Ieri, la grande novità bianconera è stata l'assenza di infortuni e polemiche. La giornata è così diventata ideale, si fa per dire, per l'esercizio di calcoli e rimpianti. Con i se e con i ma non si va in Champions League, ma è certo che a sei giornate dalla fine del campionato, con un ritardo di sei punti sul quarto posto valido per l'Europa che conta, aumenta eccome il rammarico degli juventini. Già, perché sul conto di Del Neri pesano moltissimo le sconfitte di una Juve sempre piccola con le piccole. Anzi, minuscola. I capitomboli più clamorosi in Puglia, in casa di Bari e Lecce, e all'Olimpico contro il Parma ed il Bologna. Se la Juve avesse almeno dimezzato i danni, con un comportamento quanto meno da squadra media, la classifica le sorriderebbe. Per essere ora al quarto posto, a pari merito con la Lazio, per esempio, sarebbe bastato superare tra le mura amiche le due emiliane.

Lo stesso discorso in Europa league, con l'identico carico di rimpianti. La Juve è infatti uscita dalla serie B del calcio internazionale contro formazioni tutt'altro che irresistibili. Nonostante un girone di burro, la squadra non è riuscita a vincere neppure una partita, meritando l'eliminazione dopo sei pareggi. In questo senso, pesa soprattutto il pari interno contro gli austriaci del Salisburgo, con l'unico alibi dei tanti indisponibili. Uno 0-0 tra gli sbadigli, con Platini annoiato in tribuna d'onore. I ripetuti passi falsi contro le provinciali del calcio italiano ed europeo sono costati a Del Neri la fiducia dei tifosi e, probabilmente, anche quella della società, che continua a cercare l'erede del tecnico friulano. In questo senso, fanno gioco le prime tensioni tra lo Zenit San Pietroburgo e l'allenatore Spalletti, la prima scelta di Agnelli e Marotta. Avanti così, non sarà impossibile portarlo via dalla sua prigione dorata in Russia.

(Leggo - Edizione Torino)