Juvemania: Bologna, uno 'stress test' molto utile
'Cosa succede se, con un modulo ancora da sperimentare fino in fondo e con tanti giocatori nuovi, ci capita una disgrazia?'. Ecco, ora la Juve sa dare una risposta a questa domanda. Consideriamo la gara contro il Bologna uno 'stress test' utile per capire la reazione dei bianconeri di fronte ad una sciagura improvvisa, come è stata l'ingenua espulsione di Vucinic (nel quale si è reincarnato per qualche istante lo spirito di Felipe Melo). Dopo il Parma e il Siena serviva di alzare il livello di difficoltà, e dato l'avversario - caro Bisoli, c'è ancora tanto da lavorare - l'autolesionismo era l'unica possibilità. In dieci all'intervallo, molti tifosi avranno pensato: 'E ora, che succede?'.
Succede che la Juve fa un secondo tempo da grandissima squadra, attaccando come e più che in parità numerica, non rischiando praticamente nulla dietro (a parte l'episodio del gol di Portanova) e mettendo in mostra una grinta e una tenacia che non si vedevano da tempo sotto la Mole. È mancato solo il gol, cercato con impeto ma anche con razionalità, mai come ieri sera. E si è sentito davvero il pubblico 'soffiare' dietro a questi ragazzi, spingerli quasi fisicamente dentro l'area di rigore avversaria: potere del nuovo stadio. Insomma, se in qualche occasione si può essere soddisfatti per una buona prestazione anche se non porta ad una vittoria, ebbene questa è una di quelle occasioni.
Certo, con i tre punti si sarebbe davvero potuto parlare di mini-break, ma in fin dei conti la vetta solitaria avrebbe acceso i fari abbaglianti sui bianconeri, in un momento del campionato in cui è invece utile non dare troppo nell'occhio. E a dispetto di chi parla di 'Juve spuntata e frenata dal modesto Bologna', noi andiamo avanti con la consapevolezza di aver superato un altro esame, grazie al quale abbiamo imparato tanto. Con la certezza, ancora una volta, di essere una squadra diversa da quella dell'anno scorso. In mezzo al campo hanno anche costruito una statua, per ricordarlo a tutti: si chiama Andrea Pirlo. Il monumento più imprendibile del mondo.