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Juvemania: attenti alla 'sòla' in arrivo da Barcellona. In cambio di Pjanic deve arrivare un top player non un panchinaro!
E con la fase 2 in atto “è giusto che riparta anche il pallone”, sostiene il ministro Vincenzo Spadafora.
E allora prepariamoci perché i prossimi giorni saranno quelli decisivi in merito alle sorti della stagione professionistica 2019/2020
10 anni di Agnelli
Nel frattempo, in casa Juve, si sono celebrati i 10 anni della presidenza di Andrea Agnelli.
Un decennio sicuramente da ricordare, che ha restituito la Vecchia Signora ad un ruolo da protagonista dopo le macerie lasciate da Calciopoli, e dove si è vinto tanto, tantissimo (quasi tutto) ma solamente in Italia. Ecco, se c’è da trovare il pelo nell’uovo a questi dieci anni di successi stona davvero tanto la mancanza di una vittoria internazionale anche perché mai prima nella storia la Juventus aveva avuto un’astinenza così prolungata.
Dal lontano (lontanissimo) 1997 (anno dell’ultima vittoria europea dei bianconeri, in Supercoppa Europea) sono passati ormai 23 lunghissimi anni, un’eternità.
Nel corso dell’era Andrea Agnelli soprattutto in 3 circostanze si è andati vicini a mettere fine a questa latitanza:
- nel 2014, ultimo anno di Antonio Conte sulla panchina bianconera, quando addirittura con la finale di Europa League da disputare a Torino è stata buttata via un’occasione clamorosa e irripetibile, eliminati dal Benfica in semifinale per inseguire un inutile record di punti in serie A - nel 2015, nel primo anno di Massimiliano Allegri, quando la Juventus non crollò dinanzi i colpi di un super Barcellona ma addirittura rischiò di ribaltare l’esito della sfida con quel contatto in area su Pogba che a distanza di anni grida ancora vendetta
- nel 2017, a Cardiff, quando ormai era evidente che tra Allegri e la Juventus qualcosa si era incrinato e la Vecchia Signora andò incontro ad una “scoppola” senza precedenti contro il Real Madrid, una delle sue peggiori sconfitte di sempre.
Se si esclude Berlino, dove l’insuccesso è derivato più per merito altrui che per demeriti propri, restano due grandissime amarezze anche a distanza di tempo da cancellare al più presto.
Attenti alla fregatura in arrivo da Barcellona
Per provare a regalare ad Andrea Agnelli l’ambita ed inseguita Champions League che annullerebbe le amarezze passate bisogna sicuramente rinforzare il centrocampo, il reparto in assoluto meno competitivo a livello internazionale della Juventus.
E fa sorridere, per ironia della sorte, che il rinforzamento della zona nevralgica del campo dovrebbe passare dal sacrificio del centrocampista più forte in rosa della squadra bianconera:
Miralem Pjanic, giocatore a cui il Barcellona sta facendo ormai una corte spietata (oggi il Mundo Deportiva titola "Pjanic si o si"). Attenzione però alla 'sòla' in arrivo dalla Spagna perché a quanto sembra e come riportato anche oggi da “Sport” in prima pagina, la squadra di Messi non sarebbe più disposta a sacrificare Arthur ma propone come contropartite tecniche (per Pjanic ma anche per De Sciglio e Lautaro Martinez dell’Inter) Semedo, Junior Firpo, Vidal, Rakitic, Rafinha, Alena e Umtiti.
In pratica il Barcellona si vuole rinforzare cedendo i “panchinari” mentre la Juventus, ma anche l’Inter, dovrebbero rinforzarsi vendendo titolari. E che titolari.
E’ evidente che su queste basi sarebbe una follia impostare lo scambio. Se davvero vogliono così tanto Pjanic in Catalogna perché non mettono ad esempio sul piatto della bilancia uno come Frankie De Jong, che alla Juventus ricomporrebbe con De Ligt l’accoppiata magica che ha trascinato l’Ajax l’anno passato ad un minuto dalla finale di Champions League?
Per Semedo & C., basandosi sul criterio adottato dagli spagnoli, al massimo la Juventus dovrebbe offrire in cambio Rabiot, Khedira o altro “panchinaro” della propria rosa, non certo un titolare inamovibile come Pjanic che sicuramente non è incedibile (alla Juve, la storia insegna, nessuno lo è mai davvero fino in fondo) ma che se sacrificato sarà dovrà portare come contropartita altro top player di pari valore alla corte di Sarri e non certo uno scarto di altri.