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    Juve, Szczesny: 'Compro almeno una casa all'anno aspettando il posto di Buffon'

    Juve, Szczesny: 'Compro almeno una casa all'anno aspettando il posto di Buffon'

    Il portiere polacco della Juventus, Wojciech Szczesny ha dichiarato in un'intervista a La Repubblica: "Vivo una stagione strana, non mi era mai capitato di partire sapendo di non essere titolare. Ho fatto una scelta per il futuro, e se prima mi sembrava giusta oggi ne sono convinto. Si trattava di accettare l’idea di una novità". 

    Si sente già il titolare della Juve che verrà? 
    "Sono venuto sperando di esserlo, ma lo devo meritare. Devo ancora alzare il mio livello, anche quello del lavoro quotidiano. Ma fare il portiere di riserva è più facile". 

    Più facile o più comodo? 
    "Hai settimane per preparare la partita che giocherai, hai meno responsabilità. Però voglio imparare ad averne: migliorare è anche questo. All’inizio mi pareva una situazione difficile, ora approfitto degli aspetti positivi: se ho una botta mi prendo un giorno in più per smaltirla e passo più tempo ad analizzare i video degli avversari o dei miei errori. Mi posso permettere di imparare". 

    Sa che Buffon non ha mai parlato tanto bene di un suo vice come di lei? 
    "Fare il suo secondo è una esperienza di vita: ero ragazzino quando lui diventava campione del mondo. Lo ringrazio dei complimenti, ma quello che sono non basta ancora". 

    In che senso? 
    "Una squadra come la Juve deve avere uno dei portieri più forti al mondo. Non dico di non esserlo, ma devo alzare il mio livello". 

    Chi sono i migliori? 
    "De Gea e Neuer. Ma se Buffon è arrivato quarto al Pallone d’oro, vuol dire che il più forte è stato ancora lui". 

    C’è qualcosa di lui che ha scoperto e non sapeva? 
    "Quando lo vedi nello spogliatoio, vedi veramente un leader. Io dovrò prendere il suo posto anche in questo. Anzi, forse è l’aspetto più importante". 

    Come sarebbe stato raccogliere l’eredità di Buffon senza un anno di apprendistato? 
    "Difficilissimo per chiunque. Potersi preparare all’idea per una stagione intera cambia tutto.
    Quando ho fatto questa scelta non ho pensato a cosa sarei stato nel 2018, ma a cosa sarò nei prossimi dieci anni". 

    Quindi anche lei tirerà avanti fino ai 40? 
    "Chissà. Però ho già in mente cosa farò dopo". 

    Allenatore? Manager? 
    "Interior designer. Quando andai a vivere da solo, a Londra, ero molto giovane e non avevo i soldi per pagarmi un architetto, arredai casa da solo e mi entusiasmai. Ora compro almeno una casa all’anno, a Londra o a Varsavia, e ne studio ristrutturazione e arredamento. Ho un’applicazione sul Mac che lavora in 3D, in Polonia ho preso un architetto a collaborare con me. Penso sia il mio futuro". 

    Il suo passato invece è l’Arsenal. 
    "Ne diventai tifoso da bambino vedendo Henry giocare a 16 anni. Pensavo che avrei passato tutta la vita lì, come Totti alla Roma, e anche quando sono andato via in prestito credevo di tornare: perciò a Roma non ho imparato una parola di italiano, mi sentivo in transito e a Londra non mi sarebbe servito. Solo quando ho capito che l’Arsenal non mi avrebbe ripreso mi sono messo a imparare la vostra lingua. La mia prima parola in italiano l’ho pronunciata nove mesi fa. Mai andato a lezione. Mi sono messo ad ascoltare con attenzione". 

    Porta rancore a Wenger? 
    "Ha fatto la scelta giusta. Io venivo da una stagione pessima, presero Cech che è fortissimo. I due anni romani mi hanno migliorato, ma è giusto che abbiano puntato su Cech. Tiferò sempre per l’Arsenal, quindi anche per lui". 

    Si è mai domandato: e se Buffon non smettesse? 
    "Sarebbe un bene per il calcio: potrebbe andare avanti, ha l’agilità di un ragazzino. Ma quello che ci diciamo tra di noi rimane tra di noi". 

    Invece c’è una cosa diventata pubblica che riguarda lei e sua moglie, la popstar ucraina Marina Luczenko: nel suo ultimo disco c’è una canzone, 'I do', di cui lei ha scritto il testo. Sicuro che non diventerà paroliere? 
    "Ma no, è una cosa venuta così. Mi mandò, come sempre fa, la musica che aveva scritto, e io ci passai la notte sopra perché sentivo di avere delle parole da metterci. Volevo solo farle una sorpresa, secondo lei il testo era buono e lo ha tenuto. Io non volevo che venisse fuori il mio nome, lei ha detto: è tuo, è giusto così. E così nel disco c’è 'I do', di Szczesny-Luczenko. La canzone parla di un amore tossico: lui ama lei, ma lei no. Non è autobiografico, per fortuna". 

    Tra voi funziona? 
    "Ancora non ci credo. Un giorno vidi un suo video e riuscii solo a dire: uh. Era la ragazza più bella che avessi mai visto. Non me la sono più tolta dalla testa e sono andato a cercarla, riuscendo a conoscerla attraverso amici in comune. E l’ho conquistata. Questa cosa mi ha dato un’enorme fiducia in me stesso, mai e poi mai avrei immaginato di mettermi con una come lei. È come vedere un film con Angelina Jolie, innamorarsene e venire corrisposti: quante volte può succedere?". 

    L’impressione è che non ci sia molto calcio, nella sua vita. 
    "Se sei un calciatore devi esserlo 24 ore su 24". 

    Dybala lo è 24 ore su 24? 
    "Mi sembra ben concentrato. Tutti i campioni qui lo sono: mangiano bene, recuperano bene e anche da questo capisci perché hanno vinto mondiali e scudetti. A me non sembrano sazi". 

    È vero che la differenza tra Roma e Torino è la pressione? 
    "Facciamo un bellissimo mestiere e ci danno tantissimi soldi, come ci si può permettere di sentire la pressione?". 

    Lei è per Buffon quello che è stato Alisson per lei? 
    "In un certo senso sì. Anche Alisson sapeva che sarebbe stato il mio ultimo anno, ha avuto pazienza, si vedeva che era molto bravo. Non si fa il titolare del Brasile per caso". 

    Lei ai Mondiali andrà: li ha un po’ sfottuti, gli azzurri? 
    "Vedere Gigi piangere in televisione mi ha messo in difficoltà. Il calcio a volte non è giusto". 

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