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  • Riccardo Antimiani
    Juve, Kean prende a calci sé stesso: come Balotelli

    Juve, Kean prende a calci sé stesso: come Balotelli

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Il gesto di questa settimana è il calcio isterico di Moise Kean. Sciocco, inutile, deleterio. Un calcio da bambino capriccioso, da dilettante allo sbaraglio, da giovane uomo di 23 anni che non misura la conseguenza delle proprie azioni. Possiamo raccontarcela come vogliamo, possiamo elaborare ragionamenti articolati o relegare la questione alla mancata maturità del calciatore. 

    La risposta che ognuno di noi cerca era già tutta scritta nell’espressione di Allegri. La delusione, la frustrazione
    : andatevi a rivedere quel momento. Fosse stato un fumetto, sopra la testa dell’allenatore della Juventus avremmo letto: ma che ho fatto io per meritare questo? 

    Kean ha offerto il profilo a chi pensa che sia un Balotelli con meno qualità e con la stessa suscettibilità, un eterno Peter Pan ostaggio del diavoletto che ogni tanto gli fa fare cose di cui, poi, a mente fredda, ci si rammarica. Era entrato in campo da 40 secondi scarsi. La sua è stata la terza espulsione più rapida nella storia della Serie A. Entrare, uscire. Senza passare dal via. Non c’è nessuna logica, nessuna giustificazione valida e aver letto Freud non consola. 

    Chiariamo: non l’ha solo dato a Mancini, il calcione. L’ha dato a sé stesso, a una carriera che proprio non ce la fa a darsi uno spessore diverso. Che giocatore è oggi Kean? Migliore o peggiore di quello che si rivelò - giovanissimo - qualche anno fa? Nella risposta c'è già una sentenza. 

    Sarebbe stato bello, a fine partita, se Kean si fosse presentato davanti ai cronisti, magari in compagnia di Allegri, semplicemente per scusarsi, con le orecchie basse e la miglior faccia contrita del suo repertorio. Non gli sarebbe stato chiesto nient’altro. Solo alzare la mano, dire che gli dispiaceva assai di aver penalizzato la sua squadra. Si chiama mea culpa. Difficile, vero? Impensabile, probabilmente. Forse in un altro mondo sarebbe successo, non in questo. Dicono che Moise si sia scusato una volta rientrato negli spogliatoi. 

    Di sicuro c’è una multa in arrivo, di sicuro dovrà recuperare la fiducia di Allegri e dei compagni. Occhio: se non riconosciuto a dovere, il nervosismo può diventare uno stato cronico. Per questo, registrando la reazione di chi gli è vicino, si viene vinti dallo sconforto. Il fratello Giovanni, che di anni ne ha 29, non 12, e gioca a pallone pure lui, nel Nola in Serie D, si è sfogato sui social difendendo Moise e attaccando chi l’ha criticato, tifosi juventini e non. Perfetto: continuiamo così, facciamoci del male. 
     

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