
Juventus: Igor Tudor, da gigante fragile dal gol facile ad allenatore pragmatico
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Tudor, pagato 8 miliardi di vecchie Lire, arriva a Torino a inizio luglio e giocherà con la Juventus per 7 anni e mezzo, inframezzati da un anno e mezzo in Toscana con la maglia del Siena. Contribuirà alla conquista di 2 Scudetti, 1 Coppa Intertoto, 2 Supercoppe italiane, più un campionato di Serie B (senza mai scendere in campo) e disputerà la finale di Champions League ad Old Trafford persa ai rigori contro il Milan il 28 maggio 2003. In Italia contribuisce per due stagioni di fila alla salvezza del Siena.
Quando torna a Torino nell’estate 2006, a causa degli annosi problemi fisici, salta di fatto l’intera stagione post Calciopoli che vede i bianconeri impegnati in Serie B a cercare la promozione. Rientrato in patria all’Hajduk, la squadra con cui tutto era cominciato, disputa un’ultima stagione prima di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo all’età di 30 anni, tormentato da continui guai fisici.
DALL’HAJDUK ALLA JUVENTUS - Tudor nasce a Spalato nell’ex Jugoslavia il 16 aprile 1978. Muove i suoi primi passi calcistici nell’Hajduk Spalato, con cui gioca anche i suoi primi anni da professionista nella Serie A croata, dal 1995 al 1998, intervallati da una stagione in prestito al Trogir, in Terza Divisione. Al contempo si mette in mostra anche militando nelle rappresentative giovanili della Croazia.
Il 15 novembre 1997 debutta in Nazionale maggiore pareggiando 1-1 la sfida in trasferta contro l’Ucraina, valida per le qualificazioni a Francia 1998. Partecipa così ai Mondiali, che vedono la Croazia, una delle protagoniste, conquistare uno storico 3° posto. Tudor disputa tre spezzoni di partita, fra cui proprio la finale di consolazione contro l’Olanda.
Ma il treno che cambia la sua carriera passa prima dell’importante torneo in Francia, in primavera, quando appunto Moggi piazza l’affondo decisivo per portarlo alla Juventus in estate. Già prima di sbarcare a Torino, l’imponente difensore croato mette in chiaro le cose nei giorni che precedono la semifinale mondiale con la Francia: “Vengo per giocare, non per stare in panchina - dichiara -. L’avventura nel campionato italiano è una sfida che mi attira, ma non mi impaurisce. Boksic e Jarni mi hanno già spiegato come sarà l’ambiente, inoltre ho parlato con Lippi e mi ha assicurato che non avrò problemi”.
“Io ho giocato solo nell’Hajduk: passare alla Juventus è un sogno che si avvera - prosegue il ventenne -. Domani vedrò da vicino Zidane e Deschamps, che saranno miei compagni”. La sua stazza imponente, come riporta in un articolo La Gazzetta dello Sport, costringe lo staff bianconero a modificare persino alcuni attrezzi della palestra. Il nuovo acquisto si applica con dedizione negli allenamenti e cresce la curiosità nel vederlo in azione in gare ufficiali. Tanto che anche l’Avvocato Gianni Agnelli prima della tradizionale amichevole in famiglia a Villar Perosa ad agosto esprime un suo desiderio: “Sono curioso di vedere quello jugoslavo alto”. Al di là dell’evidente errore geografico (la Croazia è indipendente da ormai 7 anni), le parole dell’Avvocato testimoniano che attorno al “Gigante” croato c’è davvero tanta curiosità. L’esordio in gare ufficiali è datato 29 agosto 1998, in occasione della Supercoppa italiana contro la Lazio. Tudor è schierato titolare da Marcello Lippi come centrale difensivo accanto a Mark Iuliano, ma è la squadra capitolina a far festa con le reti di Nedved e Sergio Conceição (rete del provvisorio 1-1 firmata da Del Piero).
Nelle settimane successive Tudor esordisce da titolare anche in Coppa Italia il 10 settembre a Ravenna (0-2 per i bianconeri), e quindi in Serie A, sempre giocando dal primo minuto, nella vittoriosa trasferta del Curi contro il Perugia per 3-4 il 13 settembre. La partita ha un sapore speciale per il nuovo acquisto, che sfoggia tutto il suo repertorio. Forza nei contrasti difensivi, nonostante un piovoso pomeriggio non esaltante per la retroguardia di Lippi, capacità di leggere e spezzare il gioco avversario e pericolosità costante sui calci piazzati.
