#JUVE6LEGGENDA - Il vero tridente Agnelli-Marotta-Paratici: che fenomeni
Parlare di triade magari non piace a tutti, scomodando paragoni e confronti con quanto fatto tra gli anni Novanta e Duemila da Moggi-Bettega-Giraudo. In generale, quanto costruito e programmato, di conseguenza vinto, dalla Juve negli ultimi anni forse rende più felice e adatta la definizione di tridente alla squadra composta da Andrea Agnelli-Marotta-Paratici. Tre attaccanti di razza, tre fuoriclasse, tre esempi di come affiancare il senso del lavoro al talento puro. Un anno per conoscere e conoscersi, poi solo successi, costruendo una Juve sempre più forte e rispettata: capace di arrivare a sei scudetti di fila come nessun altro prima era riuscito a fare, capace di arrivare soprattutto stabilmente sul tetto d'Europa con due finali di Champions in tre anni proprio quando c'era chi pensava che certi attici non facessero al caso della Juve di oggi. Definirlo capolavoro è perfino riduttivo, perché mentre in corso Galileo Ferraris si festeggia la leggenda, la sensazione è che il meglio possa e debba ancora venire.
CHE TRIDENTE – In principio è stata la Juve di Delneri: fallimentare, anche sfortunata. Poi è arrivato Conte: Juve tornata ad essere cannibale in Italia, fragile in Europa. Infine ecco la Juve di Allegri: dominante in patria, consapevole e rispettata in Europa. Ad unire il tutto una dirigenza in grado di riportare il marchio Juve ai fasti di un tempo, consolidando il ruolo della società bianconera in tutto il mondo proprio quando sembrava non poter essere più possibile con le varie superpotenze che volavano via sulla scia di una forza economica ineguagliabile. Quanto fatto da Agnelli, Marotta e Paratici va al di là di ogni successo sul campo, che poi è tutto una logica conseguenza: un passo alla volta, senza perdere mai la calma appresso a spese folli o facili entusiasmi altrui, è stata costruita una squadra che in Italia rimane imbattibile. Perché imbattibile è la società. C'è il mercato e c'è la rosa di giocatori da mettere a disposizione dell'allenatore, c'è poi tutto il resto che rende la Juve una macchina fin qui irraggiungibile per tutte le altre realtà italiane che abbiano il cuore a Napoli, negli Stati Uniti o in Cina. C'è la calma dei forti in questo tridente, di chi riesce a unire esigenze di bilancio con quelle di una crescita esponenziale a 360 gradi. C'è l'autorevolezza di chi non ha bisogno di essere autoritario per resistere al fango del caso biglietti-'Ndrangheta, per gestire casi interni (da Allegri-Bonucci in poi) ed esterni (vedi episodi arbitrali che a conti fatti hanno anche penalizzato la Juve e piagnistei altrui), per tenere il punto in sede di calciomercato anche a costo di lasciar perdere obiettivi. C'è la concretezza di chi sa sognare perché progetta: quindi la Champions è obiettivo pur cambiando otto undicesimi da Berlino 2015, pur tenendo lo scudetto quale traguardo prioritario, pur chiudendo il mercato in attivo anche acquistando Higuain. I giocatori passano, pure gli allenatori. La Juve resta. Di questa Juve, i fuoriclasse sono in quel tridente composto da Andrea Agnelli, Beppe Marotta e Fabio Paratici: fenomeni veri.
@NicolaBalice