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    Italia, 5 gol e un sospiro di sollievo. Ma con l'Ucraina niente blackout

    Italia, 5 gol e un sospiro di sollievo. Ma con l'Ucraina niente blackout

    • Alberto Polverosi
      Alberto Polverosi
    Anche stavolta col fiatone, con un pizzico di paura, con la sensazione che pure a ‘sto giro la Macedonia poteva farci lo scherzetto. Dal 3-0 e dominio totale degli azzurri alla fine del primo tempo al 3-2 alla mezz’ora della ripresa. Poi, per fortuna, è arrivato il 4-2 di Raspadori e l’incubo è svanito. Il 5-2 nel recupero di El Shaarawy è servito per ristabilire definitivamente le debite distanze. Ora puntiamo dritti su Leverkusen, lunedì sera con l’Ucraina ci basterà il pareggio per conquistare la qualificazione all’Europeo, ma se l’Italia ripete quella mezz’ora terribile non sarà facile. In quei 30', il ct macedone ha fatto meglio di Spalletti: decisivi in senso positivo i suoi cambi, sbagliati (uno su tutti: Zaniolo per Chiesa) quelli del ct azzurro.

    UN TEMPO DI SOLA ITALIA - I primi 45' sono stati tutti della Nazionale. Abbiamo segnato il primo gol sullo sviluppo di un angolo, abbiamo sbagliato un rigore (Jorginho, chi altri se non lui?) fischiato per un tocco di mano sempre dopo un angolo, abbiamo segnato il 2-0 con una labbrata di Chiesa e il 3-0 con un tiro a giro dello stesso juventino, ma soprattutto abbiamo dominato il primo tempo col gioco, mettendo sotto la Macedonia come non era mai successo nelle due precedenti sfide.

    I CAMBI GIOCO -  L’Italia ha preso possesso della partita fin dall’inizio e ha schiacciato una squadra tecnicamente più debole anche se in realtà questa debolezza, questa netta inferiorità, non si era manifestata nella terribile notte di Palermo e nemmeno in quella recente di Skopje. Nel primo tempo la Macedonia è entrata nell’area azzurra appena due volte ma senza mai arrivare alla conclusione. Il suo impianto di gioco era elementare: difesa a oltranza con marcature a uomo a tutto campo. Il talentuoso Bardhi su Jorginho, Ademi su Barella e Elezi su Bonaventura, dietro cinque difensori. L’effetto più immediato era la libertà concessa nell’impostazione a Gatti considerato, a ragione, il meno tecnico del quartetto difensivo. Ma l’idea di Spalletti era superiore a quella del suo collega Milevski: i cambi gioco. Da destra a sinistra, Berardi per Chiesa, e da sinistra a destra, Dimarco per Berardi, gli azzurri aprivano spazi. Erano sicuri di loro stessi, convinti di una superiorità tecnica che sembrava sempre più evidente.

    BEL GIOCO - Con un’azione splendida, tutta in verticale, l’Italia ha segnato dopo meno di un quarto d’ora con Raspadori, pizzicato però in fuorigioco dal guardalinee. Quattro minuti dopo il gol buono: cross di Raspadori, dopo uno scambio alla bandierina con Dimarco, palla sul secondo palo dove la difesa macedone aveva lasciato piena libertà a Darmian, colpo di testa e pratica non risolta però ben indirizzata. Sotto di un gol, alla Macedonia non è nemmeno passata per la mente l’idea di uscire dalla propria metà campo ma gli azzurri, giocando in velocità, hanno creato ugualmente dei pericoli.

    JORGINHO E IL DISCHETTO STREGATO - Aveva segnato un interista e gli juventini, a poco più di una settimana dalla grande sfida, non potevano stare a guardare. Così Federico Chiesa è salito sulla scena, prima con un assist per Raspadori, poi con un sinistro senza troppa precisione, infine con la doppietta. E pensare che dopo un paio di minuti il rude Dimoski lo aveva steso facendogli male, tantoché si temeva la sostituzione. Per fortuna non è andata così. Chiesa si è scatenato dopo il terzo errore consecutivo, in Nazionale, di Jorginho dal dischetto. Il rigore era stato fischiato per un evidente tocco di mano di Seramifov su girata di testa di Gatti dopo un angolo. Solito saltellino e solita esecuzione inguardabile, per Dimitrievski non è stata una parata complicata. Forse ora Spalletti non si aspetterà più che sul dischetto si presenti di nuovo Jorginho.

    LA DOPPIETTA DI CHIESA - Da una rimessa laterale, Barella si è inventato un colpo di tacco al limite dell’area per Chiesa e lo juventino non ci ha pensato due volte a far partire una bordata di destro che ha chiuso la rapida corsa nell’angolino. Era il 41', sei minuti dopo lancio di Berardi ancora per Chiesa che ha puntato Manev e in area ha cercato il palo lontano. La mira era precisa, ma la deviazione di Manev ha tolto a Dimitrievski ogni possibilità di agguantare la palla. Tre a zero negli spogliatoi, via più sereni verso Leverkusen. O almeno così immaginavamo.

    CAMBI E GOL DELLA MACEDONIA -  Nell’intervallo il ct macedone ha ribaltato la squadra. Tre sostituzioni e nuovo assetto tattico con la difesa a 4. Il cambio più fortunato è stato quello di Atanasov per Ademi. L’Italia è rientrata un po’ più lenta, più compassata, forse perfino troppo sicura del 3-0 e non concentrata come nel primo tempo, così ha preso gol di testa da Atanasov su cross di Alioski dopo 7 minuti. Nell’occasione, male tutta la difesa a cominciare da Donnarumma rimasto piantato fra i pali invece di uscire. Lo schiaffone ha portato alla reazione immediata dell’Italia che, con Bonaventura e Barella in tandem, hanno avuto una palla-gol clamorosa finita con la deviazione in angolo di Dimitrievski.

    FISCHI A ZANIOLO - Dopo un’ora, anche Spalletti ha cominciato a cambiare: dentro Zaniolo (fischiato nel suo vecchio stadio), Cristante e Frattesi per Chiesa, Jorginho e Bonaventura. La Macedonia era uscita dai blocchi e cominciava a farsi vedere trovando spazi fra le linee ora non più corte della squadra azzurra. L’Italia sembrava smarrita e ancora Atanasov, con un tiro da fuori deviato da Acerbi, l’ha spinta sull’orlo del precipizio. Il 3-2 al 29' dava inizio a un’altra partita. Con un avversario più consistente avremmo rischiato di più anche perché gli inserimenti di Spalletti avevano abbassato il livello tecnico dell’Italia. Il cambio meno felice è stato quello di Zaniolo per Chiesa. L’ex romanista ha allontanato la palla dopo il fischio dell’arbitro e ha preso il giallo. Entrerà in diffida. Bravo. E un bel “bravo”, fatto di urlacci, l’ha preso anche da Spalletti quando, dopo aver perso un contrasto, è rimasto a terra senza inseguire l’avversario. Così, in Nazionale, non si gioca, e non solo in Nazionale.

    I PICCOLETTI - Per fortuna ci hanno pensato prima Raspadori e poi El Shaarawy, certo non due giganti, a rimettere le cose a posto. L’attaccante del Napoli ha segnato il 4-2 a 10' dalla fine, il romanista ha firmato il 5-2 su cross di Dimarco in pieno recupero. Un bel sospiro di sollievo e cinque gol che ci dovranno dare una spinta verso Leverkusen. Basta non ripetere quella mezz’ora macedone...

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