Proprio uno di questi gli permette di bagnare il debutto nel massimo campionato con un gol, quello del provvisorio 0-2 per i bianconeri, firmato con una bella girata di testa su corner dalla sinistra di Del Piero. Segue per Igor anche il debutto europeo in Champions League, che avviene mercoledì 16 settembre 1998 allo Stadio delle Alpi di Torino contro il Galatasaray. Le prestazioni del “Gigante” sono positive, e Tudor si guadagna rapidamente la fiducia di Marcello Lippi, che lo fa giocare con regolarità iniziando anche a interrogarsi su quale sia il ruolo in cui possa rendere maggiormente.
Addirittura, quando Del Piero si infortuna al ginocchio, l’8 novembre 1998 in Udinese- Juventus, e Fonseca e Amoruso non hanno ancora recuperato dai rispettivi problemi, pensa di schierarlo come attaccante aggiunto. “Anche quest’anno risulterà determinante la reazione a questa “disgrazia sportiva” - dichiara alla stampa il tecnico viareggino - . In Coppa Italia a Venezia negli ultimi 20 minuti voglio tentare con Tudor attaccante. Ha le caratteristiche per farlo: sa fare gli assist e le sponde come Kennet Andersson o Bierhoff”.
L’esperimento sarà rimandato (Tudor non è convocato per quella partita), ma il “Gigante” croato comincia a diventare un vero e proprio jolly tattico per il suo allenatore. A complicare le cose ci si mette però il rendimento negativo della squadra, che senza Del Piero avanza in Champions League ma precipita in classifica in campionato.
A gennaio gli innesti di Esnaider ed Henry stentano a rendere per il loro valore, e a febbraio, dopo il pesante k.o. interno per 2-4 ad opera del Parma, Lippi rassegna le dimissioni. Al suo posto è anticipato l’arrivo di Carlo Ancelotti. Con il tecnico di Reggiolo Tudor ha meno spazio e diventa un’alternativa di lusso alla coppia centrale composta da Iuliano e Montero.
In una stagione che vedrà la Juventus eliminata ai quarti di Coppa Italia dal Bologna, in semifinale di Champions League dal Manchester United e concludere al 7° posto il campionato, piazzamento che la porta a disputare la Coppa Intertoto in estate, Igor, al suo primo anno in Italia, totalizza 36 presenze complessive, un gol e un assist (decisivo per il gol vittoria di Conte) contro il Bari alla penultima giornata.
Nella stagione 1999/2000 le presenze per il giocatore croato si riducono, anche a causa dei primi problemi fisici, che iniziano a condizionarne la continuità. Sempre guidato da Ancelotti gioca in tutto 28 partite (contando lo spareggio europeo), firmando 2 reti, di cui una in Serie A contro la Fiorentina il 19 dicembre 1999, decisiva per il pareggio per 1-1, e una in Coppa UEFA ad Atene nella vittoria fuoricasa per 1-3 nei sedicesimi di finale. Per lui anche un assist in Intertoto, trofeo che è il primo vinto da Igor in bianconero.
La Juventus vive un’altra stagione di alti e bassi ma in campionato arriva a giocarsi lo Scudetto con la Lazio, che tuttavia compie una grande rimonta nelle ultime giornate e scippa il titolo alla Vecchia Signora, sconfitta nel celebre diluvio di Perugia il 14 maggio del 2000, gara cui Tudor peraltro assiste da spettatore.
DA DIFENSORE A JOLLY: VITTORIE E INFORTUNI DI TUDOR IN BIANCONERO - Il croato inizia a trovare maggiore impiego in campo a partire dal 2000/01, stagione in cui Ancelotti utilizza più moduli e lo impiega o da braccetto destro nella difesa a tre o da terzino destro quando utilizza una linea a quattro. Tudor esplode, rivelandosi anche una sentenza in zona gol. A fine anno, infatti, le presenze salgono a 32 con ben 7 reti all’attivo, cui aggiunge 2 assist.
