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  • Juve figlia di un mercato antico: Allegri non le dà mai nulla. Solo Di Maria e Pogba possono svoltare la stagione

    Juve figlia di un mercato antico: Allegri non le dà mai nulla. Solo Di Maria e Pogba possono svoltare la stagione

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Il primo di agosto scrivevamo convinti come la Juventus fosse più debole di 2 mesi prima. La Juventus che aveva appena perso Pogba e non ancora rappezzato i suoi tanti buchi: il regista in mezzo al campo, l’esterno sinistro, il secondo attaccante. Mancava un mese alla fine del mercato, ora manca poco più di una settimana. I buchi sono gli stessi, e in più s’è fatto male anche Di Maria, che aveva illuminato il debutto in campionato. C’è da stupirsi di chi si stupisce, non di come giochi e fatichi la Juventus. Pogba e Di Maria avrebbero potuto cambiare il volto della squadra e magari hanno ancora tempo per farlo. Oggi però la fotografia è desolante per chi questa squadra ha concepito (sommando i suoi agli errori di altri) e per chi questa squadra guida. La squadra con il monte ingaggi più alto del campionato e l'allenatore più pagato. La soddisfazione espressa da Allegri per le due partite chiuse senza gol al passivo, è uno dei punti dialetticamente più bassi del calcio contemporaneo. La Juventus soddisfatta per non aver preso gol da Sassuolo e Sampdoria: si può aggiungere altro?

    Di Maria è campione indubitabile, di classe cristallina. Prenderlo a 34 anni però comportava dei rischi, scritti nelle 800 partite della sua carriera professionistica. La Juve non poteva non saperlo: ha scelto l’usato sicuro, dandogli 7 milioni netti d’ingaggio. Purtroppo per Allegri, Di Maria s’è rotto alla prima partita vera. Pogba a Manchester e nella Francia aveva smesso da tempo di essere titolare, colpa degl’infortuni e di una condizione mai continua: c’è da credere che prima di offrirgli un ingaggio d’oro (8 milioni netti per 4 anni), la Juventus abbia fatto tutti i necessari accertamenti medici, resta che il campione del mondo s’è fatto male senza giocare una partita ufficiale. Della scelta di non operarsi, come suggeriva il club, si parlerà a lungo, almeno finché il campo non dimostrerà che Pogba ha fatto bene a dribblare il bisturi del chirurgo.

    Ci sono altri modi di fare il mercato. Lo dimostrano il Milan e forse anche il Napoli, per cui è doveroso aspettare qualche mese prima di dare giudizi definitivi. A Torino hanno scelto quello più tradizionale e anche l’ultima settimana sembra destinata a confermarlo. Paredes è un buon regista, un giocatore come oggi nell’organico di Allegri non c’è. Basterà? E Milik, quasi preso, come può essere l’alternativa a Depay, inseguito per settimane, giocatore cui non somiglia per nulla? Da qui, l’impressione è che il finale sia tutto a tentoni, un po’ come l’anno scorso, quando qualcuno pensò di sostituire CR7 con Moise Kean (impegnandosi per 28 milioni con l’Everton). E almeno qui, Paratici non c’entra.

    Questione di giocatori, certo. Errori che si sono sommati ad errori, operazioni sbagliate per rimediarne altre: l’elenco è così lungo e conosciuto (oltreché caro) che non serve ripeterlo. Ma anche una tremenda questione di gioco, e qui il responsabile è solo chi da un anno non riesce a elevare la Juventus dalla mediocrità. Lo sterile fraseggio orizzontale di Marassi, quel pallone ripetutamente scambiato fra i difensori con la soddisfatta compiacenza degli avversari, è il simbolo del non gioco bianconero, esattamente come il numero di palloni toccati da Vlahovic, bomber sprecato in una squadra che attacca per caso e quasi mai costruendo. Faccia attenzione il serbo a non diventare l’arma dei difensori di Allegri, non sarebbe giusto.

    @GianniVisnadi

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