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  • Is Arenas, calcio italiano all'ultimo stadio

    Is Arenas, calcio italiano all'ultimo stadio

    Lo scandalo nazionale che risponde al nome di Is Arenas e costituisce un quotidiano oltraggio ai sardi, alla Sardegna e agli appassionati di calcio sotto tutte le bandiere, oggi si è arricchito di un nuovo capitolo. 

    Stamane, il Cagliari ha dato uno schiaffo al comune di Quartu Sant'Elena, annunciando che se ne va da Is Arenas. I rossoblù giocheranno le ultime partite interne del campionato a Trieste. Poi, si vedrà. 
    In attesa di sapere come andrà a finire questa vicenda, che definire kafkiana è dire poco e, mentre incontenibile è l'indignazione per ciò che è accaduto e sta accadendo, ci sono alcuni punti fermi da non dimenticare.
     
    1) Non esiste al mondo e, probabilmente, nell'intera Via Lattea, un caso paragonabile a Is Arenas, di cui fanno le spese i tifosi, gli abbonati del Cagliari e chi lavora a Is Arenas. Il resto, tutto il resto è fuffa. Anzi, muffa che scaturisce dalle beghe fra i politici locali, dai contenziosi burocratici, dalle ripicche e dalle controripicche, dalle cervellotiche decisioni della Confindustria del pallone che fra partite a porte chiuse, semichiuse e aperte, campi neutri, rinvii, ritardi, deroghe e proroghe, prefiltraggi e tornelli, ha collezionato una tale serie di figuracce da comprometterne la credibilità. Provate a immaginare che cosa sarebbe successo in Premier League o in Bundesliga o nella Liga se una squadra avesse dovuto sopportare le vicissitudini toccate al Cagliari: i responsabili del disastro sarebbero stati i primi ad essere mandati  casa a calci nel sedere. 
     
    2)  Nonostante lo scaricabarile di cui la cronaca è stata teatro anche in questi giorni (ci è toccato pure sentire Galliani parlare di "campionato alterato" e Lotito soggiungere che "la Lega non ha colpe"), in ambito sportivo devono essere chiamati in causa la Federcalcio e la Lega di Serie A, ente organizzatore della massima competizione professionistica. Negli ultimi otto mesi non c'è stato uno, dicasi un intervento degno di questo nome, che abbia avuto una vaga efficacia. La nomina dell'ex prefetto Serra, come presunto deus ex machina della situazione ha partorito una montagna di parole. E basta. Stiamo sempre aspettando che il neopresidente del Coni, nella sua qualità di capo dello sport italiano, prenda posizione sulla vicenda. 
     
    3) E' impressionante come al Palazzo del calcio, non freghi proprio nulla dei diritti dei tifosi, del Cagliari, della sua gente. Ancora più impressionante, però, è la civiltà dei sostenitori rossoblù, il loro attaccamento alla squadra, la loro cocciuta volontà di resistere ai soprusi e alle soperchierie. Degno contraltare di questa condotta è il comportamento dei giocatori e dei due allenatori, protagonisti di una stagione memorabile. Se non ci fosse stato il tormento Is Arenas, se il Cagliari avesse potuto giocare regolarmente le gare casalinghe, se il suo campionato (il suo, Galliani) non fosse stato alterato dall'incubo stadio, probabilmente oggi la squadra di Cellino si batterebbe per entrare in Europa.
     
    5) In attesa della conclusione dell'inchiesta giudiziaria, un messaggio forte e chiaro deve essere lanciati alle istituzioni locali, infestate da troppi ponziopilato. Se non hanno ancora capito che cosa significhi il Cagliari per Cagliari e per la Sardegna - e non l'hanno ancora capito - hanno solo una possibilità. Andare a nascondersi. 
     
    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com
     

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