Sei delle sue reti Igor le realizza in campionato: va a segno nel pareggio in casa con la Lazio (1-1) a novembre, poi nella seconda metà di stagione si ripete con il Milan (vittoria per 3-0), con la Reggina (vittoria per 1-0), e con Lecce (pareggio casalingo per 1-1), Fiorentina (successo per 1-3) e Bologna (colpo esterno per 1-4). Un bottino niente male per un difensore, cui peraltro aggiunge anche la prima gioia personale in Champions League il 13 settembre 2000 nel rocambolesco pareggio per 4-4 con l’Amburgo.
I risultati della squadra però non sono granché: nuovo 2° posto in campionato, stavolta dietro la Roma di Capello, eliminazione ai gironi di Champions e agli ottavi di Coppa Italia ad opera del Brescia. Per questo a fine anno la dirigenza juventina decide di esonerare Ancelotti.
La svolta per Tudor arriva così nel 2001/02, con il ritorno alla guida della squadra piemontese di Marcello Lippi. Il tecnico viareggino dopo averci riflettuto a lungo decide di varare un cambio di ruolo e di impiegarlo da mediano davanti alla difesa, convinto che in quella nuova posizione possa rendere al meglio. “Credo abbia tutte le qualità per giocare bene anche in coppia con Tacchinardi: ha tecnica, rapidità nel breve, colpo di testa, calcio, prestanza fisica”, sottolinea Lippi in estate.
L’esperimento va in scena in occasione della classica sfida con il Milan nel Trofeo Berlusconi, il 21 agosto 2001. Tudor fa bene nel nuovo ruolo e la Juventus si impone ai rigori sui rossoneri. “Gioco dove vuole il tecnico, ma resto un difensore centrale - precisa il croato ai giornalisti -. A San Siro hanno detto tutti che è andata bene, anche Lippi, e allora sono contento anch’io. Ma giocare a centrocampo è molto più difficile, bisogna correre di più e avere un altro ritmo. Se mi chiedono di giocare esterno destro, accetto. Se mi chiedono di giocare a centrocampo, pure. Ma questo non vuol dire che mi piaccia”.
Igor non nasconde di non amare troppo il nuovo ruolo, ma “obbedisce” alle consegne tattiche dell’allenatore e da difensore si trasforma in un jolly in grado di adattarsi a tutte le esigenze. Rivelandosi una pedina chiave nei nuovi successi della Juventus. Nella nuova posizione spezza il gioco avversario, recuperando tanti palloni, ma è anche il primo dei suoi a impostare la manovra. Il 2001/02 vede così Tudor partire alla grande in tutte le competizioni: 9 presenze e 3 gol in campionato, 4 presenze e una rete in Champions League fino al 1° dicembre.
Lippi lo esalta: “Preferirebbe giocare in difesa, ma a centrocampo è un Desailly più tecnico”. Sul più bello, però, ci si mette di mezzo la sorte sotto forma di infortuni. La sua struttura fisica imponente mette a dura prova le articolazioni, e in particolare le caviglie. A dicembre, nella sfida europea di Highbury contro l’Arsenal, deve lasciare il campo al 22’ del primo tempo per un serio problema alla caviglia destra, sostituito da Davids. Per Tudor, che da lì in avanti sarà tempestato di problemi fisici, e per la stessa Juventus, è una vera e propria tegola.
Il jolly croato, che riporta ufficialmente solo una distorsione, deve star fuori 4 mesi in cui si rattristisce e perde un po’ di fiducia nei suoi mezzi. Torna in primavera, a inizio marzo, giusto per timbrare il cartellino nella sfida Scudetto con l’Inter di Cuper. Nel derby d’Italia gira in rete di testa un cross su calcio di punizione dalla trequarti. È il provvisorio 1-2 per la squadra di Lippi, che precede la prodezza dalla distanza di Seedorf che fisserà il risultato sul 2-2 finale.
Un gol, il suo, che numeri alla mano sarà decisivo per lo Scudetto: il 5 maggio 2002, infatti, i bianconeri battono in trasferta l’Udinese, e, complice il k.o. dell’Inter con la Lazio a Roma, si laureano a sorpresa campioni d’Italia sorpassando i rivali, che chiudono terzi, e precedendo la Roma di una lunghezza. Una gioia, quella del titolo italiano, non scalfita dalla sconfitta in finale di Coppa Italia con il Parma.
