Kakà, un fallimento chiamato Orlando
Un incubo, altro che sogno americano. A due giornate dalla fine della regular season è già tempo di bilanci in casa Orlando: per il secondo anno consecutivo la franchigia nata tra entusiasmo e grandi ambizioni nel 2015 ha fallito l'accesso ai playoff, di fatto l'obiettivo minimo. Una delusione per la proprietà, capitanata dall'imprenditore brasiliano Flavio Augusto da Silva, e per il suo uomo simbolo, Kakà, l'emblema di un progetto che ha fatto acqua da tutte le parti.
Il 22 che ha scritto la storia del Milan ha segnato, nonostante i giorni ai box per infortunio, 18 volte in 52 partite ufficiali, numeri che non sono stati sufficienti a trascinare i Lions alla fase ad eliminazione diretta. Eppure i presupposti erano diversi, considerando la rosa a disposizione prima di Heath (esonerato a luglio) poi dell'ex New York City Kreis. Tra i compagni di Kakà ci sono Nocerino, Julio Baptista più i talenti Molino (troppo spesso infortunato) e Larin, prima scelta al Superdraft del 2015, attaccante con passaporto canadese la scorsa estate accostato alla Lazio, qualità discontinua che si è scontrata con un'anarchia tattica e con una difesa non all'altezza. In casa Orlando ora è tempo delle riflessioni e della rivoluzione. Che toccherà anche Kakà?