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    Juve: Conte vuole almeno 3 fenomeni

    Juve: Conte vuole almeno 3 fenomeni

    Non lascia, ma nemmeno raddoppia. Triplica, semmai. Invoca almeno tre giocatori di levatura internazionale superiore. Ma non fermiamoci a un far di conto che potrebbe sembrare persino sterile, a dispetto del significato che si porta necessariamente dietro: un grande impatto sul mercato prossimo venturo. Il quadro è ben più ampio, va osservato nella sua interezza per non ritrovarsi affetti da una povera miopia analitica. Antonio Conte chiede chiarezza proprio perché ritiene di avere le idee a dir poco lucide. Ed, evidentemente, vuole verificare se il medesimo nitore alberghi anche in società nella stesura della fase tre del progetto, dopo due scudetti fin sorprendenti, nonché in una compilazione concreta e non immaginifica o miracolistica degli obiettivi di mercato per la prossima estate. Allorché l’allenatore si attende un altro salto di qualità nella rincorsa della Juventus verso la (ri)occupazione di una prevalenza anche europea, non solo prettamente italiana. E, con identica evidenza, al momento Conte non soltanto non deve ritenersi soddisfatto, esaudito, pienamente compreso, ma, seguendo il filo della logica, cova anche una buona dose di preoccupazione. Arrivare a questa prima conclusione è facile come percorrere un rettilineo in discesa: a supportare il ragionamento sono l’analisi e la sintesi delle dichiarazioni stesse dell’allenatore, in un crescendo variegato di puntualizzazioni e invocazioni, di elettrostimolazioni dialettiche e pressioni. Che poi questo comportamento sia assolutamente in linea con una qual certa coerenza caratteriale è dimostrato da come Conte (fatte le debite proporzioni tra le società e sottolineati gli opportuni distinguo sulle ambizioni e sui portafogli in ballo) si comportò non solo a Bari, subito dopo aver firmato la promozione in A. Ma anche a Bergamo, per esempio. Conte è il solito Conte: però sempre più maturo come allenatore, sempre più determinato, sempre più consapevole, sempre più forte e credibile nel chiedere, non soltanto nel concedere e nel concedersi. E sempre più corteggiato, all’estero. Non è tanto un fatto di interesse specifico personale, tutt’attorno alle voci di un possibile rinnovo contrattuale, con adeguamento dell’ingaggio. Conte chiede un’altra punta oltre al basco Llorente , ancora tutto da scoprire nella dimensione più alta (e più ricca di pressioni) che si respira a Torino, rispetto a Bilbao. E il realista Higuain , nome non certo casuale, appartiene a questa schiera. Una schiera di attaccanti in cui inserire pure Suarez del Liverpool: attaccanti, cioè, capaci di trovare persino una coabitazione tattica, col pivot Llorente. Ma pure di sostituirlo nel cuore dell’attacco, se necessario. E’ del tutto evidente che Ibrahimovic trovi spazio, anche tatticamente e non solo dal punto di vista finanziario e mercataro , nel campo della variabile per eccellenza. E poi?


    ANCHE IN DIFESA Qui l’allenatore allarga più ancora lo sguardo. Pensa a un trequartista come Jovetic della Fiorentina, affamato e per tanti aspetti ancora da plasmare (un’alternativa è ovviamente Sanchez del Barça, poi segue il Muriel dell’Udinese). E pianifica l’arrivo di un esterno, anch’egli di qualità assoluta, dalla cifra tecnica importante. Oppure, in alternativa: un attaccante e due esterni puri, se le seconde punte in stile Jovetic (o l’altro gigliato Ljajic ) resteranno in un cassetto altrui. Da Nani dello United a Bonaventura dell’Atalanta il passo non è certo breve, attraversando anche i sentieri che portano a Cuadrado , ancora a Firenze (ma al momento di proprietà dell’Udinese). Il tutto, per poter progettare una Juventus sempre più camaleontica. In grado di oscillare tra il 3-5-2 e il 4-3-3, per esempio. Che poi tra i rinforzi Conte preveda anche un centrale difensivo di riserva (ma con la giovane creta di un Ogbonna ) è appurato. Tanto più con Marrone in probabile partenza controllata , per crescere nella continuità altrove. Non è una mera lista della spesa, questa, oltretutto non esaustiva, reparto per reparto. E’ innanzi tutto un’indicazione programmatica, quella contiana . Evidentemente la preoccupazione cresce. Evidentemente il tempo accelera, mentre si restringe. Evidentemente il tecnico non vuole rischiare di dover recitare obbligatoriamente la parte del boia e dell’impiccato, ben oltre le proprie responsabilità, se mai il domani non facesse le uova. Come l’oggi, come l’anno scorso. «Nei miei piani c’è la conquista della Champions». Appunto. Con un futuro dimezzato dal mercato non è lecito.
     


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