Getty Images
Juventus, Allegri e le stagioni dell'amore: le differenze con l'addio del 2019 e gli scenari futuri
- 62
Massimiliano Allegri e la Juventus. Comunque vada a finire, una storia d’amore tutt’altro che banale. Una relazione che ha vissuto tutte le stagioni, a partire dall’infatuazione e dal corteggiamento da quando il Milan lo scaricò senza troppi complimenti nel gennaio 2014 in una fredda notte emiliana - dopo un’incredibile sconfitta in rimonta per mano del Sassuolo di Berardi - e da quando, e qui ci spostiamo in primavera inoltrata, i vertici dirigenziali bianconeri guidati dal presidente Andrea Agnelli e dall’amministratore delegato Beppe Marotta si resero conto che con Antonio Conte difficilmente si sarebbe andati avanti.
LE STAGIONI DELL'AMORE - L’addio si sarebbe consumato ufficialmente qualche mese più avanti, al secondo giorno di ritiro estivo, ma la nuova fiamma era già lì, alla porta, pronta ad entrare in maniera dirompente nella vita della Vecchia Signora. Tanti momenti belli, per non dire bellissimi - 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane ed altrettante finali di Champions League - ma anche qualche delusioni e una crisi, non del settimo ma del quinto anno, che ha portato alla separazione consensuale al termine della stagione 2018/2019, più per volere del popolo che di Andrea Agnelli, che non ha smesso di volergli bene nemmeno per un istante. Nemmeno nei due anni di riflessione che le parti si sono date per perlustrare altre strade ed altri orizzonti, ma entrambi nella convinzione che prima o dopo si sarebbero incrociati nuovamente. Ci si prende, ci si lascia, ma qualche volta ci si riprende e Allegri e la Juventus hanno provato a ricreare una magia che però nel frattempo era svanita e così, dopo un biennio avaro di soddisfazioni e soprattutto di trofei, il terzo anno è quello in cui il diktat aziendale della riconquista della Champions e di una competitività sul suolo italiano è stato rispettato. Un sussulto, la fiamma della passione che si riaccende, perché al popolo bianconero l'Allegri capo-popolo nei momenti più complicati dei processi sportivi e delle penalizzazioni e che quest'anno ingaggia battaglie dialettiche con l'Inter è tornato a generare simpatia ed empatia.
E' CAMBIATO TUTTO - Tutto a posto e tutto perfetto? No, perché siamo solo a febbraio e, nonostante ci sia ancora un anno di contratto a legare le parti, iniziano a circolare i primi rumors su un futuro non più assieme. Ma soprattutto traspare la sensazione che nel primo ciclo i sentimenti erano forti e veri, questo Allegri-bis stia scivolando in una sorta di convivenza forzata, di sopportazione reciproca, perché nel frattempo non ci sono più certi uomini a governare la Juve. Non c’è più il passionale Andrea (Agnelli) a tenere le fila, a provare a tenere alta l’asticella delle ambizioni, anche dopo anni di investimenti sbagliati e di dissesti finanziari. Oggi ci sono manager più algidi, più pratici, che parlano di contenimento di costi e di sostenibilità finanziaria da abbinare ai risultati sportivi. Inevitabile, il calcio di oggi è anche questo, ma qui parliamo di Juve e di Allegri, abituati a pasteggiare a caviale e champagne e non a pane e salame.
APPUNTAMENTO IN PRIMAVERA - Metafore amorose e metafore culinarie, ma la sostanza è che sull’argomento rinnovo di contratto l’allenatore bianconero preferisce rimandare la risposta a tempi più propizi e nel frattempo filtrano le voci dei primi sondaggi con Thiago Motta, il tecnico del futuro che sembra aver stregato Cristiano Giuntoli, nuovo responsabile dell’area tecnica dalla scorsa estate. L’appuntamento per guardarsi negli occhi, tra Allegri e la dirigenza, non è stato ancora fissato ma sarà verosimilmente nelle prossime settimane, quando i primi tepori della primavera si affacceranno e allora sarà il momento di parlarsi e soprattutto di capirsi. Bilanci, progetti, preventivi: parole che di romantico hanno ben poco, ma nel calcio moderno non c’è relazione che tenga se i paletti non vengono fissati e stabiliti fin da subito, per evitare poi pericolosi fraintendimenti.
COME NEL 2019? - Ad oggi tutte le opzioni rimangono valide: rinnovo con adeguamento al ribasso dell’attuale ingaggio da 7 milioni di euro netti a stagione o separazione di comune accordo ad un anno dalla scadenza. Non avrebbe senso infatti ripresentarsi ai nastri di partenza della stagione prossima con un allenatore depotenziato agli occhi dello spogliatoio. Prima però ci sono alcuni obiettivi ancora da raggiungere: le 405 panchine in bianconero, come Marcello Lippi, e soltanto dietro un’altra leggenda del club come Giovanni Trapattoni, e quello dei 1000 punti in Serie A. E magari tenere viva fino all’ultimo una corsa scudetto in cui l’Inter pare aver piazzato l’allungo nello scorso weekend e provare a rimettere in bacheca, quella Coppa Italia che vede la Juve ancora in lizza. Se nel 2019 fu lo sbarazzino Ajax di De Ligt a compagni a mandare in frantumi l’era Allegri e far balenare un’idea di rivoluzione puntualmente sconfessata soltanto due estati più tardi, questa volta come andrà a finire? E’ cambiato tutto alla Juve nel frattempo e l’impressione è che anche in questa circostanza si voglia perseguire un rinnovamento che non contempla più la sua presenza. A meno che non sia lui a spiazzare tutti e ad anticipare la mossa.
