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    Juvemania: la Juve sembra l'Atletico

    Juvemania: la Juve sembra l'Atletico

    • Andrea Bosco
    PIEDI PER TERRA
    Ha fatto bene Buffon, un minuto dopo la fine di Juventus – Napoli a riportare tutti con i piedi per terra.
    Il ritrovato primato in classifica, significa poco in ottica scudetto. Significa molto nell'immediato, quanto ad autostima. Quindici vittorie consecutive fanno della rimonta della Juventus un caso “speciale” nella storia del calcio moderno. Ma proprio questa peculiarità numerica deve consigliare a quanti aspirano allo scudetto, prudenza e realismo.
     
    LA METAMORFOSI DI ALLEGRI
    Massimiliano Allegri contro il Napoli ha confermato doti di stratega.
    Doti che gli consentono di “leggere” la gara in corso d'opera, ma soprattutto di prepararla nei dettagli alla vigilia. Sono i dettagli che spesso portano al successo. Specie quando le contendenti si equivalgono. Sotto questo profilo, Massimiliano Allegri rispetto alla sua prima trionfale stagione alla Juventus, ha avuto una piccola metamorfosi. Più sobrio, meno "livornese” dal punto di vista mediatico. Molto realistico dal punto di vista tecnico. La scorsa stagione ereditando in corsa la Juve di Conte aveva avuto la saggezza di non smontare il giocattolo. Al massimo adattando il 3-5-2 insegnato da Conte in un 4-3-1-2 con Vidal o Pereyra nella posizione di trequartisti. Io reputo che quando Pereyra avrà la condizione per giocare 90 minuti, Allegri possa provare nuovamente questo modulo. Oggi partendo dal 3-5-2 iniziale, lo modifica in corso d'opera. Non è una questione di numeri. E' la propensione a far sì che la "regia” non sia nelle mani di un solo giocatore, come accadeva con Pirlo. Ma che regista sia chi ha la palla, nella fase di possesso. E quindi di volta in volta, il regista può essere Bonucci, o Marchisio (che pure ha il delicato ruolo di cerniera tra difesa e attacco) Khedira, Pogba, Alex Sandro o Dybala.
     
    JUVE MODELLO ATLETICO 
    La trasformazione più evidente è quella in atto con Cuadrado.
    Un giocatore che fermava la palla e viveva per la giocata, in modo anarchico, e che adesso copre la fascia, prende quando può l’esterno, ma sa rientrare anche all'interno servendo i compagni. Non ho mai "amato” questo giocatore per il quale Conte stravedeva, altalenante nel rendimento come punta, mai veramente "tornante” nonostante alcune esibizioni (con Montella) nelle vesti di esterno basso. Oggi Cuadrado si è trasformato in qualche cosa di diverso dal giocatore che era. Oggi la sua versatilità può diventare un fattore per la Juventus. La grande metamorfosi di Allegri è quella di aver modellato una squadra, senza stabili punti di riferimento che assomiglia all'Atletico di Simeone. Gioca peggio, dal punto di vista estetico, rispetto alla prima di Conte e a quella che con Allegri ha sfiorato il triplete. Ma risulta più imprevedibile, più ostica. E' una squadra che sembra voler fare la partita, ma che in definitiva invita gli altri a farla. Con un quid: la gara che gli altri fanno, non è mai quella che vorrebbero fare. La forza della Juventus delle 15 vittorie consecutive è questa: l'avversario è obbligato a concedersi al gioco che la Juventus gli offre. Ma il percorso è pieno di trappole. Che a volte arrivano dalla panchina. L'ultima, Alex Sandro a sinistra, Zaza in mezzo, Cuadrado a destra è apparsa ai più una mossa difensiva, Io la reputo una mossa "logica”. Un esterno vero, un centravanti che si muove molto, un altro esterno che sa fare indifferentemente il terzino o l'ala. Coperti i due esterni alti, da due bassi: lo svizzero e Evra. Reputo che una cosa del genere sarà possibile vederla anche in Champions: soprattutto nella gara di ritorno.
     
    I CAMBI E I PIANETI
    Ma il prossimo ostacolo si chiama Bologna.
    Squadra alla quale Donadoni ha regalato la sua sapienza del gioco. Non sarà una passeggiata per la Juventus. La ragione dice che Allegri opererà qualche cambiamento. Magari risparmiando in vista del primo match contro il Bayern alcuni titolari. Magari Bonucci, la cui "botta” va curata. Magari Khedira del quale è nota la fragilità muscolare. Magari Dybala che da troppo sta tirando la carretta. Magari (almeno per un tempo) lo stesso Pogba. La ragione dice che sarà probabilmente confermato Zaza. E che a centrocampo potrebbero giocare Asamoah e Pereyra (o Sturaro) ai lati dell’imprescindibile Marchisio. Gli astri segnalano una gara fotocopia di quella vissuta con il Napoli. Silvana Iseppato consiglia un X2 in schedina. Medesimo pronostico, l'astrologa, consiglia per Napoli – Milan. Sarri ha i pianeti dalla sua, ma il Milan procede con "congiunture” sempre più favorevoli. Se volete, fateci una risata. Ma finora la signora ci ha sempre preso. O è fortunata. Oppure è brava. 
     
