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    IPhone, proteste nello stabilimento della Foxconn: scontri fra centinaia di dipendenti e polizia

    IPhone, proteste nello stabilimento della Foxconn: scontri fra centinaia di dipendenti e polizia

    • Giacomo Lippi
      Giacomo Lippi
    Nella nottata italiana tra martedì 22 e mercoledì 23, centinaia di dipendenti della fabbrica della Foxconn a Zhangzhou, nell’entroterra cinese, hanno condotta una violenta protesta culminata con vari scontri contro forze dell’ordine e agenti antisommossa. La decisione dei lavoratori è dovuta al trattamento ricevuto dall’azienda in questione, leader del settore tecnologico e capace di produrre circa l’80% degli IPhone destinati al mercato mondiale; proprio per merito di questa caratteristica, la fabbrica viene comunemente definita “IPhone City”. Originaria di Taiwan, l’azienda offre circa 300.000 posti di lavoro. 

    I dipendenti avrebbero, stando alle fonti locali, accusato le condizioni di vita e di sicurezza particolarmente precarie all’interno dello stabilimento, nonché il mancato ottenimento degli onerosi bonus promessi per chiunque fosse rimasto a lavorare nonostante il rigido lockdown imposto nella zona, che ha colpito profondamente, oltre alla FoxConn, anche le restanti aziende presenti nel territorio. Nelle settimane passate, la paura di contagio da COVID-19 ha portato diversi lavoratori a fuggire dalla fabbrica con ogni mezzo possibile, per potere rivedere le proprie famiglie ed evitare di rimanere segregati all’interno dell’edificio. 

    Per ridurre la fuga dei lavoratori e garantire la produzione anche in vicinanza delle feste natalizie, momento di grande richiesta, l’azienda aveva promesso ai suoi dipendenti un lavoro a “circuito chiuso”, per ridurre la possibilità di contagio, ma non solo, poiché alcune delle promesse non mantenute avevano anche un fine economico. Inizialmente il compenso avrebbe dovuto essere di 6000 yuan per due mesi di contratto, prima che la fabbrica cambiasse di propria volontà le condizioni. La modifica apportata nei contratti dei lavoratori sarebbe stata, difatti, il prolungamento del periodo di lavoro fino a marzo, con assenza di compenso per coloro che avrebbero contratto il COVID. Questo ha scatenato un forte senso di rabbia e delusione negli operai, che non hanno perso l’occasione di farsi sentire. 

    Alcuni video resi virali mostrano file di dipendenti che affrontano la polizia al grido “Rispettate i nostri diritti”; contemporaneamente, non manca il sostegno e l’attenzione sui social network, come dimostra la notevole presenza dell’hashtag “FoxConn Riot”, diffuso su Weibo e subito censurato dal “Great Firewall”, termine usato per indicare l’insieme dei principali sistemi di comunicazione cinesi e non solo. 

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