La Juve per il sorpasso:| Col Cesena serve Pazienza
Serve Pazienza, di nome e di fatto, alla Juve che oggi deve battere il Cesena per sorpassare Milan e Udinese, e tornare sola in cima. Per la prima volta orfani di Andrea Pirlo, che finora aveva diretto ogni minuto di pellicola, i bianconeri avranno i ciak da Michele Pazienza: scartato martedì notte a Napoli, quando il casting fu per una mezz’ala, stavolta pare essere l’uomo giusto. Del resto, solo una settimana fa, tale l’aveva indicato Antonio Conte: «Lui ha predisposizione per giocare da vertice basso del centrocampo». Senza il talento del regista titolare, ma al mondo ce l’hanno in pochi, ci vorrà molta pazienza, nel senso di calma. Perché non sarà immediato far funzionare la macchina levandole i 942 passaggi di Pirlo, record del campionato, cioè olio e benzina di una squadra. Se con l’uniforme juventina è una recluta (49’ giocati in sei partite), a 29 anni Pazienza non è un pivello: 216 presenze in nove stagioni di serie A, compresa la scorsa, da titolare nel Napoli dei miracoli.
Per convinzione e mestiere, Conte si fida: «Tutti conosciamo l’importanza di Pirlo - attacca il tecnico - però sono convinto che chi giocherà, insieme alla squadra cercherà di non far rimpiangere questa assenza, sapendo che Andrea resta un punto di riferimento. Ma ho grande fiducia in chi sostituirà Andrea, perché ci sarà anche una squadra che invece di fare 100 quando c’è Andrea, farà 120 per cercare di mettere nelle migliori condizioni di fare benissimo chi entra». Al solito, l’allenatore bianconero non fa nomi, ma anche ieri nella rifinitura, ha testato Pazienza. Il dubbio, semmai, potrebbe esserci nell’allestimento della trincea, per le diffide di Chiellini e Bonucci
(gli altri sono Vidal e Pepe): un cartellino giallo a entrambi, e tanti saluti ai difensori centrali. Nel caso, il 12 dicembre a Roma, Conte resterebbe con il solo Barzagli, oltre a Sorensen, fin qui illibato, però. Mezza ammissione del tecnico: «Il reparto difensivo sicuramente è l’unica cosa che mi fa riflettere». Allora, uno tra Chiellini e Bonucci andrebbe in panchina (l’altro farebbe il centrale), e a sinistra rispunterebbe De Ceglie. Che però non s’avvista dal 25 ottobre, 4 minuti con la Fiorentina: spararlo titolare, a occhio, non è proprio nelle usanze della casa. Poco prima, infatti, l’allenatore aveva ribadito l’allergia all’alternanza dei cambi: vade retro turn over. Ancor più se il motivo è il rischio squalifica: «Ma non mi interessa - taglia corto Conte - non mi interessa niente. I tre punti di Cesena sono come i tre punti con la Roma. Sarebbe pensare un qualcosa che deve ancora venire: e magari perdo qualcosa che devo conquistare. Per noi la partita della vita, tra virgolette, è sempre la prossima, quindi con il Cesena: non è scritto da nessuna parte che abbiamo tre punti in tasca». E bisogna metterseli, per «rimanere competitivi». Missione non banale, vista la differenza di pressione: «Loro non hanno nulla da perdere, noi tutto, perché ci si aspetta che la Juve passeggi. Ma in serie A, tranne il Milan, che sta passeggiando ultimamente su tutti, non vedo grandi passeggiate».
Ecco, l’arcinemico resta il diavolo, sul prato e nel disfida dialettica sui pronostici. «Quello che tra virgolette mi lascia esterrefatto del Milan, al di là che nelle ultime otto partite ne ha vinte sette e pareggiata una - attacca Conte - è come le ha vinte. Tranne il primo tempo di Lecce, dove poi ha rimontato, ha vinto passeggiando». Eppure per Allegri la favorita per lo scudetto è la Juve: «Io so soltanto che l’anno scorso il Milan ha vinto lo scudetto - ribatte lo juventino - e quindi Allegri è ripartito da una base che s’è presa il titolo. E chi vince non può dire: “Vediamo che succede l’anno prossimo”». Di più non s’addentra: «Penso che ognuno debba guardare in casa propria». Detto con calma, anzi, Pazienza.