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    Jacobelli: Carraro, no a commissario e forza Tavecchio. Malagò mandali a casa

    Jacobelli: Carraro, no a commissario e forza Tavecchio. Malagò mandali a casa

    A uno a uno, gli atavici personaggi asserragliati dentro il Palazzo, si coalizzano tenendosi bordone l'un l'altro per opporsi a qualunque ipotesi di rifondazione del calcio italiano.  

    Per esempio, provate a indovinare chi ha pronunciato queste parole: "Sono decisamente contrario al commissario per la Federcalcio. Il commissario è un dittatore, io sono per la democrazia. Tavecchio? Lo stimo: è persona con poco glamour, ma molto solida".

    Coraggio. Alcuni indizi. I tifosi della Nazionale non hanno mai dimenticato che nel 2002, dopo il fallimento azzurro ai mondiali nippocoreani, anzichè dimettersi dalla presidenza della Figc, come ha fatto il 24 giugno scorso il suo successore, questo signore è rimasto al suo posto. 

    I tifosi della Fiorentina lo ricordano sempre con affetto, quando ripensano alla loro squadra, inverecondamente sbattuta in C2 nell'estate 2002 e rammentano il trattamento diverso riservato alla Lazio nel 2002, alla Roma e al Napoli nel 2003.

    Nell'estate 2006, invece, lo stesso signore fu costretto ad andarsene dopo lo scoppio di Calciopoli. Il 13 agosto di quell'anno, con un'indimenticabile dichiarazione pubblica, disse: "Il mio è stato un grave errore di poliica sportiva. Non ho visto il marcio. Giusto dimettersi". Guarda caso, al posto del dimissionario che "non aveva visto il marcio", venne nominato un commissario. Curioso. 

    Al che, uno ingenuamente pensa: dopo essersi tanto coperto di gloria, all'alba dei 75 anni che compirà il 6 dicembre, almeno in materia di Federcalcio questo sta zitto e viaggia rasente i muri. Oppure, propone a Blatter e a Platini di andare in vacanza su un atollo del Pacifico per restarci il più a lungo possibile parlando di moviola in campo, peso politico della Federcalcio italiana nell'Uefa e nella Fifa. Macché. 

    Otto anni dopo, rieccolo pontificare sul presente e su futuro del calcio italiano. Trattasi di Franco Carraro, 74 anni, per tre volte ministro della Repubblica,  attualmente senatore della Repubblica, dall'82 membro del Comitato Olimpico Internazionale, dall'89 al '93 sindaco di Roma, dal 1966 al 1968 membro del Consiglio direttivo della Lega nazionale professionistidal '68 al '72  Consigliere federale,  nel '71 presidente della Commissione per i rapporti fra la FIGC ed il sindacato calciatori, dal '71 al '73 presidente del settore tecnico, dal '73 vicepresidente della Figc, dal '73 al '76 presidente della Lega nazionale professionisti, dal '76 al '78 presidente della Figc, dal '77 al '78 commissario straordinario della Lega Calcio, dal '78 all'87 presidente del Coni, dall'86 all'87 commissario straordinario della Figc, dal '93 al '97 presidente della Fondazione Giulio Onesti - Accademia Olimpica Italiana, dal '97 al 2001 presidente della Lega Nazionale professionisti, dal 2001 al 2006 presidente della Figc, dal 2004 al 2009 membro del comitato esecutivo Uefa.

    Ci siete ancora? Bravi. Perché, se anche Carraro dice no al commissario in Figc, Giovanni Malagò ha una buona ragione in più per mandare tutti a casa e spazzare via questo sistema in putrefazione.

    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com 
     

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