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Inzaghi e l'effetto Sarri al contrario: così la Lazio rischia di buttare via tutto
L'"effetto Sarri"colpisce ancora, e la Lazio così rischia di alzare bandiera bianca per la corsa Champions. Su tutti i fronti, su cui è ancora impegnata, la Lazio rischia di giocarsi le proprie carte con la rosa decimata. Bandiera bianca, ma per impossibilità materiale di metterne in campo 11. La situazione in casa biancoceleste è complicata: la sconfitta contro il Siviglia, di misura, ha certificato il livello di usura della rosa, in un momento molto delicato della stagione. La squadra di Inzaghi ha dovuto fare i conti con il calendario: dai 120' durissimi giocati a Milano, contro l'Inter in Coppa Italia, fino al doppio incontro ravvicinato di campionato contro Frosinone ed Empoli. Tutto nell'arco di una settimana, causa rugby all'Olimpico. E i muscoli dei giocatori biancocelesti sono finiti alle corde. La partita contro il Siviglia è stata iconica: 3 sostituzioni, tutte e 3 obbligate da infortuni. Al termine dell'incontro, in zona mista, all'uscita dagli spogliatoi, si respirava un'atmosfera da lazzaretto. Inzaghi ne è certo: "Milinkovic si sente meglio, verrà valutato per domenica". Ma gli spifferi filtrati da Formello, fino ad ora, lo hanno messo a rischio anche per il ritorno contro il Siviglia di mercoledì 20 febbraio. O nel frattempo è entrata nella vicenda una capatina a Lourdes, o difficilmente recupererà per il Genoa. E non è l'unico: Immobile ha fatto di tutto per esserci, ma già dalle visite mediche della scorsa settimana l'attaccante dava segnali evidenti di forfait. Quelle di Inzaghi potrebbero essere dichiarazioni tattiche, ma la rosa di uomini a sua disposizione langue, nel momento di bagarre Champions, in cui tutte le pretendenti sembrano aver innescato marce alte.
INFORTUNI E SCELTE - Non è solo una questione di infortuni muscolari (che anche in casa Roma e Juventus, per dirne due, si sono fatti sentire) ma di scelte di Inzaghi. Il tecnico sceglie sempre gli stessi. Il livello di usura dei suoi titolarissimi è un "effetto Sarri" che il tecnico non riesce a dominare. Quasi in maniera compulsiva, chiede ai suoi uomini di fiducia (i senatori, tanto per dire, Radu, Lulic, Parolo, Immobile) di tirare la corda il più possibile. Li vuole in campo, costi quel che costi. E difficilmente riesce ad affidare la sua fiducia ad altri: l'utilizzo scarso di Berisha (comunque spesso out per infortunio pure lui), di Durmisi (che sta palesando limiti da quinto, ma che fosse un terzino basso era piuttosto evidente) di Badelj (al suo posto Inzaghi ha dimostrato di poter far entrare chiunque - ieri Cataldi e Durmisi), in una logica di doppioni molto rigida e poco flessibile, rischia di ribaltare il carrozzone biancoceleste.
QUAL E' LA PRIORITA'? - I titolarissimi devono giocare, gli viene spesso chiesto lo sforzo supplementare che poi li può mandare KO. Non è tanto un problema di minutaggio (le altre squadre hanno numeri simili, per i titolari), ma di usura vera e propria. Chiaro, qualcuno a livello medico e muscolare dovrà spiegare l'ecatombe a cui l'ambiente Lazio sta assistendo da settimane, ma le partite ravvicinate non consentono margine di rischio. Il match contro il Genoa di domenica, fondamentale per tenere il passo-Champions, delineerà le gerarchie e gli obiettivi: rischiando Immobile, la Lazio opterà per puntare sul campionato, di fatto derubricando il ritorno a Siviglia di mercoledì a partita meno importante (che comunque è ancora impegno abbordabile, con la squadra di Machin che non è riuscita a chiudere i conti, perché in evidente crisi d'identità). Anche questo è "effetto Sarri": qualcuno si ricorda come ha lasciato a Napoli l'ultima competizione europea? Non solo: l'effetto Sarri è quello, per dire, che di fatto ha buttato alle ortiche la corsa Champions della scorsa stagione. Immobile out nelle ultime giornate, la sfida decisiva di Crotone giocata con Caicedo, che, al netto di grande impegno, ha sbagliato il gol che poteva mandare per direttissima la Lazio a sentire la musichetta tanto agognata.
