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    Chiesa non è Sinner e Pellegrini non è un 10, ma Fagioli può diventare il Calhanoglu dell'Italia

    Chiesa non è Sinner e Pellegrini non è un 10, ma Fagioli può diventare il Calhanoglu dell'Italia

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Chiesa non è Sinner. E sinceramente, non ci va neanche vicino. A novembre scorso, Spalletti aveva azzardato il paragone, sullo slancio della doppietta segnata dal buon Federico contro la Macedonia del Nord. Il diretto interessato si era schernito: "Devo ancora migliorare". Imputato di non saper valorizzare il talento azzurro come fosse un ciuffo color carota, Allegri - al solito - si era difeso. Con ironia aveva buttato, anziché il pallone in corner, la pallina di là dalla rete: "Chiesa gioca a tennis?". Come dire tutto e nulla. Oppure: parliamo di altro. 
    Parliamone, invece. Perché nel giorno in cui Sinner diventa numero uno al mondo, Chiesa offre una prestazione da Top 50 d'Europa. Non di più. Jannick è un mostro di regolarità e serenità. Chiesa è alterno, scostante e anche un po' ombroso. Poi c'è il talento, certo. Quello del tennista sembra imparagonabile a nessun giocatore dell'Italia di Spalletti. 

    Chiesa è un jolly. Quando va bene, pesca una, due, anche tre giocate magiche. E possono diventare uno, due, persino tre gol o assist a partita. Quando invece il jolly si nasconde nel mazzo di carte, Chiesa manda tutto all'aria. 
    Si spera che all'Europeo il "ragazzo" (ormai quasi ventisettenne) aggiunga alle sue prestazioni quella regolarità che non ha mai avuto. Non è questione di ruolo: che sia ala nel tridente o seconda punta, Federico Chiesa parte sempre dallo stesso giardinetto e tenta sempre le stesse cose. A volte gli riescono. Altre no. Ed è questa la differenza. Non l'allenatore e nemmeno i compagni, con cui ha pochissimi scambi e connessioni. La sua partita assomiglia alla sfida diretta contro un unico avversario. Però lui non è Sinner. E il calcio non è il tennis "uno contro uno". 



    Con l'elenco dei "non è", qui si potrebbe continuare con Lorenzo Pellegrini che non è un numero 10. Ma sarebbe ingeneroso e cinico, soprattutto all'indomani della visita dei magnifici numeri 10 della storia italiana: Rivera, Antognoni, Baggio, Totti e Del Piero. Che poi anche loro non erano uguali nelle caratteristiche. Rivera e Antognoni più registi. Baggio nove e mezzo, secondo la mitica definizione di Gianni Agnelli. Totti e Del Piero di fatto attaccanti. E senza guardare troppo alla posizione in campo e agli schemi, tutti godevano di un talento purtroppo sconosciuto a questa nazionale. Si è visto anche nell'amichevole con la Turchia, dove pure i commenti sono stati addolciti dalla più classica delle scuse, il "pesante lavoro fatto in questi giorni". Come se invece la Turchia fosse fresca come una rosa… 

    Chiesa non è Sinner, Pellegrini non è Totti. La preparazione è uguale per tutti. E si potrebbe continuare altri confronti. Tipo questo Di Lorenzo che non è più il Di Lorenzo del Napoli dello Scudetto. Meglio stoppare critiche e paragoni, altrimenti si fa buio a Coverciano. Al debutto europeo contro l'Albania sarà un'altra storia e poi si vedrà. Anche perché si intravede un raggio di sole, almeno a centrocampo. Lì dove Fagioli non è Calhanoglu, ma almeno un po' si avvicina. 

    @SandroSabatini
     

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