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    Juventus, Yildiz regge l'urto della 10: che emozione con Del Piero

    Juventus, Yildiz regge l'urto della 10: che emozione con Del Piero

    • Cristiano Corbo, inviato a Torino
    Il peso della 10. La posizione larga, troppo larga. Le difficoltà d'adattamento a un nuovo ruolo così come alla nuova investitura. Se ne dicono tante e le hanno dette proprio tutte, poi Kenan Yildiz prende il pallone sulla sinistra, dribbla, chiude il destro e gli vien fuori una traiettoria solida e neanche dolce. Una botta secca che schiaffeggia il palo, e non lo bacia. Che spegne le critiche, poi. E specialmente quelle ingiuste. Come spesso accade, mille parole finiscono tritate in un gesto atletico sensazionale: è il destino dei grandi giocatori, e Yildiz sta imparando a diventarlo. Con i suoi tempi. E pure coi suoi colpi. Quello rifilato al PSV è stato incredibile: per bellezza, importanza, momento. Per il paragone col passato.

    IL RECORD - Chiudi gli occhi e ti rivedi ragazzo. Spalanca la lingua e c'è Del Piero dall'altro lato dei ricordi. E' un paragone inevitabile, quello con il Capitano, e non è nemmeno più affrettato e non è certo solo un gioco dei media. Persino questa serata lo certifica: Yildiz è diventato il più giovane giocatore a segnare con la maglia della Juventus in UEFA Champions League. Superando chi? Superando proprio ADP, che aveva fatto tutto questo a 20 anni e 308 giorni, contro il Borussia Dortmund il 13 settembre 1995. I capelli fluenti e la dieci sulle spalle fanno tutto il resto, sebbene "tutto il resto" sia ancora lì e ancora da fare. Però Kenan ha superato la prova del fuoco: essere decisivo in una notte fatta per giocatori decisivi. E' tutto graduale, per carità, ma se guarda a quanto fatto ogni tappa è bruciata in mille pezzi. 

    PIU' CENTRALE - Mille pezzi che compongono la sua storia, storia che dal rinnovo in poi ha solo tinte bianche e nere. Adesso si è tutti più sereni, e lo è pure un po' di più la Juve: su Yildiz ha scommesso tanto e l'ha fatto sulla promessa, non sulla certezza. L'ha consegnato a Thiago Motta senza dargli il libretto d'istruzioni, com'era naturale che fosse. E rispetto al passato, Thiago ha fatto una scelta tanto semplice quanto rivoluzionaria: l'ha messo al centro del campo, al centro del progetto, al servizio dei compagni e principalmente di se stesso. Gli ha dato il tempo di sbagliare. Quindi di crescere. E di stringere il trofeino del migliore in campo, alla sua prima notte in Champions League
     

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