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Italia, confusione Spalletti. Ma sotto il tappeto c'è di più: è il fallimento di un sistema calcio, non di un ct
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No, non è andata bene. Non ci sono troppi giri di parole. L'Italia ha mascherato un 'fallimento totale' dietro a un 'fallimento a tre quarti'. A salvarla dalla gogna assoluta un gol sull'ultima palla buona, sull'ultima azione, sull'ultimo respiro, sull'ultima speranza. Mai un buon affare per chi da fuori usa raziocinio e lucidità. Ma sì, anche qui, come normali esseri umani, probabilmente ci abbiamo voluto vedere la mistica, il segnale divino, con quella rete che cambia la storia e ci porta fino in fondo, quel gol che 'adesso cambia le cose'. E invece non è cambiato niente.
ECCO CHE ITALIA ERAVAMO...
Anzi, gli ottavi di finale ci hanno sbattuto in faccia l'assoluta realtà dei fatti. Quella che, con la stessa onestà intellettuale di chi fa 'mea culpa' per aver predicato fiducia nel tecnico, sempre da queste pagine in fondo avevamo già visto in quei chiari pericoli all'orizzonte. Poche settimane fa ci chiedevamo infatti "Spalletti, che Italia siamo?", sottolineando come a differenza delle ultime due campagne europee ci stessimo presentando a Euro 2024 come un cantiere a cielo aperto. Mai un affare, guardando la storia degli Azzurri. Ma questi mutanti siamo stati.
QUANTA CONFUSIONE
Dal famoso 4-3-3 nelle qualificazioni; diventato 3-4-2-1 nelle amichevoli americane, mutatosi in 4-2-3-1 nell'amichevole con la Turchia e ancora divenuto 3-4-2-1 nell'ultima con la Bosnia. E poi il 4-2-3-1 - ma con differenti interpreti - con Albania e Spagna mutatosi in 3-5-2 con la Croazia per concludere in 4-3-3, di nuovo, con la Svizzera. Spalletti dalla Spagna in poi non solo non ha più messo in campo una formazione uguale all'altra, ma ne ha stravolto gli interpreti alla ricerca di, a questo punto, non si sa quale magica quadra.
CON LA SVIZZERA
Quel che sappiamo è che nell'ultimo esperimento berlinese degli ottavi di finale, abbiamo visto il peggio del peggio. Gli Azzurri in versione totalmente sperimentale - dall'emergenza Mancini alla carta a sorpresa Fagioli in regia ed El Shaarawy esterno alto - hanno toppato in toto. Messi sotto da una Svizzera che, di contro, sembrava sapesse esattamente cosa aspettarsi e cosa fare; e questo nonostante pronosticare l'undici titolare di Spalletti fosse diventata pratica degna di un 6 all'Enalotto. Quella con la Svizzera è stata la partita peggiore dell'europeo per l'Italia. Peggiore persino di quell'1-0 fasullo con la Spagna in cui Donnarumma ha tenuto più o meno a galla un'imbarcazione che faceva acqua da tutte le parti. Con gli elvetici gli Azzurri hanno infatti veramente fatto una figuraccia, esprimendo un'idea di calcio confusa e una condizione fisica francamente aberrante. Quest'ultima, per carità, condizione comune a tante Nazionali di blasone tanto quanto l'Italia. Ma alla fine non scusante per uscire tutti con una pacca su una spalla e il più classico dei "vabbé, ci rivediamo alla prossima".
MIRACOLI E FALLIMENTI
Che poi il problema è persino più grave. Perché l'andarci giù pesante - leggasi gli ultimi due fallimenti nelle qualificazioni ai mondiali - non ha funzionato. Così come non ha funzionato, evidentemente, provare ad avere fiducia e lasciare fare chi di dovere. Per la verità in Italia sembra non funzionare più nulla. Che poi ci porta al problema di fondo, quello che da anni continuiamo a nascondere sotto il 'tappeto di commissari tecnici' a cui abbiamo chiesto miracoli. E che miracoli spesso hanno fatto. Perché l'Italia del 2016 era poverissima di valori tecnici dal centrocampo in su ancor più di questa; e solo il lavoro del fenomeno Conte l'ha salvata. Perché l'Italia del 2021 non era certo la squadra più forte d'Europa, checché ne dica lo straordinario, meraviglioso, unico e indimenticabile percorso che ci ha coronato a Wembley. Perché l'Italia, al di là degli errori di Spalletti per non aver trovato quella quadra predefinita che ci auguravamo trovasse ben prima degli 'esprimenti' - perché di questo si è trattato - di questo europeo, è nei suoi valori di massima probabilmente più vicina alla realtà in questa eliminazione agli ottavi che nel titolo di 3 anni fa o nel mezzo miracolo di Bordeaux ai quarti del 2016. È una squadra che sta tra le prime sedici - SEDICI... - d'Europa, e che a quel livello può essere tranquillamente eliminata da una Svizzera gagliarda e ordinata. Niente di più. Questo ci ha detto il cammino. Questo ci ha detto l'ultima partita. Questa è la realtà dei fatti: quella di una squadra che torna a casa quando gli altri iniziano a fare sul serio; e che in fondo ha rischiato di farlo addirittura ben prima.
QUALE FUTURO
Il problema, casomai, è che dopo questa disfatta - l'ennesima di questo terribile decennio che al di là del clamoroso trionfo del 2021 ci ha dato quasi sempre delle gran batoste - ci nasconderemo di nuovo dietro il giochino del trovare il prossimo commissario tecnico, dell'uomo a cui chiedere di fare le nozze coi fichi secchi. Diremo: "È il fallimento di Spalletti", come se fosse davvero SOLO il fallimento di Spalletti. Dimenticando tutto il resto. Dimenticando i valori alla base. Dimenticando le difficoltà di un sistema che da anni ormai fatica a trovare, produrre e valorizzare talento dentro i nostri confini. Perché nella confusione di Spalletti in Italia-Svizzera in fondo si può leggere anche quello: un disperato tentativo di inventarsi qualcosa. Non ci è riuscito. Ma non ci riesce da un po' l'Italia come sistema calcio. E qualcuno dovrebbe fare qualcosa. Sapete invece quale sarà la soluzione? Beh, la più semplice: cercare un altro commissario tecnico. Sotto a chi tocca. In bocca al lupo a chi viene. O, poco cambia, a chi resta.