serie A: Rafael Leao, Francisco Conceiçao e Paulo Fonseca.

    Lei ha lavorato a lungo nei settori giovanili portoghesi e in particolare al Benfica. In Italia si criticano i club che faticano a lanciare i giovani, cosa c'è di diverso in Portogallo?
    "So come si lavora in Italia e in Portogallo e credo che non ci sia un solo motivo. Prima di tutto le competizioni in Italia non sono organizzate bene. Ho visitato le strutture e penso che il problema principale sia lì. Gli step di crescita non sono facili per i giocatori. Al Benfica quando i ragazzi hanno 16 anni possono giocare in Under 17, Under 19, Under 23 e squadra B (che è in seconda divisione) ci sono 4 step diversi per la stessa età. Solo dopo la prima squadra può avere un giudizio per loro. In Italia i giocatori sono rilegati alle competizioni in base alla loro età. In secondo luogo i club dovrebbero avere chiaro in testa cosa vogliono e non sempre è così: vogliono vincere i campionati a livello giovanili o prendere i migliori talenti, farli cresce e in 2-3 anni avere giocatori pronti? Infine l'ultima cosa è concedergli opportunità e che non siano “velenose” e che siano continuative". 

    In Italia in questi giorni si parla tantissimo di Camarda, ma si vive sempre di alti e bassi fra gli exploit e i momenti no che dividono tutti...
    "Dobbiamo capire che in Portogallo non è lo stesso che in Italia. Qui se un calciatore è pronto viene lanciato, ma sapendo tutti, compresa la stampa, che quando sbagliano e lo faranno, gli errori dovranno essere perdonati in un'ottica del percorso di crescita. In Italia si “sopportano” gli errori dei giocatori anziani, ma non si ha la pazienza di aspettare i giocatori giovani. Se Camarda è pronto deve giocare in prima squadra e al Milan c'è il miglior allenatore possibile per farlo esplodere".

    A proposito di Fonseca, sta lottando in questo periodo per tenersi stretto il suo ruolo in panchina al Milan. L'impressione da fuori è che sia un uomo troppo educato per uno spogliatoio così complicato...

    “Il problema è che in molti club ci sono giocatori che si sentono più grandi del club. È questo il problema. Fonseca è uno dei migliori allenatore al mondo, il club deve solo supportarlo. Lui lavora un sacco, studia un sacco, fa un calcio molto offensivo. Sa lanciare i giovani. Pensate soltanto a cos'ha fatto con il Lille senza soldi per comprare e che vende i giocatori ogni anno senza sostituirli”.

    Nel Milan il rapporto più complicato, paradossalmente, sembra essere proprio con Leao, portoghese come lui. Quali sono le difficoltà? In Portogallo com'è considerato il suo talento?
    “Purtroppo non conosco personalmente Leao, ma la mia opinione è che abbia davvero tutto per diventare un top al mondo. Però ad oggi non lo è, non lo è nel Milan e men che meno lo è in nazionale. Noi in Portogallo abbiamo tantissimi giocatori di talento, non so se possa essere lui la nuova stella della nostra nazionale. Abbiamo talenti come Conceicao e Jota che giocano nel suo ruolo e credo siano già allo stesso livello se non superiori... Lui ha tantissimo potenziale ma deve crescere e al momento deve prima pensare a completarsi".

    Lei è stato allenatore di Cher Ndour con cui ha vinto due trofei con il Benfica U19 e U20. Che giocatore è? Potrebbe essere lui uno dei nuovi talenti "generazionali" del calcio italiano?
    "Torno al discorso sulla formazione dei giovani italiani. Cher Ndous in Italia giocava soltanto con ragazzi della sua età. Quando è arrivato in Portogallo è venuto da me a 16 anni e ha giocato con me anche con l'Under 23. Ha affrontato ragazzi molto più grandi di lui e per lui è stata tipo "wow". Il suo livello era troppo più alto degli altri ragazzi e in Italia non aveva nulla con cui migliorare con ragazzi della sua età. Con lui ci ho lavorato davvero tanto tempo, abbiamo vinto l'Under 20 intercontinentale (primo club europeo a riuscirci) e la Youth League (unica per il Benfica) e credo che lui sia un giocatore diverso dalla massa. Ha un fisico importante, ma con una tecnica che lascia di stucco. Il paragone con Vieira? Credo che abbia qualche caratteristica simile, ma lui è più offensivo del francese. Ora ha scelto di andare a giocare in Turchia e non è stata una scelta semplice da fare. Però si sta ritagliando uno spazio in un club che gioca per vincere e che compete anche in Europa Leauge. Per un ragazzo della sua età ciò che sta facendo è importantissimo".

    Ultima domanda: chi saranno i prossimi talenti top del calcio portoghese?
    "Sicuramente Joao Rego, 2005 del Benfica è quello più pronto. Oltre a lui c'è il fantasista del Porto classe 2007 Rodrigo Mora, l'esterno classe 2007 dello Sporting Geovany Quenda, il portiere Diogo classe 2007 del Benfica e infine Joao Abreu centrocampista classe 2008 del Porto. Loro arriveranno tutti in prima squadra, è scontato". 

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