Juventus, l'allarme di Rabiot 'spacca' lo spogliatoio: 'In tanti non sanno cosa fare l'anno prossimo'
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L'ALLARME DI RABIOT - A confermarlo è stato nella serata di ieri il capitano e forse uomo simbolo di questo momento negativo in casa Juventus: Adrien Rabiot. Il francese, ancora in scadenza di contratto, ha parlato a cuor leggero ai microfoni delle tv e ha manifestato, pur con garbo e compostezza, tutti i dubbi legati al futuro suo e del club. Prima a Sky e poi a Dazn, l'ex PSG ha infatti spiegato che per sé: "Io sto bene, sono capitano e sono orgoglioso, ma prima o poi ad un certo bisogna anche parlare" e poi ha sganciato la bomba confermando che: "In tanti non sanno cosa fare l'anno prossimo, anche nello staff, in tanti dobbiamo ragionare. Non so ancora se sarò ancora qui".
TROPPA INCERTEZZA - Un'incertezza e una mancanza di comunicazione che si sta facendo sentire e che, inevitabilmente, condiziona il gruppo nei suoi risultati. E se Rabiot quando parla di sé è giustamente legittimato dalla sua scadenza contrattuale al 30 giugno, e se altrettanto lo è per Allegri e il suo staff che da tempo sono sulla via dell'addio, allargare l'incertezza sul futuro a "tanti" all'interno dello spogliatoi fa capire tanto delle difficoltà di gestione odierne.
DI CHI PARLA? - Ma di chi parla Adrien Rabiot? Se sarà davvero Thiago Motta il futuro allenatore dei bianconeri la sensazione è che la rivouzione possa coinvolgere la stragrande maggioranza dell'attuale organico. Solo 4 giocatori (LEGGI QUI IL NOSTRO APPROFONDIMENTO) fra i potenziali titolari della rosa sono certi di essere "adatti" al gioco dell'italo-brasialiano. Per molti ci sono dubbi legati a trattative per il rinnovo che non decollano come per Vlahovic, Chiesa e McKennie, per altri c'è un mercato che inizia a risuonare e per cui la società non sta chiudendo le porte come per Bremer, Kostic e perfino Szczesny. Lo stesso Allegri, del resto, lo ha sottolineato più volte: "Con Giuntoli non ho mai parlato di futuro" e se vale anche per la squadra allora il problema si fa importante. C'è tempo, nel mercato c'è sempre, ma il malumore per una comunicazione anche interna che fatica ad arrivare sta lentamente esplodendo.