LE STAGIONI DELL'AMORE - L’addio si sarebbe consumato ufficialmente qualche mese più avanti, al secondo giorno di ritiro estivo, ma la nuova fiamma era già lì, alla porta, pronta ad entrare in maniera dirompente nella vita della Vecchia Signora. Tanti momenti belli, per non dire bellissimi - 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane ed altrettante finali di Champions League - ma anche qualche delusioni e una crisi, non del settimo ma del quinto anno, che ha portato alla separazione consensuale al termine della stagione 2018/2019, più per volere del popolo che di Andrea Agnelli, che non ha smesso di volergli bene nemmeno per un istante. Nemmeno nei due anni di riflessione che le parti si sono date per perlustrare altre strade ed altri orizzonti, ma entrambi nella convinzione che prima o dopo si sarebbero incrociati nuovamente. Ci si prende, ci si lascia, ma qualche volta ci si riprende e Allegri e la Juventus hanno provato a ricreare una magia che però nel frattempo era svanita e così, dopo un biennio avaro di soddisfazioni e soprattutto di trofei, il terzo anno è quello in cui il diktat aziendale della riconquista della Champions e di una competitività sul suolo italiano è stato rispettato. Un sussulto, la fiamma della passione che si riaccende, perché al popolo bianconero l'Allegri capo-popolo nei momenti più complicati dei processi sportivi e delle penalizzazioni e che quest'anno ingaggia battaglie dialettiche con l'Inter è tornato a generare simpatia ed empatia.
E' CAMBIATO TUTTO - Tutto a posto e tutto perfetto? No, perché siamo solo a febbraio e, nonostante ci sia ancora un anno di contratto a legare le parti, iniziano a circolare i primi rumors su un futuro non più assieme. Ma soprattutto traspare la sensazione che nel primo ciclo i sentimenti erano forti e veri, questo Allegri-bis stia scivolando in una sorta di convivenza forzata, di sopportazione reciproca, perché nel frattempo non ci sono più certi uomini a governare la Juve. Non c’è più il passionale Andrea (Agnelli) a tenere le fila, a provare a tenere alta l’asticella delle ambizioni, anche dopo anni di investimenti sbagliati e di dissesti finanziari. Oggi ci sono manager più algidi, più pratici, che parlano di contenimento di costi e di sostenibilità finanziaria da abbinare ai risultati sportivi. Inevitabile, il calcio di oggi è anche questo, ma qui parliamo di Juve e di Allegri, abituati a pasteggiare a caviale e champagne e non a pane e salame.
APPUNTAMENTO IN PRIMAVERA - Metafore amorose e metafore culinarie, ma la sostanza è che sull’argomento rinnovo di contratto l’allenatore bianconero preferisce rimandare la risposta a tempi più propizi e nel frattempo filtrano le voci dei primi sondaggi con Thiago Motta, il tecnico del futuro che sembra aver stregato Cristiano Giuntoli, nuovo responsabile dell’area tecnica dalla scorsa estate. L’appuntamento per guardarsi negli occhi, tra Allegri e la dirigenza, non è stato ancora fissato ma sarà verosimilmente nelle prossime settimane, quando i primi tepori della primavera si affacceranno e allora sarà il momento di parlarsi e soprattutto di capirsi. Bilanci, progetti, preventivi: parole che di romantico hanno ben poco, ma nel calcio moderno non c’è relazione che tenga se i paletti non vengono fissati e stabiliti fin da subito, per evitare poi pericolosi fraintendimenti.
COME NEL 2019? - Ad oggi tutte le opzioni rimangono valide: rinnovo con adeguamento al ribasso dell’attuale ingaggio da 7 milioni di euro netti a stagione o separazione di comune accordo ad un anno dalla scadenza. Non avrebbe senso infatti ripresentarsi ai nastri di partenza della stagione prossima con un allenatore depotenziato agli occhi dello spogliatoio. Prima però ci sono alcuni obiettivi ancora da raggiungere: le 405 panchine in bianconero, come Marcello Lippi, e soltanto dietro un’altra leggenda del club come Giovanni Trapattoni, e quello dei 1000 punti in Serie A. E magari tenere viva fino all’ultimo una corsa scudetto in cui l’Inter pare aver piazzato l’allungo nello scorso weekend e provare a rimettere in bacheca, quella Coppa Italia che vede la Juve ancora in lizza. Se nel 2019 fu lo sbarazzino Ajax di De Ligt a compagni a mandare in frantumi l’era Allegri e far balenare un’idea di rivoluzione puntualmente sconfessata soltanto due estati più tardi, questa volta come andrà a finire? E’ cambiato tutto alla Juve nel frattempo e l’impressione è che anche in questa circostanza si voglia perseguire un rinnovamento che non contempla più la sua presenza. A meno che non sia lui a spiazzare tutti e ad anticipare la mossa.