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    Jacobelli: con Pogba superstar la Juve ipoteca lo Scudetto

    Jacobelli: con Pogba superstar la Juve ipoteca lo Scudetto

    Pogba superstar. Frenata Roma. Milan disastro, Inzaghi in bilico. Scivolone Inter, Mancini peggio di Mazzarri. Mexes peggio di tutti. Il girone di ritorno si è aperto nello stesso modo in cui si era chiuso: sotto il segno della Juve. Il terzo gol di Gomez in quattro giorni ha rischiato di affondare una Roma frastornata da una Fiorentina incontenibile (15 giocatori diversi sono andati a segno dall’inizio del torneo) che voleva regalare a Montella la prima vittoria sui giallorossi da quando fa l’allenatore. Ljajic ha salvato Garcia, ma ora la Roma  è a 7 punti dalla Juve e per Garcia son dolori. Il francese ha dichiarato di essere felice per essersi italianizzato: questa settimana, a Roma, scoprirà l’altra faccia della medaglia perché nell’etere capitolino, i processi sono cominciati al fischio finale di Banti. 
    A giudicare da come sono andate le cose fra Juve e Chievo e in attesa di sapere come andrà a finire fra Napoli e Genoa, Empoli e Udinese per chiudere il conto della ventesima giornata, si rafforza l’impressione che solo i bianconeri possano perdere il quarto scudetto consecutivo. Soprattutto perché, a fare la differenza, è sempre più un ragazzo di ventun anni, soffiato al Manchester United nel 2012, praticamente a costo zero  e ora quotato 100 milioni di euro. Il suo nome è Pogba e in Francia cominciano a dire che nemmeno Zidane, alla sua età, fosse già così bravo. 
    Paul a Torino ha regalato numeri d’alta scuola,  fra il gol spettacoloso e l’uncino volante da cui è scaturita la conclusione respinta da Bizzarri e ribadita in gol da Lichsteiner. Come osserva Allegri, “ci sarà un motivo perché ci sono giocatori che valgono 100 milioni e altri che ne valgono 5”.  La Juve continua a essere uno schiacciasassi pur non schierando Pirlo, debilitato dall’influenza e avendo appena recuperato Vidal. 
    Chi è messo davvero male è il Milan, schiantato dalla Lazio sabato sera all’Olimpico dove Mexes si è reso protagonista di un gesto ignobile che nessuna trance agonistica può giustificare. Mettendo le mani alla gola di Mauri, ammirevole per non avere reagito, il francese ha certificato come i rossoneri abbiano i nervi a pezzi. Forse comincerà a capirlo anche Berlusconi il quale pensa di andare a Milanello, ma, a giudicare da ciò che dice,  atterra su Marte: sentenzia come la squadra sia da terzo posto e il suo organico non abbia nulla da invidiare a nessuno. Purtroppo per l’ex premier e, in particolare per milioni di tifosi, i numeri schiacciano le parole: 12 punti nelle ultime 13 partite, 2 sole vittorie, 3 sconfitte nelle prime 4 gare di campionato del 2015, 1 punto nelle ultime 4 gare: soltanto 74 anni fa il Milan partì così male nel nuovo anno. Per non dire die 25 gol presi in 20 gare. Inzaghi si gioca la panchina domani sera in Coppa Italia, di nuovo contro la Lazio: se salta, le alternative allo studio sono Tassotti sino a fine stagione o l’anticipato arrivo di Spalletti.
    Non ride nemmeno l’Inter: il guizzo di Moretti al ’94 ha fulminato i nerazzurri, inchiodandoli a quota 26 insieme con i cugini, otto punti sotto il terzo posto. Il Toro non passava a San Siro da 27 anni. Mancini (16 punti in 11 partite, media 1,45) sinora ha fatto peggio rispetto a Mazzarri (10 punti in 9 partite), ma continua a dirsi convinto che in un modo o nell’altro entrerà in Champions League. Brozovic gli darà sicuramente una grande mano. In coda, gran rimescolamento di carte: il Cesena ha affondato il Parma e Donadoni, con Crespo pronto al salto in alto; il Chievo è terz’ultimo scavalcato dal Cagliari che Zola ha rigenerato (7 punti in 3 partite). Occhio, Atalanta.


    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

     

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