Juve, avanti così e nemmeno lo stop può salvare la panchina di Sarri: senza vittorie, sarà esonero
Nicola Balice
Bisogna riavvolgere il nastro. A quando la Lazio con due vittorie in breve tempo era riuscita a far venire a galla tutti i dubbi e i problemi di una squadra che non è stata costruita per la rivoluzione sarrista tanto invocata. Inizialmente qualcosa di nuovo si era riuscito a vedere, poi però anziché procedere ecco che il cambiamento voluto da Maurizio Sarri si è arrestato. E nel 2020, l'involuzione del gioco è stata preoccupante, così come quella dei risultati. Alle lezioni subite dalla Lazio hanno fatto seguito i ko con il Napoli e il Verona, prima del tracollo di Lione mitigato solo da un risultato che tiene assolutamente aperto il discorso qualificazione. Una serie di risultati e di brutte prestazioni, con tante situazioni di nervosismo e qualche dichiarazione fuori posto molto poco adatte a quello stile Juve che per anni ha cercato di combattere. Così Maurizio Sarri è arrivato a marzo con la panchina già traballante in vista della prossima stagione, costretto a giocarsi tutto in tre partite: Milan in Coppa Italia, l'Inter in campionato, Lione in Champions. Di queste si è svolta solo la sfida con i nerazzurri, vinta meritatamente, prima di un lockdown che ha di fatto permesso a Sarri di rimandare forse di un anno il rischio esonero. Perché con una stagione prima interrotta e poi concentrata in due mesi d'estate, ogni valutazione sarebbe stata falsata. E poi di tempo per riprogrammare tutto tra la fine di un'annata e l'inizio dell'altra, non ce ne sarebbe stato. Quindi arriva uno stop di tre mesi e Sarri salva la propria panchina. A meno che non vada tutto in malora. SOTTO ESAME – E come potrebbe succedere? Con una stagione da zero titoli, per esempio. Niente Supercoppa, ora pure la Coppa Italia scivola via dopo due 0-0 parecchio brutti. Senza squilli e senza rischi la gara col Milan, Altro passo indietro contro il Napoli, che ai punti avrebbe meritato di vincere già prima dei calci di rigore, con la Juve salvata da Buffon e i pali. E ora a Sarri restano dodici partite per evitare di diventare l'allenatore che ha interrotto la striscia di scudetti consecutivi della Juve: ha rivendicato giustamente con orgoglio le promozioni ottenute in carriera, ma nel calcio che conta è ancora a secco in Italia ed è fermo all'Europa League di una stagione fa. Ha rivendicato pure la miglior media punti di un esordiente alla Juve dal 1955 a oggi, omettendo però di avere a disposizione la rosa più costosa della storia del calcio italiano. Il conteggio dei titoli va aggiornato subito, quindi. Perché senza scudetto resta la Champions League, ammesso che senza scudetto possa essere sempre lui al timone. Insomma, Sarri è sotto esame, come e più di prima. Lo stop aveva saldato i bulloni di una panchina traballante. Ma alla Juve, vincere è l'unica cosa che conta. Ora rimangono i due bersagli più grossi. Senza almeno uno dei due, la rivoluzione sarrista verrà ricordata come un fallimento. E potrebbe durare una sola, lunga, stagione.