Sul piano personale però le cose per Tudor non vanno bene: a fine marzo un nuovo infortunio, stavolta muscolare, lo costringe ad un ulteriore step di un mese. A un rientro nelle ultime gare di campionato, segue un nuovo stop per i guai alla caviglia destra che lo costringono persino a rinunciare ai Mondiali 2002 con la Croazia. Con la Juventus le presenze stagionali totali sono appena 21, condite comunque da 6 reti pesanti e un assist.
Il giocatore in estate si opera alla caviglia destra malconcia, ma la ripresa è lunga e incerta. Sempre nell’estate 2002 vince, chiaramente da spettatore, la prima Supercoppa italiana, con i bianconeri che a Tripoli superano 2-1 il Parma. Quando torna a disposizione di Lippi, deve recuperare una condizione fisica accettabile e superare il blocco psicologico che lo porta ad aver paura di farsi male di nuovo. Quasi un sinistro presagio.
Le prime partite sono incoraggianti, ma quando sta iniziando a ritrovare la miglior forma Igor deve nuovamente fermarsi per uno stiramento alla coscia. Salta quasi tre mesi, e torna disponibile soltanto nel ritiro invernale negli Emirati Arabi. “Finalmente l’incubo è finito – dichiara il giocatore croato – il 3 gennaio negli Emirati Arabi ci sarò anch’io, il peggio è passato”.
Per un po’ di tempo effettivamente il “Gigante” di Spalato, gestito abilmente da Lippi, che ne dosa il minutaggio in campo, riesce a giocare con continuità e sarà determinante per la cavalcata europea della squadra fino alla finale di Champions. Una partita in particolare lo fa entrare definitivamente nel cuore dei tifosi bianconeri: la sfida casalinga con il Deportivo La Coruña, penultimo impegno del secondo girone di Champions, che lo vede mattatore nei minuti finali.
Dopo il pareggio di Trezeguet, che porta il risultato sul 2-2, Tudor rileva Tacchinardi quando mancano 13 minuti al 90’. Utilizzato in posizione di mediano, prima combatte con foga in mezzo al campo, poi, nel finale, si porta nell’area avversaria alla ricerca del gol della vittoria. Che arriva puntuale al 90’: su cross dalla trequarti di Zalayeta, c’è una respinta corta di Andrade, la palla giunge proprio dalle parti di Tudor, che con uno spettacolare sinistro al volo infila Juanmi nell’angolino alla sinistra. La rete del croato fissa il risultato sul 3-2 per i bianconeri, che grazie a quella vittoria si qualificano ai quarti di finale di Champions. Tudor è raggiante e convinto che il peggio questa volta sia davvero alle spalle.
“Per me è la fine di un incubo - dichiara il “Gigante” di Spalato -. C’è stato un momento in cui mi sono sentito tagliato fuori da tutto, ma adesso sono finalmente felice”. E aggiunge: “Ho riscoperto la felicità. Davvero, non pensavo di poter essere così felice. La sofferenza non basta un gol per cancellarla. Ma non mi sentivo così da tanti mesi”.
Tudor e la Juventus vincono il 2° Scudetto di fila, che diventa matematico il 10 maggio 2002 con il pareggio per 2-2 con il Perugia. Lippi continua a centellinarne l’impiego, ma si affida a lui nei momenti decisivi: in Champions entra nel finale dei tempi regolamentari al Camp Nou al posto di Del Piero, poi è titolare nelle due gare di semifinale con il Real Madrid, giocando da mediano al Bernabeu e da difensore a Torino. Lippi lo conferma dal 1’ anche nella finale di Manchester contro il Milan il 28 maggio, utilizzandolo ancora da centrale difensivo accanto a Ciro Ferrara.
Ma qui la sfortuna, purtroppo per Igor e per la Juventus, torna a colpire. Il “Gigante” croato si fa male nuovamente alla caviglia destra dopo uno scontro di gioco con Shevchenko e al 42’ deve lasciar spazio a Birindelli. All’amarezza per la sconfitta ai rigori, si somma per lui quella di un nuovo stop e di tante incertezze sul suo futuro agonistico, nonostante abbia appena 25 anni.
Tudor chiude la stagione 2002/03 con 27 presenze, 2 gol e un assist. Il 3 agosto 2003 il croato mette in bacheca la 2ª Supercoppa italiana del suo palmares, pur ancora una volta senza poter scendere in campo, con i bianconeri di Lippi che si impongono 6-4 ai rigori sul Milan di Ancelotti nel Giants Stadium di New York.
