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  • Juvemania: ok Galliani, e su Gattuso?

    Juvemania: ok Galliani, e su Gattuso?

    • Andrea Bonino

    Nel mondo del calcio sentir parlare di 'sudditanza psicologica' ha sempre fatto storcere il naso. Dal dopo Calciopoli in poi, il termine è stato sdoganato e ora se ne parla senza nessun problema. E' una cosa insita nel mondo del calcio. La sudditanza psicologica c'è sempre stata e sempre ci sarà. I direttori di gara, da sempre, danno diverse interpretazioni di episodi analoghi. Non c'è uniformità e allora scattano le lamentele. E quando si scopre che la decisione è recidiva a favore di una squadra? Allora ci si imbufalisce. Come hanno fatto sabato sera Giuseppe Marotta e Luigi Del Neri subito dopo la sfida contro la Roma. Calcio di punizione di Totti e braccio largo di Pepe? Rigore, sacrosanto, per la Roma. Fallo di mano in area di Boateng in Milan-Palermo tre giorni prima? Tutto ok. Fin qui trattasi solamente di errore umano. E ci può stare. Difatti Luca Banti di Livorno, autore di quella sciagurata decisione, è stato sospeso per un turno. Ma quando poi vedi un Gattuso, già ammonito, commettere un fallaccio al limite dell'area di rigore su Snejider e non venire sanzionato con il rosso, ti sale il sangue al cervello.

    Il regolamento dovrebbe essere uno e uno soltanto. A quello ci si dovrebbe attenere. Sempre. Come mai invece certi falli, in certi stadi, con certe squadre portano il direttore di gara a chiudere un occhio, mentre in situazioni simili, con altri colori, gli stessi episodi prendono una piega diversa? Si chiama 'sudditanza psicologica', per l'appunto. Provate ad immaginarvi se fosse capitata la stessa cosa a parti invertite. Nessun rigore contro la Signora e tre giorni dopo penalty a sfavore del Diavolo. Si sarebbe scatenato il finimondo mediatico. Per giorni e giorni non si sarebbe parlato d'altro. Ed invece l'episodio è passato sotto traccia. Tutto tranquillo. Nessun problema. In Italia non c'è equilibrio, manca l'uniformità e, di conseguenza i direttori di gara non sono tranquilli. Non riescono ad agire in totale autonomia. Hanno sempre paura di fare uno sgarro ai 'potenti'. Prima dello tsunami addebitato al 'mostro' Luciano Moggi sarebbe serpeggiato il sospetto: 'Chi fischia contro la Juve non fa carriera'. Ora, invece, le decisioni a favore del Milan sono da archiviare nel capitolo 'errori umani'. Era rigore quello di Boateng così come quello di Pepe. Erano errori umani allora, lo sono ancora oggi. C'era la soggezione psicologica delle casacche nere allora e c'è oggi. Non raccontiamoci inutili verità.

    Adriano Galliani ha dichiarato di essere dispiaciuto per le dichiarazioni di Beppe Marotta: 'Poteva evitarle, visto che il Milan non parla mai degli altri'. Ci può stare. Ognuno ha le sue idee ed è giusto che le esprima. Ma quando poi gli si fa notare che Gattuso avrebbe meritato il secondo giallo, l'amministratore delegato rossonero ha preferito glissare con un 'Non saprei'. In questo caso il braccio destro di Berlusconi ha perso un'occasione per stare zitto. Se ti prendi la briga di fare l'avvocato del diavolo e spiegare agli altri come bisognerebbe comportarsi, è giusto farlo. Ma poi bisogna avere il coraggio di ammettere anche gli errori a proprio favore e accettare di dire pubblicamente che Tagliavento è stato tenero nei confronti di 'Ringhio'. Semplice no? In un mondo ideale sì. In quello del calcio no. Altrimenti è meglio stare zitti. Si fa più bella figura.

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