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    Juvemania: ancora padroni del nostro destino, ma serve un Allegri alla Klopp

    Juvemania: ancora padroni del nostro destino, ma serve un Allegri alla Klopp

    • Stefano Discreti
    La Juventus è ancora padrona del suo destino, Allegri è ancora padrone del suo futuro.
    Bisogna partire da queste certezze per cercare di spiegare sino in fondo questa schizofrenica settimana che si sta vivendo in casa bianconera.
     
    Vincere non è l’unica cosa che conta...
     
    Non condivido assolutamente la mancanza di memoria che regna in questo ambiente dove la riconoscenza non esiste e dove un giorno sei un eroe e quello dopo un ferro vecchio da buttare.
    Se la Juventus non vincerà il settimo scudetto consecutivo andrà sicuramente ‘processata’ perché è ancora nettamente la migliore rosa del campionato per distacco. Questo si.
    Ma dimenticare quanto di epico fatto in questi anni con 6 scudetti consecutivi, 3 Coppe Italia consecutive e due finali di Champions disputate sarebbe folle anche se in perfetta linea con la pazzia contemporanea dei social.
    A differenza del motto coniato da Boniperti a suo tempo, vincere non è l’unica cosa che conta ma, nello specifico, è il modo in cui si sta rischiando di perdere che proprio non si riesce ad accettare.
    Diciamolo, non vincere qualcosa dopo 6 anni a questi livelli pazzeschi ci può anche stare ma farlo in questo modo, praticamente avendo sempre rinunciato ad osare, non è tollerabile.
    Questo proprio non va giù.
    Quella sensazione di aver sprecato o quasi una stagione per non aver osato fino in fondo, essendosi limitati sempre e solo al compitino. Calma, troppa calma.
     
    San Siro tappa decisiva
     
    Inter-Juve come una finale.
    La Vecchia Signora è ancora padrona del suo destino, Allegri è ancora padrone del suo destino.
    Un respiro lungo e lento per ribadire nuovamente questi concetti.
    Se la squadra bianconera entrerà in campo a Milano con lo stesso spirito messo dal Liverpool di Klopp nelle gare di andata di Champions contro City e Roma, la squadra bianconera non dovrà temere nessuno.
    Lo ribadiamo, la migliore Juve quest’anno si è vista a Madrid, quando non ormai non aveva più nulla da perdere, a dimostrazione di quanto il vero problema bianconero sia nella mentalità.
    La peggiore Juve invece si è vista domenica sera quando Allegri ha impostato la partita sullo 0 a 0, cercando di amministrare il vantaggio in maniera pavida. Davvero inconcepibile, questo si.
    Non vincere un anno ci può anche stare ma farlo avendo avuto a disposizione una Ferrari e avendola guidata come una Panda proprio no. Questo non è tollerabile.
    E allora per una sera, per questa tappa decisiva da giocarsi come fosse una finale, chi scrive spera che Allegri copierà almeno per una volta l’ardore agonistico di Klopp impostando la partita di San Siro all’attacco dal primo minuto e senza fare l’errore di fermarsi dopo aver colpito l’avversario consentendogli poi di riprendersi dal KO (vedi Tottenham a Torino ...)
    Perché un pareggio stavolta non serve davvero a niente e consegnerebbe in maniera decisiva lo scudetto nelle mani di Sarri. 
     
    Allegri, non è ancora finita
     
    La Juventus è ancora padrona del suo destino, Allegri è ancora padrone del suo futuro.
    Non è così scontata la separazione delle strade tra Juventus e Mister a fine stagione nonostante le tante voci circolate in questi giorni (da Simone Inzaghi a Simeone, da Carrera a Zidane, passando per De Zerbi ad addirittura un possibile ritorno di Conte...).
    Allegri ha ancora il coltello dalla parte del manico, può riprendersi ancora la Juve ma per farlo deve scrollarsi di dosso quella ‘paura’, quel braccino corto che in questi anni di sua gestione ha sempre limitato la squadra bianconera nei momenti decisivi.
    Se proprio si deve perdere bisogna farlo con la consapevolezza di aver gettato cuore e coraggio oltre l’ostacolo.
    Non per tornare nuovamente sul Liverpool, ma è evidente quanto nel caso specifico si veda terribilmente la mano del proprio allenatore sul rendimento e sul gioco della squadra.
    Salah a parte, la qualità della squadra dei Reds è nettamente inferiore a quella della Juventus. Nettamente, nemmeno paragonabile per reparti.
    Eppure praticamente mai, soprattutto in questa stagione, si è vista una Juventus giocare all'attacco per vincere con quell'ardore e quella sfrontatezza, senza pensare alla forza dell’avversario ma puntando in primis sulla forza delle proprie qualità.
    Lo ribadiamo anche stavolta, la Juventus ha il parco attaccanti più forte d’Italia e forse anche d’Europa. Se imposta la partita per vincere non deve temere nessuno.
    È questo che sarà davvero decisivo per il futuro di Allegri, non la vittoria in se.
    Se giocherà per vincere in maniera spregiudicata avrà vinto a prescindere e comunque si meriterà l’applauso, un ringraziamento. E forse anche la riconferma (a patto però che non sia solo un cambiamento di una sera).
    Un Allegri 'amministratore' alla Nereo Rocco invece non sarà più sopportato dalla piazza, nemmeno se vincerà.
    La Juventus è ancora padrona del suo destino, Allegri è ancora padrone del suo futuro.

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