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    Juvemania: sfida all'ultima lacrima

    Juvemania: sfida all'ultima lacrima

    • Andrea Bosco
    Mi dilungo poco sulle gare in programma. Le due di testa, stanno facendo campionato a parte e dunque l'obiettivo è su Frosinone–Juventus e Napoli-Carpi. La capolista non dovrebbe faticare più di tanto per sbrigare la pratica con la neopromossa. Più complicata la trasferta della Juventus con il Frosinone, al quale il rigore partita di Dionisi (sul Bologna) ha dato linfa – speranza per una complicata salvezza. Il Frosinone stupì all'andata allo Stadium, ergo si tratta dell'ennesima pratica aperta della Signora, dell'ennesimo conto da “saldare“. Il pericolo, anzi i problemi di questi tempi sono per Allegri gli infortuni. Servirà una Juve migliore rispetto a quella vista col Genoa per piegare gli uomini di Stellone. Per gli amanti degli astri (ma anche per quelli che non ci credono) la signora Iseppato, ha previsto per Madama la coccarda della 14esima.  

    CORO PIANGENTE - Mi dilungo piuttosto su quello che trovo insopportabile nei protagonisti del calcio nostrano: la tendenza al pianto. Per i più svariati motivi. Il Napoli non ha ancora messo 10 punti di distacco dalla Juventus? La colpa è del “fatturato“. E' colpa del bilancio di Madama. Quasi che quel “fatturato” si sia realizzato per incanto. Per qualche prodigio finanziario. Sarri parla del “fatturato“ altrui a scusante - forse - di possibili future sconfitte. Quasi che in campo andasse il fatturato. Ovviamente per il presidente De Laurentiis, “chi non salta juventino è“, coccolato nei saltelli dai cronisti campani. Le conferenze stampa del Napoli sono uno spettacolo: da analizzare da qualche sociologo. Le segnalo al professor Alberoni: potrebbe ricavarne un saggio. E sempre per il cardinalizio De Laurentiis parlando di Juve e “Palazzo“ cosa mai voleva sottindendere? Ma c'è stato un solo - un solo cronista in quella conferenza stampa – che abbia chiesto: “Scusi, vuol farci capire meglio?“. Ma certi cronisti spesso si prestano al tifo: non sono pochi quelli che poi dal salotti televisivi dispensano “chicche“ di saggezza. O che alle  presentazioni estive delle proprie squadre, come conduttori dell'evento, con giocatori e dirigenti sui palchi balneario montagnosi si dilettano e a volte incitano il pubblico sul noto ritornello: “Chi non salta eccetera“.

    PERDERE E' BELLO - Piange il Napoli ma piange anche l'Inter. Piange Mancini, vessato dagli arbitri, piangeva Massimo Moratti quando c'era “lui“ : l'ex ferroviere diventato oltre che il miglior operatore di mercato anche il “dominus“ della Juventus. E - hanno sentenziato i tribunali sportivi e penali - in modo truffaldino anche del calcio italiano. All'Inter sono, nel pianto, raffinati. Uno scaricabarile continuo. Le sconfitte, le cattive annate, sono sempre colpa degli arbitri. Colpa del Destino. Colpa della “sfiga“. Colpa intrinsecamente dell'Inter : uno scrittore - interista - è arrivato a pubblicare un libro dal titolo “Perdere è bello“. Per la serie, prendo il martello, metto la merce in vista e ci do di brutto. Dopo moltissime lune è ancora vivo e furente il “rigore su Ronaldo“. Domanda: e quello del trecciolone di colore, all'andata, su Inzaghi? Ma stai a guardar er capello. Lascia perdere. E per un Conte che nella sua prima annata, dopo un match fra la Juventus e il Parma, sbotta in modo caliente disegnando foschi scenari (“Ci fanno pagare ancora Calciopoli “) i cammei più significativi restano il mafioso “violino“ di Garcia, le interrogazioni parlamentari degli ultras che siedono alla Camera, le dichiarazioni di Totti: “La Juve vada a giocare in un altro campionato“. Per fortuna l'assennato Pallotta ha messo la sordina alle giaculatorie capitoline. Perché anche a Roma nel “ramo“ sono professionisti. Er “gò de Turone“ è ancora  limpido nelle coscienze tifose: un “pacco“ confezionato ad arte dalla Rai eppure ancora oggi “regolarissimo“. Imperdibile nell'anno dello scudetto romanista una intervista (in ginocchio) di una giornalista della Tv di Stato all'allora presidente Sensi: “ Fijetta mia, se ce lo faranno vincè... “ E vai, che come ha scritto uno che senza fortuna cercava di imitare l'immenso Giancarlo Fusco: Tu, clandestino, tu che vieni dall'Africa, ma come fai a tifare Juve? Sei povero, sei miserabile: come fai a tifare per er Padrone?

    ER GO' DE MUNTARI: E QUELLO DE MATRI? - Rammento il tornado innescato - con ragione - da Galliani per “er gò de Muntari“, finito persino sul cellulare dell'Adriano nazionale (con tante scuse a Celentano): dimenticando  peraltro in un nanosecondo “er gò de Matri“. O no? 
    E il vulcano Zamparini, quello che gli allenatori se li “magna“ a colazione e poi alla sera come dessert, quante volte ha tuonato (magari a salve) contro il Potere Bianconero? No, Dybala, non te lo do. No caro Marotta, Dybala lo cedo al Berlusca che mi da pure più grano di te. Poi si sa come vanno le cose. Dopo Bosman, nulla è stato come prima e la volontà del giocatore viene innanzi ogni altra cosa. E se poi ti ritrovi un Dybala che sceglie Torino, devi abbassare la cresta e mandarlo dove vuole lui: bonus compresi. 

    COSTRETTA A VINCERE - Piangono tutti. Tutti vittime della Signora Omicidi. Che dopo Calciopoli e i faticosi anni della ricostruzione, una cosa comunque l'ha compresa: non si fanno prigionieri. E così, per provare a vincere il quinto di fila che pareggerebbe la mitica stagione del Quinquennio anni Trenta, quella degli Orsi e dei Cesarini, dei Borel II e dei Monti, Madama anche per sue colpe stagionali, sarà costretta a fare gli straordinari. Sarà costretta a polverizzare record su record per aver ragione di un Napoli consegnato ad un ruvido ma bravissimo uomoin tuta, “scoperto“ cinquantenne dal calcio che conta. A dimostrazione che quanti girano intorno alla “torta“ del pallone non tutti sono bravi (come Bronzetti: che il trapasso ti sia stato lieve, amico mio), non tutti sono competenti, non tutti sono “unti“ dalla Dea.

    L'ARTE DELLA LACRIMA - Ma tutti (diciamo quasi tutti) fin dai primi “vagiti“ nel mestiere, imparano presto a piangere. Perché? Il perché lo ha spiegato benissimo il poeta: "Ahi nulla altro che pianto al mondo dura". Chissà cosa aveva per la testa quel giorno, Petrarca “standosi solo alla fenestra“. Magari Laura gliele aveva date storte. O magari stava anche lui già imparando l'arte... 
     

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