Juventus, ora servono ingaggi più alti
Quello tra la Juve e Max Allegri è un connubio destinato a durare ancora a lungo. In questi giorni ci sarà un incontro decisivo, probabilmente non la firma. Anche perché, da quanto lasciato intuire da Beppe Marotta nelle dichiarazioni rilasciate ieri a margine dell'inaugurazione del J Medical, ci sarà molto di che discutere. Non tanto a livello economico, quanto a livello progettuale. Ed un argomento particolarmente caldo sarà quello legato alla strategia da sviluppare in sede di mercato, con un Allegri che dopo le evoluzioni di questa stagione sembra del tutto intenzionato a voler ottenere un ruolo sempre più determinante. L'imperativo sempre di più sarà il seguente: no a giocatori da acquistare tanto per fare, ma solo uomini da Juve. Riguardo il concetto base dell'essere “uomini da Juve”, forse però rimangono punti di vista differenti. Uomini da Juve sono i Morata e i Pogba che alla Juve diventano delle realtà di livello internazionale, questa la filosofia marottiana. Ma uomini da Juve sono anche campioni affermati che possano da subito alzare il livello della squadra, questa sembra essere la richiesta del tecnico. Che non a caso sembra aver chiesto in caso di partenza di Morata dei profili di livello assoluto, come Cavani o Benzema. Mentre più o meno sotto traccia, la Juve procede a passi spediti verso un potenziale (anche in termini di costi ed età) nuovo Morata come Batshuayi. Non che Marotta e Paratici non provino ad arrivare ai famosi top player, i tentativi per i due nomi citati sono concreti e presto i contatti si intesificheranno.
TETTO BASSO – Si tratta però di trattative di difficile, difficilissima risoluzione. Perché se attraverso un processo che ha visto raddoppiare il fatturato bianconero negli ultimi cinque anni, unito ad un mercato in entrata che potrebbe veder concretizzarsi una plusvalenza senza precedenti come quella legata all'eventuale cessione di Paul Pogba, vedrà la Juve continuare a tenere botta sul mercato internazionale alzando l'asticella del budget per i trasferimenti (qualche stagione fa operazioni come quelle legate a Dybala o Alex Sandro non sarebbero state sostenibili) ancor più difficile è sostenere la concorrenza per quel che riguarda gli ingaggi. Servirà, servirebbe, una politica nuovamente votata agli investimenti dopo quella del consolidamento: ad oggi, la Juve rimane una società sana e in costante crescita anche grazie ad una politica che vede un tetto degli ingaggi fissato a 4.5 milioni netti più bonus. Un salary cap destinato a crescere, ma gradualmente per evitare scompensi che nel caso di una stagione senza Champions comporterebbero danni pesantissimi. Quanto gradualmente però? L'eventuale, perché seppur probabile non è affatto certa, cessione di Pogba incentiverebbe il ruolo della Juve sul mercato. Ma anche alzando l'asticella, attraverso un notevole investimento considerando anche le conseguenti richieste di adeguamento di chi ha già sposato la causa bianconera, difficilmente la società bianconera saprebbe tenere testa ad ingaggi degli altri colossi internazionali, forti di diritti tv monstre (come in Premier), fiscalità agevolate (come in Liga) o magnati d'altri mondi (vedi City e Psg). La progettualità c'è e ha dimostrato di essere fin qui vincente, competitiva anche a livello europeo. Un fatturato capace di dettar legge solo in Italia, però, fino a quando sarà sufficiente per garantire alla Juve di essere credibile nel puntare dichiaratamente anche alla Champions? Per quella servono anche, non soltanto, quei leader che altrove possono prendere anche il doppio di quanto possa proporgli la Juve. Uno scoglio che bisogna saper superare, per non doversi “rassegnare” ad essere sempre più soltanto una tappa di transizione e non un punto d'arrivo nella carriera di giocatori arrivati a Torino come potenziali campioni e poi volati via dal miglior offerente.
@NicolaBalice