La priorità è pensare a curare la caviglia destra e la stagione 2003/04 è caratterizzata da ulteriori continui malanni fisici che ne limitano notevolmente l’apporto alla squadra. L’8 febbraio 2004 all’Olimpico di Roma, subentrato nella ripresa al posto di Conte, il croato è “vittima” dell’esultanza polemica di Francesco Totti, che dopo la doppietta di Cassano, sul punteggio di 4- 0 per i giallorossi, gli sventola in faccia le famose 4 dita invitandolo a stare zitto e a tornare a casa.
Un episodio passato alla storia ma sul quale Tudor non polemizzerà troppo, tanto che a precisa domanda, dopo esser stato nominato tecnico dell’Udinese, nel 2018 risponderà: “Cose da campo di vent’anni fa. Se gioco contro la Roma, quando lo vedo gli do un bacio. Totti è uno dei più forti di sempre”. Il jolly bianconero, in quella che sarà l’ultima stagione di Lippi alla Juventus, totalizza 26 presenze e 3 gol.
LA PARABOLA DISCENDENTE: ULTIMI ANNI ALLA JUVE E LE SALVEZZE A SIENA - Nel 2004/05 alla Juventus si apre un nuovo ciclo, quello di Fabio Capello. Con l’arrivo in rosa di Fabio Cannavaro e lo spostamento di Thuram a centrale difensivo, per Tudor, che già deve fare fronte ai frequenti malanni fisici, si restringono sensibilmente gli spazi nel reparto difensivo, anche se grazie alla sua duttilità, il croato viene inizialmente confermato.
“Lo scorso anno voleva andar via - rivela il Direttore generale Luciano Moggi -, invece dopo aver conosciuto Capello, ha deciso di restare con noi: sono certo che tornerà il campione che è stato”. Nella prima metà dell’anno disputa tuttavia appena 4 gare, così a gennaio si materializza per lui la cessione in prestito al Siena. “Sono venuto a Siena per scaricare quella rabbia accumulata a stare sempre fuori - dichiara il croato in sede di presentazione ufficiale -. Alla Juventus ormai mi sentivo più un tifoso, uno spettatore, piuttosto che un giocatore. Meglio il campo: sono pronto a calarmi in questa nuova realtà, ho una voglia matta di dimostrare che valgo. Ma con Capello non ho mai avuto problemi, lui ha solo scelto di giocare con una rosa ristretta”. “Il Siena - ha proseguito Tudor - ha buone individualità, la salvezza è alla portata”. Con i toscani resta un anno e mezzo, ritrovando una buona continuità di rendimento, e, impiegato talvolta come difensore, talvolta come mediano, contribuisce alla duplice salvezza della squadra.
In tutto con la maglia del Siena colleziona 39 presenze e 2 gol. La prima rete la firma il 19 marzo 2005 al Franchi contro la Lazio, e vale 3 punti (1-0 per i toscani). La seconda è anche l’ultima in Serie A del “Gigante” di Spalato, ed è la rete della bandiera del 10 settembre 2005 al Meazza (vittoria del Milan per 3-1).
Anche la Nazionale sembra dare nuovo smalto a Igor: con i Vatreni Tudor disputa Euro 2004 (2 partite con Francia e Inghilterra nel Primo turno e una rete ai Tre Leoni), poi le qualificazioni ai Mondiali 2006 e in estate il suo secondo Mondiale (le 3 gare del girone nel primo turno). La partita con l’Australia (2-2) sarà anche la sua ultima con la Croazia, con cui chiude con 3 reti in55 presenze complessive. Dopo il torneo mondiale fa ritorno alla Juventus, nel frattempo retrocessa in Serie B in seguito allo scandalo di Calciopoli, e vorrebbe rimettersi in gioco.