    ANOMALIA ITALICA
    Mi ha piacevolmente stupito la reazione dei tifosi napoletani.
    In mille all'aeroporto a salutare la squadra che decollava per Torino. Più di mille al ritorno degli azzurri. Solo applausi e incitamenti nonostante la sconfitta. Nessuna polemica da parte di Sarri. Silenzio tombale da parte di De Laurentis. Interrogati il giorno dopo i tifosi si sono complimentati con i propri eroi per la gara disputata allo Stadium. Molti, convinti che comunque questo sia "l'anno buono”. Amareggiati i giocatori, sconfitti ma non piegati. Insomma l'atteggiamento giusto. Una sconfitta è solo una sconfitta. Già in Europa League, nonostante lo spessore dell'avversario (Villarreal) il Napoli ha la possibilità di prendersi una rivincita. E' una buona cosa per il calcio italiano, l'atteggiamento del Napoli. I tifosi hanno dato, sotto questo profilo, una lezione a quanti avevano contribuito ad incendiare alla vigilia. Una gara che i 22 in campo, per la correttezza mostrata, hanno contribuito a far sbrigare ad Orsato, una pratica senza "episodi". Una lezione: da parte del Napoli e da parte della Juventus. Presentatasi umile (“Va bene anche un pareggio” aveva detto Buffon) all'appuntamento. Ma la reazione del giorno dopo (da parte di alcuni media) è stata quella di chi dopo aver tanto sperato si ritrova con l'ennesima delusione sulla scrivania. Una sorta di impotenza, non dico a celebrare, ma anche solo a commentare un cammino (nei numeri) mostruoso. In pochi alla vigilia accreditavano la truppa di Allegri (anche per le pesanti defezioni) di poter vincere. E non solo perché fino al match di Torino, il Napoli si faceva preferire per gioco e capacità realizzative. 
    Ma per l'anomalia di un Paese diviso costantemente tra juventini e antijuventini. Una rivalità che coinvolge ogni contrada, ogni campanile.
     
    RIVALITA' SENZA PARAGONI
    E che non ha paragoni in nessun altro Paese d' Europa. 
    In Spagna i tifosi del Valencia non sono anche antimadridisti o antiblaugrana. Al massimo lo sono – antimadridisti - i club baschi. E non per ragioni calcistiche ma per ragioni politiche. A Barcellona detestano – cordialmente ricambiati – il Real: per ragioni calcistiche e per ragioni politiche. Similmente accade in Inghilterra, dove aspra è la rivalità, in Premier tra i cinque club di Londra. Ma neppure quella tra i due Manchester è paragonabile a quella tra la Juve e gli "altri”. Similmente in Francia dove nessun tifoso del Lione si incarognisce se parli di Paris. O in Portogallo dove da tempo il Benfica (al lungo detestato come espressione di una lunga dittatura politica) è solo una società in competizione con lo Sporting o il Porto. In Italia è diverso. O si è juventini o antijuventini. Lo sono i tifosi. Lo sono i presidenti dei club. Lo sono i politici. Lo sono gli artisti e gli uomini di cultura. Lo sono- in molti casi – i media. Un sociologo di chiara fama ha spiegato che questa divisione è lo strascico antico mutuato da una città: Firenze. Dove la divisione tra guelfi e ghibellini finì per travalicare i confini della Toscana. Una divisione che avrebbe portato allo scontro tra papisti ed antipapisti. In politica tra Democristiani e Comunisti. Nello sport tra i sostenitori di Coppi e quelli di Bartali. Nel pugilato tra quelli di Benvenuti e quelli di Mazzinghi. Nel basket tra Milano e Varese (con la coda dagli anni Settanta di Cantù). Ma pur nella difesa totale dei rispettivi gonfaloni, mai nessuna rivalità ha visto contrapposte due intere comunità. Quelli che hanno i "gobbi” nel cuore. E quelli che proprio non li sopportano. Quando io parlo di” pera” in un cesto” di” mele” voglio evidenziare una diversità che è quasi antropologica
     
    NAPOLI: CHAPEAU
    Per questo la reazione composta - dopo la sconfitta - dell'intero ambiente partenopeo mi ha impressionato. E' una buona cosa. La base, credo, per cementare una rivalità "sana” senza retropensieri. Più società andranno in quella direzione, maggiori possibilità avrà il calcio italiano di uscire dalle sabbie mobili nelle quali i gattopardi, incollati alle poltrone, lo hanno sprofondato. Juve-Napoli, al netto del gioco, è stata una bella gara anche per questo. Una gara nel segno del reciproco rispetto. Un bel segnale. Per l'intero movimento.  
     

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