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    Karius: "In Turchia non ero in un buon stato mentale, non mi hanno pagato per mesi. Nulla ha cancellato la finale di Champions 2018"

    Karius: "In Turchia non ero in un buon stato mentale, non mi hanno pagato per mesi. Nulla ha cancellato la finale di Champions 2018"

    • Redazione CM
    Loris Karius si racconta. Dalla fatale finale di Champions League del 2018, persa dal suo Liverpool contro il Real Madrid, la carriera del portiere tedesco ha vissuto una parabola discendente, tanto da rimanere svincolato dallo scorso 1° luglio (data della fine del suo contratto con il Newcastle). A SportBible, l’estremo difensore ex Besiktas ha parlato di tutte queste sue esperienze, offrendo una parte di sé ancora sconosciuta al pubblico calcistico.

    GLI ERRORI DI LIVERPOOL - "Negli ultimi anni, qualunque cosa io abbia fatto, non è stata mai abbastanza buona per cancellare quella serata. È stato difficile riprendersi da quella finale di Champions League persa contro il Real Madrid. È stato difficile scrollarselo di dosso. Anche in altri club, quando cercavo di guadagnarmi la fiducia di un allenatore o di ottenere del tempo in campo quando sentivo che, a mio parere, lo meritavo… ci sono stati sicuramente momenti in cui ho pensato che quello fosse il mio svantaggio".

    PRESSIONE - "Potrebbe non essere nemmeno colpa dell'allenatore, ma se sai di avere un giocatore che attirerà così tanta attenzione, inevitabilmente quella pressione si fa sentire. Probabilmente avranno pensato: 'Prendo la strada facile e sicura piuttosto che seguire un altro percorso.' In qualche modo lo puoi capire, ma è frustrante quando non c’è molto altro che puoi fare per cambiare la loro opinione".

    L’ESPERIENZA AL BESIKTAS - "Ho lasciato il Liverpool e questo mi ha portato in Turchia, un periodo davvero turbolento. Tante cose stavano accadendo quando ero già fragile. C'era molto caos. Non sono stato pagato per cinque o sei mesi e ho dovuto fare causa alla mia stessa squadra. Non è qualcosa che ti piace o che vuoi fare, ma non avevo davvero scelta".

    ERO GIOVANE - "Devi sentirti felice e sereno per rendere al meglio. Avevo solo 26 anni all'epoca. Sono tante cose da affrontare per un ventiseienne. Ora ne ho 31. Ho molta più esperienza, ma all'epoca non era facile per un giovane affrontare tutte queste difficoltà".

    VOLEVO CAMBIARE PAGINA - "Pensavo che sarebbe stato diverso. Pensavo che sarei andato in Turchia, avrei fatto un reset e avrei avuto una nuova partenza. Ma è diventato ancora più turbolento. Mi trovavo in un paese in cui non ero mai stato prima. Non parlavo la lingua e passavo la maggior parte del tempo da solo".

    SALUTE MENTALE - "Non ero in un buon stato mentale. Non c'era nessuno con cui parlare, nemmeno gli allenatori, perché parlavano solo turco. Non c'era nessuno che potesse aiutarmi. Sono stato davvero sollevato quando sono riuscito a lasciare. Quello è stato probabilmente il periodo più difficile della mia carriera".

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