AFP/Getty Images
Kazu Miura, l'ultimo immortale
È un peccato che per tutti in Italia sia identificato con la pippa più volte dissacrata da “Mai Dire Gol”, il primo calciatore giapponese che sbarcò in Italia e anche il primo ad andarsene con le orecchie basse con 21 presenze e un solo gol (nel derby però…!) e la sua squadra – il Genoa - che retrocedeva in Serie B. Era il 1994. Kazu Miura per il Giappone è una sorta di divinità, un immortale, l’uomo capace di qualsiasi impresa: dal gennaio scorso è definitivamente entrato nella leggenda per essere diventato il giocatore più longevo di sempre: 50 anni compiuti e sette giorni… battuto di 48 ore il record di Stanley Matthews che resisteva dal 1965.
Kazuyoshi Miura - per tutti in Giappone semplicemente Kazu, un diminutivo nobile e molto comune – ha già firmato il rinnovo del suo contratto con lo Yokohama Football Club, e continua a giocare ritoccando settimana dopo settimana il suo stesso record. Il 26 febbraio ha compiuto gli anni e ha festeggiato allenandosi come sempre due volte, mattina e pomeriggio. È l’unico della sua squadra che lo fa: “Se alla mia età vuoi ancora giocare devi sacrificarti fisicamente più di chiunque altro” dice con estremo buon senso. Infatti Kazu, forse anche per questo, ha resistito senza difficoltà ai pochi infortuni subiti dimostrando non solo una grande longevità, ma un’estrema resistenza. Un fisico incredibile: “Dovrà essere studiato per come è riuscito a giocare così tanto – dice il professor Tanaka, esperto di medicina sportiva – sicuramente ha fibre muscolari uniche nel suo genere e una capacità di rigenerarsi notevolissima. I massaggi, la fisioterapia, gli allenamenti aiutano: ma se arrivi a giocare a questi ritmi fino alla sua età sei un fenomeno”.
Miura in campo non si risparmia: arriva anche ai 90’. Tackle, corse, contrasti: non si fa mancare niente. Con il tempo ha arretrato la sua posizione: prima ha giocato seconda punta e poi trequartista. Oggi gioca principalmente play o dove serve corre tantissimo ma soprattutto fa correre gli altri. Il suo rate di passaggi è straordinario: le punizioni le calcia sempre, e bene. Questa è la sua 33esima stagione da professionista. L’ultima sua rete nel campionato 2017, undici presenze. Al momento nel 2018 ha raggranellato numerose presenze entrando dalla panchina: un palo, due assist. Sta cercando il gol che ritoccherebbe ulteriormente il suo stesso record di marcatore più ‘anziano’ della storia del calcio. Lo Yokohama FC naviga in J-League 2, la seconda divisione giapponese, a centro classifica.
Un paio di curiosità… davvero bizzarre che gli hanno creato qualche contraccolpo personale: Miura ha avuto per lungo tempo un omonimo, Kazuyoshi pure lui, molto famoso e molto ricco. Solo che il suo omonimo, un uomo d’affari molto affermato, è passato alla storia per un lungo processo legato all’assassinio della moglie. Dopo numerosi processi morì negli Stati Uniti nel 2008. Il nostro Miura, caso più unico che raro considerando la professione sua e della moglie, è ancora felicemente sposato con la stessa donna dal 1993: quest’anno festeggiano venticinque anni di matrimonio. Lei si chiama Risako ed è una stella di prima grandezza in Giappone: cantante, attrice, conduttrice e produttrice televisiva. La famiglia Miura è un’azienda che fattura quanto il PIL di un paese di media grandezza. Kazuyoshi certamente non gioca a calcio per sbarcare il lunario. Nella sua azienda ha cinque dipendenti personali: due segretari, un agente, un addetto stampa e una guardia del corpo. Due figli maschi, Kota – attore già affermato - e Ryota che studia arte. Una famiglia modello: Kazu e sua moglie sono sempre insieme, inseparabili.
Lo erano anche ai tempi di Genova: Kazu aveva uno sponsor tecnico, la Puma, che copriva d’oro e di capi firmati lui e la moglie. Divertentissima una pubblicazione di un quotidiano giapponese che si chiese perché Miura facesse così tanta fatica a giocare in Italia quando in realtà si sarebbe potuto comperare tutta la squadra dal suo presidente (Aldo Spinelli). Incassato il fallimento Miura tornò in Giappone molto abbattuto: giustificarsi di non essere riuscito da dare onore al Giappone fu per lui un motivo di grande dispiacere. Il suo paese lo perdonò in fretta. A Genova ha lasciato diversi amici con i quali è ancora in contatto e un paio di foto ricordo memorabili: quella del gol nel derby, poi per altro perso 3-2, e un’altra nella quale a San Siro, con il volto tumefatto e il naso imbottito di cotone emostatico restò stoicamente in campo dopo una zuccata in pieno volto di Baresi. Non voleva saperne di uscire… Quando lo portarono all’ospedale lo chiusero in sala operatoria per sette ore: le ferite alle ossa di zigomo, fronte e setto nasale erano quattordici. Un Samurai che è diventato Highlander.
