UNA RISPOSTA C'E' - Non è tanto la Serie A a non essere più allenante o competitiva in senso generale: semplicemente non lo è per la nostra Nazionale, perché gli Azzurri che vengono messi alla prova in Italia e in Europa sono pochi, troppo pochi per dare gli strumenti necessari al CT di turno di avere un bacino di selezione, tanto ampio, da poter scegliere un rosa che sia davvero competitiva rispetto al resto delle compagini europee. Chiaro come serva una riforma decisiva che porti club e Federazione a trovare un punto d’incontro per valorizzare il calcio italiano. Il talento c’è – leggasi l’Under 17 campione d’Europa – ma va coltivato, analizzato, coccolato e messo in risalto. Serve mettersi alla pari rispetto a Francia, Germania e Spagna, nazioni che hanno centri federali di assoluta e innovativa modernità che permettono ai talenti di crescere verso un’unica e singola direzione: portare giocatori alla Nazionale maggiore. Gli Mbappé, i Musiala, gli Yamal non sono frutto del caso, ma di un’esperienza e di un’organizzazione ragionata e condivisa, dotandosi di strutture adatte al vero obiettivo da centrare. In Italia va valorizzato il talento, va data fiducia ai giovani e va permessa la loro crescita per tornare a plasmare calciatori generazionali che possano segnare epoche nel nostro calcio. La Serie A stessa ne sarà grata, aumentando le percentuali di italiani in campo e di conseguenza anche l’Italia ne gioverà. Strutture migliori, talenti maggiori, campionato sempre più competitivo e una Nazionale che può sognare di tornare grande. Basta poco, basta crederci e mettersi all’opera. Alle istituzioni il compito, ai club l’intelligenza di capire: il movimento azzurro ha bisogno di rinascere, ora o mai più.