Jacobelli: Milan disastro annunciato, società colpevole n.1, mercato sbagliato, Berlusconi latita, Balotelli è sparito
Era l'8 luglio a Milanello, soltanto 117 giorni fa. Sivio Berlusconi si presentò al raduno del MiIan e disse: "Sono fiducioso: abbiamo ringiovanito una squadra che già nella seconda parte dello scorso campionato ha fatto benissimo. Dobbiamo essere all’altezza dello status di club più titolato al mondo. Siamo tutti convinti di essere una squadra da scudetto". Galliani, che ha sempre le antenne dritte, corresse subito il tiro: "Dobbiamo arrivare tra i primi tre, questo non significa che vogliamo arrivare terzi".
Non ci hanno preso. Né il presidente onorario né il suo Numero 2 da quasi ventotto anni. Perché, in quasi ventotto anni di Berlusconi, mai il Milan era stato così brutto, così inguardabile, così irriconoscibile.
Sono ore durissime per la società di Via Turati, piombata in una crisi addirittura più grave di quella di un anno fa e con il Barcellona alle porte. Non soltanto per quei miseri 12 punti in 11 partite, per i 19 gol incassati, per i 18 punti di distacco dalla Roma capolista che potrebbero diventare 21, per le 16 lunghezze che separano i rossoneri da Juve e Napoli secondi.
I problemi sono anche altri. Questo è un disastro annunciato e maturato sotto i colpi di un'implacabile Fiorentina, protagonista di una prova magistrale, ancora più pregevole considerato tutto ciò che le è successo in settimana, i torti subiti da Calvarese e dalla giustizia sportiva.
E' un disastro che affonda le sue radici negli errori del mercato estivo. Nel mancato rafforzamento della difesa, autentica banda del buco. Nel vicolo cieco in cui è finito Balotelli, già 3 giornate di squalifica, 6 cartellini gialli, soltanto 3 gol in questo torneo, eppure capace di farsi stolidamente ammonire per un fallo su Neto, sapendo di essere diffidato: così, Mario salterà il Chievo, confronto che, a questo punto, diventa uno scontro salvezza, vista l'aria che tira.
E ancora: la confusione in cui vagola Allegri il quale non sa più a che gioco giocare. Schiera Kakà con Birsa e poi inserisce pure Saponara, mentre a gennaio arriverà Honda, il quarto trequartista. La squadra è senza qualità, senz'anima, senza gioco, un'armata brancaleone allo sbando. Gli infortuni non finiscono mai. El Shaarawy e De Sciglio sono scomparsi dai radar.
Quando si spendono 11 milioni per Matri, ma non si comprano due grandi difensori, non se ne cerca nemmeno uno e Rami viene preso fuori tempo massimo e potrà giocare a gennaio. Quando si pensa che Kakà sia la panacea, sapendo che non può esserlo e Kakà è l'unico che contro la Fiorentina sia stato all'altezza della sua fama e del Milan. Quando il presidente onorario, cioè il proprietario del MiIan risulta latitante sul fronte dei problemi di squadra e società. Quando succede tutto questo, il crac è inevitabile. Come la contestazione dei tifosi, peraltro giustificata, razionale, impietosa: gli striscioni inalberati dalla curva lo dimostrano. Ora c'è il Barcellona. Che il Dio del calcio protegga il Diavolo.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com