Se è vero il complotto contro Pantani per farlo fuori dal Giro, c'è chi deve chiedergli scusa in ginocchio
Marco Pantani (foto pro-bike.it) fu escluso dal Giro d’Italia del 1999 perché le sue analisi furono «alterate». Qualcuno avrebbe truccato l’esito degli esami effettuati dopo la tappa di Madonna di Campiglio facendo risultare l’ematocrito troppo alto, segnando così l’inizio della fine della carriera del campione di ciclismo. E della sua vita.
È questa clamorosa ipotesi ad aver convinto il procuratore di Forlì Sergio Sottani ad avviare nuovi accertamenti su quanto accadde cinque anni prima che l’atleta fosse trovato morto in un residence di Rimini. Mentre i magistrati della cittadina costiera continuano gli accertamenti proprio sulle anomale circostanze del decesso non escludendo l’omicidio, un altro inquietante capitolo si apre. E le conseguenze possono essere imprevedibili, tenendo conto che svariati testimoni sono già stati interrogati e avrebbero confermato di aver ricevuto minacce proprio in quei giorni. Entro breve sarà ascoltato anche l’ex boss della malavita Renato Vallanzasca, il primo a ipotizzare che dietro quella storia potesse esserci un giro di scommesse clandestine.
Si torna dunque al 2008 quando Tonina Belletti, la madre di Pantani, racconta in televisione una nuova verità su quanto accadde prima della squalifica. Svela che Vittorio Savini - capo della tifoseria del Pirata - le aveva detto di aver «ricevuto telefonate da persone che minacciavano di sparare a Marco pur di fermarlo durante il Giro, gli dissero che non sarebbe mai arrivato a Milano». Spiega che l’uomo «non ha mai fatto i nomi per paura che gli dessero fuoco all’officina». Savini viene convocato dai carabinieri e conferma la circostanza, aggiungendo un dettaglio: «Il giorno dopo la squalifica un uomo mi disse che “tutto sommato era stato meglio così, altrimenti Pantani sarebbe finito male”».
Qualche mese prima era stato Vallanzasca a insinuare il dubbio di un complotto. In una lettera spedita dal carcere alla signora Pantani aveva scritto: «Quattro o cinque giorni prima che fermassero Marco a Madonna di Campiglio, mi avvicinò un amico, anche se forse lo dovrei definire solo un conoscente, che mi disse: “Renato, so che sei un bravo ragazzo e che sei in galera da un sacco di tempo. Per questo mi sento di farti un favore”. Ero in vero un po’ sconcertato ma lo lasciai parlare. “‘Hai qualche milione da buttare? Se sì, puntalo sul vincitore del Giro! Non so chi vincerà, ma sicuramente non sarà Pantani”». La tesi del malavitoso è che le scommesse clandestine sulla vittoria finale del Pirata erano talmente tante da poter «sbancare» chi le gestiva. E poiché si trattava della criminalità, era stato più facile eliminare il campione dalla competizione. Esattamente la tesi che viene esplorata adesso dalla Procura di Forlì. Il magistrato ha ascoltato la mamma che, assistita dall’avvocato Antonio De Rensis, ha ottenuto la riapertura dell’indagine sulla morte. Poi ha convocato medici e personaggi dell’ entourage del Pirata che avrebbero confermato le «anomalie» di quel giorno. Una riguarda l’affermazione del medico incaricato del controllo che avrebbe insistito con Pantani di guardare la provetta «perché dopo non voglio contestazioni».
Poi c’è l’andamento «strano» dei valori dell’ematocrito. A sottolinearlo è stato Roberto Rempi, medico della Mercatone Uno: «La sera del 4 giugno Pantani si misurò in hotel l’ematocrito. Aveva 48 e piastrine normali. Il test del 5 segna invece 51,9 con piastrine sballate. Marco viene squalificato ma va a Imola per un nuovo test: l’ematocrito è di nuovo a 48 con piastrine normali». L’ipotesi dello staff è che la provetta sia stata riscaldata per alterare i valori e fermare la corsa di Pantani. Per sempre.
Fiorenza Sarzanini per corriere.it
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Fiorenza Sarzanini è una delle migliori croniste giudiziarie italiane. I suoi scoop, le sue inchieste, i suoi articoli sono da manuale del giornalismo. Come questo, che pubblichiamo integralmente e squarcia un velo su quanto potrebbe essere accaduto quel maledetto 5 giugno '99 a Madonna di Campiglio dove, ben sedici anni dopo, il Giro tornerà con l'edizione 2015. Meglio tardi che mai. E chissà se, all'epoca, l'ipotesi complotto formulata oggi, sarà diventata una realtà, confermata da riscontri, fatti, testimonianze. Non sarebbe una sorpresa per noi, che all'estraneità del Pirata, MAI trovato positivo a un controllo antidoping, abbiamo sempre creduto sin dal primo momento, perchè troppe cose non tornavano. All'epoca, dirigevo Tuttosport. Il 6 giugno titolammo in prima pagina: "Marco è innocente", attirandoci l'ironia, le critiche e il sarcasmo dei tuttologi e dei moralisti in servizio permanente effettivo. Quelli che, sino alla mattina del 5 giugno Pantani pedalava nella leggenda e il giorno dopo lo scaricarono come un pacco postale. Quelli che con un linciaggio mediatico senza precedenti, l'hanno infilato nel tunnel della depressione, sfociato nella tragedia del 14 febbraio 2004. Quelli che hanno dileggiato Marco, l'hanno offeso da vivo e da morto. Quelli che non hanno avuto rispetto per Tonina e Paolo i suoi genitori, quando chiedevano la riapertura dell'inchiesta sulla sua morte. La stessa Tonina che, come racconta Sarzanini, "nel 2008 racconta in televisione una nuova verità su quanto accadde prima della squalifica". Se è vero il complotto contro Pantani per farlo fuori dal Giro, c'è chi deve chiedergli scusa in ginocchio davanti alla sua tomba. Si annunciano lunghe file.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com