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    Joe Cole ha detto stop: l'eterna promessa che per colpa di Mourinho si dimenticò della sua sana follia

    Joe Cole ha detto stop: l'eterna promessa che per colpa di Mourinho si dimenticò della sua sana follia

    • Alessio Liburdi
    A venti anni dall’esordio, più di 700 partite da professionista e 56 presenze in Nazionale, Joe Cole, l’ex stella di West Ham e Chelsea ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. La sua ultima stagione lo ha visto con la maglia degli americani del Tampa Bay Rowdies, modesto club della seconda serie americana. Ma c’è stato un tempo in cui Joe Cole aveva ai piedi tutta l’Inghilterra calcistica: era lui l’uomo giusto per riportare gli inglesi sul tetto del mondo, un talento puro come non si vedeva da tempo, in possesso della necessaria lucida follia persa però troppo presto, nel momento in cui Joe è diventato grande.
     
    DAGLI INIZI COL WEST HAM, AI SUCCESSI COL CHELSEA - Londinese puro, Joe entra a far parte delle giovanili del West Ham a 8 anni, per esordire in Premier League nella stagione 1998-99, a 18 anni. In poco tempo, Joe si prende la guida del “suo” West Ham: ne è la stella e la guida tecnica, tanto che nella stagione 2002/03, a soli 21 anni, ne diventa anche capitano. Potrebbe sembrare l’inizio di una lunga storia d’amore e di fedeltà, ma è l’esatto opposto. Nel frattempo infatti Harry Redknapp viene esonerato ed al suo posto viene promosso il tecnico della squadra riserve, Glenn Roeder. La guida tecnica di Roeder mostra subito delle lacune tanto che nella stagione 2002/03 (quella con Joe Cole capitano) il West Ham retrocede in First Division ed i grandi club si presentano subito alla porta nel tentativo di portar via i migliori talenti degli Hammers. Ce ne sono diversi e Joe è quello più interessante: la sua vorticosa ascesa infatti lo ha portato infatti già in Nazionale. A guidare Joe nella scelta tra le pretendenti è la stessa lucida follia che lo guida in campo: Joe Cole, cresciuto nelle giovanili del West Ham, approda ai rivali del Chelsea del neo proprietario miliardario Roman Abramovich. In tutto questo c’è il giovane Joe Cole, la stella più promettente del calcio inglese guidata dalla sua lucida follia. Con i Blues saranno 7 anni intensi: per il tecnico Claudio Ranieri quel ragazzo è l’ideale per sostituire Gianfranco Zola tanto da affidargli la casacca numero 10 e il posto da titolare. Ma il patron Abramovich, che nel frattempo ha completato l’acquisto del club, non è ancora soddisfatto e decide quindi di portare allo Stamford Bridge l’allenatore del momento: quel José Mourinho che ha appena conquistato la Champions League con il Porto. L’arrivo di Mourinho segnerà la fine del giovane Cole in favore di una sua versione più matura, più utile alla squadra. Con il portoghese, Joe Cole diventerà un calciatore vincente portando a casa 6 dei 10 trofei conquistati in carriera. Lo Special One convince Joe ad abbandonare la posizione centrale della trequarti, per dirottare sulla fascia sinistra. Meno fantasia, meno libertà d’azione, ma pedina fondamentale di quella squadra che dominerà nei confini nazionali. Joe Cole nei 3 anni con Mourinho allenatore diventerà un calciatore utile, moderno e vincente ma perderà quella lucida follia che lo aveva guidato fino ad allora. La perderà per sempre, pur riuscendo a portare in bacheca altri 4 titoli con la maglia dei Blues con allenatori diversi. Al termine della stagione 2009-10, Joe Cole si svincola dal Chelsea lasciando Londra da calciatore adulto, ma maledettamente normale.
     
    IL LIVERPOOL, LA FRANCIA E IL RITORNO A CASA - Lasciato il Chelsea, Joe Cole si accorda con il Liverpool. I suoi compagni di squadra sono entusiasti tanto che il capitano Gerrard dichiarerà “Messi può fare cose incredibili, ma tutto ciò che fa lo può fare anche Joe, se non meglio”. Nonostante gli attestati di stima, quelle con i Reds non sono stagioni memorabili per Joe, ancora alla ricerca della lucida follia ormai persa: giocherà due anni nel Liverpool, con in mezzo la parentesi francese al Lille, dove forma un trio di trequartisti niente male con i giovani Payet ed Hazard. Nel gennaio 2013, Joe capisce che non è al Liverpool che ritroverà sé stesso e quindi torna a casa, nel West Ham che nel frattempo è tornato nella massima serie. Ma neanche a casa Joe ritrova sé stesso: gioca poco e segna meno. Partirà nuovamente per finire all’Aston Villa e poi ancora con le valigie in mano per una scelta più coraggiosa: nell’estate del 2015 passerà dall’Aston Villa al Coventry City che oltre ad essere divise da una forte rivalità, tra loro hanno anche due livelli di differenza. Si, Joe Cole, l’astro nascente del calcio inglese, a 34 anni sceglie di scendere in League One, la terza serie inglese. Terminerà la stagione all’ottavo posto in campionato. Dopodiché farà nuovamente i bagagli, stavolta più pesanti e numerosi: Joe Cole andrà a giocare negli USA, nella seconda serie americana. Saranno le ultime apparizioni dell’eterna promessa del calcio inglese, una giovane promessa maturata forse troppo in fretta.
     
    LA NAZIONALE E LA “GENERAZIONE D’ORO” - Joe Cole lascia il calcio vantando 56 presenze e 10 gol con la maglia della Nazionale. L’esordio arriva a 19 anni con il c.t. Sven Goran Eriksson. Per la Nazionale inglese, gli anni che vanno dal 2001 al 2010 sono quelli della cosiddetta “Generazione d’oro”, composta, oltre che da Joe Cole, da Beckham, Rooney, Rio Ferdinand, Scholes, Owen, Gerrard, Terry e Lampard. Tutti i tifosi inglesi riponevano grandi speranze in questa generazione, ma risulteranno però vane. Anche per Cole le gioie in nazionale sono poche: per un curioso caso, non gioca neanche un minuto agli Europei mentre colleziona 8 presenze ai Mondiali, raggiungendo come miglior risultato i quarti di finale nel 2006. Proprio in quell’edizione dei Mondiali, Joe Cole segna uno dei suoi gol più belli in carriera, contro la Svezia: è la terza ed ultima partita del girone e sul risultato ancora sullo 0 a 0, Joe raccoglie una respinta alta della difesa svedese, controlla il pallone col petto e prima che possa toccare terra lo calcia al volo di collo. Un pallonetto violentissimo da 25 metri che si insacca nell’incrocio alla destra del portiere avversario. Un gol di pura tecnica e pura follia, quella lucia follia che Joe ha smarrito troppo presto.
     

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