L'"effetto Sarri" in casa Lazio ha un grosso handicap: non porta gli immensi benefici che il tecnico del Chelsea regalava ai suoi a Napoli. Il bel gioco spumeggiante quest'anno in casa biancoceleste non si è mai visto, e difficilmente la Lazio chiuderà la stagione con 91 punti, +48 di differenza reti e l'amore incondizionato dei tifosi nelle generazioni a venire, come ha fatto il Napoli. "L'effetto Sarri", a Formello, rischia di far saltare il banco: qualcuno dovrà interrogarsi su tutti questi infortuni, e Inzaghi dovrà capire cosa fare. O usura tutti i suoi fedelissimi, tira la corda o domina le sue pulsioni sceglie di fidarsi di qualcun altro. Anche, se, girandosi verso la panchina, non sempre lo scenario è consolante. Sarà forse questo, alla fine, il vero problema di Simone Inzaghi?
INFORTUNI E SCELTE - Non è solo una questione di infortuni muscolari (che anche in casa Roma e Juventus, per dirne due, si sono fatti sentire) ma di scelte di Inzaghi. Il tecnico sceglie sempre gli stessi. Il livello di usura dei suoi titolarissimi è un "effetto Sarri" che il tecnico non riesce a dominare. Quasi in maniera compulsiva, chiede ai suoi uomini di fiducia (i senatori, tanto per dire, Radu, Lulic, Parolo, Immobile) di tirare la corda il più possibile. Li vuole in campo, costi quel che costi. E difficilmente riesce ad affidare la sua fiducia ad altri: l'utilizzo scarso di Berisha (comunque spesso out per infortunio pure lui), di Durmisi (che sta palesando limiti da quinto, ma che fosse un terzino basso era piuttosto evidente) di Badelj (al suo posto Inzaghi ha dimostrato di poter far entrare chiunque - ieri Cataldi e Durmisi), in una logica di doppioni molto rigida e poco flessibile, rischia di ribaltare il carrozzone biancoceleste.
QUAL E' LA PRIORITA'? - I titolarissimi devono giocare, gli viene spesso chiesto lo sforzo supplementare che poi li può mandare KO. Non è tanto un problema di minutaggio (le altre squadre hanno numeri simili, per i titolari), ma di usura vera e propria. Chiaro, qualcuno a livello medico e muscolare dovrà spiegare l'ecatombe a cui l'ambiente Lazio sta assistendo da settimane, ma le partite ravvicinate non consentono margine di rischio. Il match contro il Genoa di domenica, fondamentale per tenere il passo-Champions, delineerà le gerarchie e gli obiettivi: rischiando Immobile, la Lazio opterà per puntare sul campionato, di fatto derubricando il ritorno a Siviglia di mercoledì a partita meno importante (che comunque è ancora impegno abbordabile, con la squadra di Machin che non è riuscita a chiudere i conti, perché in evidente crisi d'identità). Anche questo è "effetto Sarri": qualcuno si ricorda come ha lasciato a Napoli l'ultima competizione europea? Non solo: l'effetto Sarri è quello, per dire, che di fatto ha buttato alle ortiche la corsa Champions della scorsa stagione. Immobile out nelle ultime giornate, la sfida decisiva di Crotone giocata con Caicedo, che, al netto di grande impegno, ha sbagliato il gol che poteva mandare per direttissima la Lazio a sentire la musichetta tanto agognata.
L'"effetto Sarri" in casa Lazio ha un grosso handicap: non porta gli immensi benefici che il tecnico del Chelsea regalava ai suoi a Napoli. Il bel gioco spumeggiante quest'anno in casa biancoceleste non si è mai visto, e difficilmente la Lazio chiuderà la stagione con 91 punti, +48 di differenza reti e l'amore incondizionato dei tifosi nelle generazioni a venire, come ha fatto il Napoli. "L'effetto Sarri", a Formello, rischia di far saltare il banco: qualcuno dovrà interrogarsi su tutti questi infortuni, e Inzaghi dovrà capire cosa fare. O usura tutti i suoi fedelissimi, tira la corda o domina le sue pulsioni sceglie di fidarsi di qualcun altro. Anche, se, girandosi verso la panchina, non sempre lo scenario è consolante. Sarà forse questo, alla fine, il vero problema di Simone Inzaghi?