“Sono tornato alla Juve per sfruttare questa grande opportunità. Adesso voglio giocare in difesa, accanto a Kovac - dichiara - . Con la Nazionale croata abbiamo fatto un buon Mondiale, anche se io, tanto per cambiare, giocavo a centrocampo. Nella Juve possiamo ripeterci. Ho parlato con Deschamps, mi ha detto che mi vede bene e che ora tocca soltanto a me”. Ma la sorte gli impedisce di rilanciarsi ad alti livelli sotto la guida del nuovo allenatore francese: in ritiro si rompe il menisco e poi gli annosi problemi alla caviglia destra fanno il resto: il risultato è una stagione senza mai vedere il campo, un campionato di B vinto da spettatore non pagante e la rescissione del contratto alla sua scadenza naturale dopo un anno. Con la Juventus il suo score resta di 174 presenze complessive in gare ufficiali, 21 gol e 6 assist. Il Tudor giocatore saluta per sempre la Juventus e l’Italia e torna là dove tutto era cominciato, all’Hajduk, che lo ingaggia da svincolato. Gioca appena 8 gare segnando un gol, ma i problemi fisici non gli danno tregua, così a soli 30 anni, nel luglio 2008, decide di ritirarsi dal calcio giocato.
TUDOR ALLENATORE: ALTI E BASSI, CON UNA COPPA DI CROAZIA VINTA - Smessi i panni del calciatore Tudor ha intrapreso quasi subito la carriera da allenatore. Il croato fa prima da assistente ad Edy Reja all’Hajduk, nel 2009/10, che termina con la rescissione consensuale del tecnico goriziano. Poi dal dicembre 2011 assume la guida tecnica della formazione Under 17, incarico che mantiene fino all’aprile 2013. Nel frattempo dal luglio 2012 al 2013 ricopre anche l’incarico di vice Ct della Nazionale durante la gestione di Igor Stimac.
Nel mese di aprile del 2013 comincia, alla guida dell’Hajduk, il percorso da primo allenatore. Con la squadra della sua città resta poco meno di due anni, vince una Coppa di Croazia poche settimane dopo il suo insediamento (unico trofeo al momento in carriera) e ottiene un 4° e un 3° posto, prima di rassegnare le dimissioni nel febbraio del 2015.
Seguono esperienze infelici in Grecia al PAOK Salonicco (esonero), e in Turchia al Karabükspor (dimissioni) e al Galatasaray (4° posto il primo anno, poi le dimissioni nel secondo). Ma nel destino di Tudor c’è l’Italia, che il “Gigante” di Spalato ritrova anche nella sua nuova vita in panchina.
Arrivano infatti due salvezze consecutive da subentrato in corsa alla guida dell’Udinese (15° posto nel 2017/18 e 12° nel 2018/19). Nel terzo anno, il 2019/20, parte alla guida dei friulani ma dopo 11 gare totali (10 di campionato e una di Coppa Italia) viene esonerato. Torna allora per l’ennesima volta in patria alla guida dell’Hajduk e l’esperienza lo vede portare la squadra al 5° posto e poi essere esonerato.
Nel 2020 si consuma un po’ a sorpresa il terzo ritorno alla Juventus: Tudor è infatti vice-Pirlo nella breve esperienza annuale del “Maestro” alla guida della squadra piemontese. Rieccolo nuovamente in Italia alla guida del Verona nel 2021/22: ancora una volta l’ex jolly bianconero riesce a conquistare la salvezza, facendo in questo caso molto di più (9° posto finale in Serie A degli scaligeri).
Nel 2022/23 prova l’esperienza in Francia: il suo Olympique Marsiglia si piazza 3° in Ligue 1. Nel marzo del 2024 Lotito gli affida la panchina della Lazio e il croato fa il suo: prende la squadra al 9° posto e la porta al 7° posto finale, che vale una qualificazione in Europa League per l’Aquila.
Il resto è cronaca di questi giorni, con la chiamata della Juventus e il suo 3° ritorno a Torino (il primo era stato da calciatore, il secondo come detto da vice Pirlo). Il suo calcio è votato alla verticalità, con scarso interesse per il possesso palla, un po’ in antitesi con l’idea di gioco di colui che l’ha preceduto, Thiago Motta, alla fisicità e al pragmatismo. Per questo il modulo di gioco preferito dal tecnico croato, con cui fa giocare spesso, le sue squadre è il 3-4-2-1, in alcuni caso alternato con il 3-5-2.
Il “Gigante” di Spalato, acclamato all’arrivo dai suoi ex tifosi, proverà a convincere con la praticità e l’essenzialità, due qualità che lo hanno contraddistinto anche da calciatore, anche coloro che hanno mostrato maggior scetticismo sulla sua chiamata e che preferirebbero un calcio più frizzante e virtuoso.
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Commenti
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In poche parole si torna al 3 6 1 bah sono proprio curioso