Kazuyoshi Miura - per tutti in Giappone semplicemente Kazu, un diminutivo nobile e molto comune – ha già firmato il rinnovo del suo contratto con lo Yokohama Football Club, e continua a giocare ritoccando settimana dopo settimana il suo stesso record. Il 26 febbraio ha compiuto gli anni e ha festeggiato allenandosi come sempre due volte, mattina e pomeriggio. È l’unico della sua squadra che lo fa: “Se alla mia età vuoi ancora giocare devi sacrificarti fisicamente più di chiunque altro” dice con estremo buon senso. Infatti Kazu, forse anche per questo, ha resistito senza difficoltà ai pochi infortuni subiti dimostrando non solo una grande longevità, ma un’estrema resistenza. Un fisico incredibile: “Dovrà essere studiato per come è riuscito a giocare così tanto – dice il professor Tanaka, esperto di medicina sportiva – sicuramente ha fibre muscolari uniche nel suo genere e una capacità di rigenerarsi notevolissima. I massaggi, la fisioterapia, gli allenamenti aiutano: ma se arrivi a giocare a questi ritmi fino alla sua età sei un fenomeno”.
Miura in campo non si risparmia: arriva anche ai 90’. Tackle, corse, contrasti: non si fa mancare niente. Con il tempo ha arretrato la sua posizione: prima ha giocato seconda punta e poi trequartista. Oggi gioca principalmente play o dove serve corre tantissimo ma soprattutto fa correre gli altri. Il suo rate di passaggi è straordinario: le punizioni le calcia sempre, e bene. Questa è la sua 33esima stagione da professionista. L’ultima sua rete nel campionato 2017, undici presenze. Al momento nel 2018 ha raggranellato numerose presenze entrando dalla panchina: un palo, due assist. Sta cercando il gol che ritoccherebbe ulteriormente il suo stesso record di marcatore più ‘anziano’ della storia del calcio. Lo Yokohama FC naviga in J-League 2, la seconda divisione giapponese, a centro classifica.
Un paio di curiosità… davvero bizzarre che gli hanno creato qualche contraccolpo personale: Miura ha avuto per lungo tempo un omonimo, Kazuyoshi pure lui, molto famoso e molto ricco. Solo che il suo omonimo, un uomo d’affari molto affermato, è passato alla storia per un lungo processo legato all’assassinio della moglie. Dopo numerosi processi morì negli Stati Uniti nel 2008. Il nostro Miura, caso più unico che raro considerando la professione sua e della moglie, è ancora felicemente sposato con la stessa donna dal 1993: quest’anno festeggiano venticinque anni di matrimonio. Lei si chiama Risako ed è una stella di prima grandezza in Giappone: cantante, attrice, conduttrice e produttrice televisiva. La famiglia Miura è un’azienda che fattura quanto il PIL di un paese di media grandezza. Kazuyoshi certamente non gioca a calcio per sbarcare il lunario. Nella sua azienda ha cinque dipendenti personali: due segretari, un agente, un addetto stampa e una guardia del corpo. Due figli maschi, Kota – attore già affermato - e Ryota che studia arte. Una famiglia modello: Kazu e sua moglie sono sempre insieme, inseparabili.
Lo erano anche ai tempi di Genova: Kazu aveva uno sponsor tecnico, la Puma, che copriva d’oro e di capi firmati lui e la moglie. Divertentissima una pubblicazione di un quotidiano giapponese che si chiese perché Miura facesse così tanta fatica a giocare in Italia quando in realtà si sarebbe potuto comperare tutta la squadra dal suo presidente (Aldo Spinelli). Incassato il fallimento Miura tornò in Giappone molto abbattuto: giustificarsi di non essere riuscito da dare onore al Giappone fu per lui un motivo di grande dispiacere. Il suo paese lo perdonò in fretta. A Genova ha lasciato diversi amici con i quali è ancora in contatto e un paio di foto ricordo memorabili: quella del gol nel derby, poi per altro perso 3-2, e un’altra nella quale a San Siro, con il volto tumefatto e il naso imbottito di cotone emostatico restò stoicamente in campo dopo una zuccata in pieno volto di Baresi. Non voleva saperne di uscire… Quando lo portarono all’ospedale lo chiusero in sala operatoria per sette ore: le ferite alle ossa di zigomo, fronte e setto nasale erano quattordici. Un Samurai che è diventato Highlander.