Juvemania:| Niente più 'porto franco'
Fino al 2006, anno di Calciopoli, arrivare a Torino ed allenare la Juventus era un approdo sicuro. Un porto franco. Una volta seduti sulla panchina bianconera, era difficilissimo abbandonare la nave a metà stagione. Ci si doveva veramente impegnare, e spesso non bastava nemmeno. E' sempre stata una prerogativa della società di corso Galileo Ferraris. Una volta cominciato il campionato, il tecnico della Juve restava comunque a bordo. Ed invece, negli ultimi cinque campionati, la tendenza è cambiata drasticamente: sei tecnici si sono avvicendati sotto la Mole e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Prima Didier Deschamps, poi Giancarlo Corradini. Poi si è passati da Claudio Ranieri al duo formato da Ciro Ferrara e Alberto Zaccheroni, fino a Luigi Del Neri. E per assurdo il tecnico di Testaccio è stato il più longevo tra i sei, essendo rimasto 'addirittura' quasi due stagioni intere in sella alla Signora. Con risultati ottimi, valutati con il senno di poi.
Un orientamento che è lo specchio della confusione tecnico-societaria che ha colpito corso Galileo Ferraris negli ultimi anni. Fino al 2006 lo stile Juventus non prevedeva esoneri. Prima di Claudio Ranieri, infatti, l'ultimo licenziamento risaliva infatti a ben 40 anni prima. Si trattava dell'argentino Luis Carniglia che il 21 ottobre 1969 venne allontanato dopo appena sei partite: una vittoria, due pareggi e tre sconfitte. L'unico altro allenatore che non finì la stagione fu Marcello Lippi nel 1999. Ma la questione era diversa: le sue furono dimissioni, così come Deschamps non andò in panchina nell'ultima gara della stagione 2006/07 perché nel frattempo gli era stato comunicato che non sarebbe stato confermato per la stagione successiva. Una confusione totale sorta negli ultimi campionati che a giugno porterà a Torino un altro allenatore. Il settimo in sole sei stagioni. Che sia Mazzarri, Spalletti, Conte o Gasperini, poco importa. Ciò che salta all'occhio l'abbiamo già descritto ampiamente nelle righe precedenti.
Ribadisco per l'ennesima volta, a costo di sembrare ripetitivo: speriamo che il futuro tecnico della Signora sia in grado di restare per almeno un biennio, se non un triennio, e bisogna augurarsi che sia in grado di aprire un ciclo. Non per forza vincente, ma almeno all'insegna della continuità, della programmazione. Ci vuole un progetto definitivo e soprattutto pazienza. Tanta pazienza. Non dobbiamo soffocare il prossimo allenatore e rischiare che resti schiacciato sotto la responsabilità della conquista di un trofeo ad ogni costo. Altrimenti questo 'via-vai' non finirà più. La Juve agirà come un cane che si morderà la coda per chissà quanti altri anni, e i tifosi continueranno a mangiarsi le mani nel vedere gli altri festeggiare. Non siamo più la Juve di Capello o di Lippi. Non siamo la Juve di Ibrahimovic, Vieira, Emerson, Nedved, eccetera. Non dobbiamo vincere per forza. Dobbiamo solamente avere pazienza e lasciare lavorare il prossimo tecnico in santa pace.