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Juventus, un brodino tiepido: così le chance di non passare il playoff di Champions sono concrete
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A tra giorni da una sfida che fa già la differenza nella valutazione di questa sua prima - fin qui complicatissima - stagione sulla panchina della Juve, al tecnico italobrasiliano resta l'amaro in bocca di una partita in cui i bianconeri sono stati messi sotto, a lungo, dal ritmo e dall'intensità di una neopromossa.
Una neopromossa di qualità, per carità; nonché un club che nel mercato di gennaio si è permesso il lusso si spendere 50 milioni di euro - non proprio un budget da comuni mortali; ma al di là delle ambizioni dei lariani è appunto sulla prestazione della Juve che restano tutte le perplessità del caso. Al di là del nuovo lampo di Kolo Muani, da Como, la Juventus, non esce con alcuna certezza. I tentennamenti nella costruzione del gioco restano gli stessi, la prestazione corale rimane mediocre e quel giocatore che avrebbe dovuto portare la tanto attesa qualità in mediana e tra le linee - Teun Koopmeiners - è ancora una volta il peggiore in campo, uscito dopo la solita pirandelliana oretta da personaggio in cerca di autore. Insomma, alla fine a risultare decisivi, oltre al gran gol del nuovo arrivato, rimangono due episodi. Quello che fa arrabbiare Fabregas, con uno di quei terrificanti rigori - almeno per chi vede il calcio come chi vi scrive queste righe - che quasi sempre ormai però si fischiano; e un'uscita a vuoto del 'pugile' Butez, che qualche minuto prima già aveva rischiato su Kolo Muani e al secondo tentativo stende invece Gatti improvvisandosi a Mike Tyson del lariano. Fine. La Juventus non ha prodotto altro e la sensazione da tanti condivisa resta quella di una squadra che, così, martedì sera, rischierà grosso.
Anche perché allo Stadium si presenterà la capolista del campionato olandese e quello di settembre, per i bianconeri, è solo uno sbiadito ricordo. Un 3-1 che preso in analisi oggi è fuori contesto, semplicemente fuorviante. Quella Juve infatti rimane la migliore della stagione, in quella striscia iniziale di vittorie che lasciava presagire ben altre ambizioni; e di una squadra che, giova ricordarlo, con Bremer in campo, godeva di ben altra solidità dal punto di vista difensivo, oltre che di sicurezze complessive a livello di gruppo e personalità legata anche alla presenza del roccioso centrale brasiliano. Cinque mesi dopo i bianconeri sono invece in stallo, bloccati in un processo di (presunta) crescita in cui l'enorme quantità di infortuni ha sicuramente complicato i piani di Thiago Motta, al tempo stesso però incapace di tirare fuori qualcosa di concreto là in mezzo al campo, con i nuovi acquisti Koopmeiners e Douglas Luiz che continuano a rimanere oggetti semi-misteriosi.
E dunque a Torino arriverà un PSV che certamente avrà preso appunti a riguardo, fatto i propri compiti a casa. Una squadra, tra l'altro, che cinque mesi dopo, guida il campionato olandese con un'abbastanza impressionante voce di '+45' alla differenza reti, nonché il morale a mille per l'approccio al nuovo anno. Le due partite di Champions di gennaio hanno infatti coinciso con due vittorie contro Stella Rossa - a Belgrado - e con la capolista Liverpool; due successi che hanno permesso al PSV il sorpasso in classifica proprio a quella Juventus che li aveva sconfitti all'esordio, e con cui si giocheranno uno spareggio ora forti del ritorno a Eindhoven, dove tra parentesi in stagione non ha ancora vinto nessuno: né in Eredivisie né in Champions. Una squadra insomma che arriverà in Italia non solo consapevole di potersela giocare, ma a questo punto, a fronte delle carte in tavola, anche certa di avere concrete chance di passaggio del turno. O almeno se la Juventus sarà lo stesso 'brodino tiepido' servito in un freddo venerdì di febbraio sul lago di Como.