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Milan: Inzaghi, ci vuole più coraggio!
Rimandati. Se la partita contro la Juventus rappresentava una sorta di esame di maturità per il "giovane" Milan di Inzaghi, la sfida contro i Campioni d'Italia in carica ha emesso un verdetto molto chiaro: la distanza tra le due formazioni è ampia come non mai e l'entusiasmo rossonero non è bastato ad arginare lo strapotere tecnico espresso dalla formazione di Allegri. Un divario emerso al termine di una gara tutt'altro che trascendentale e giocata per larghi tratti sotto ritmo, ma che hanno evidenziato una volta di più cosa significhi costruire una squadra con pochi soldi e cercando di tappare le falle alla bene e meglio e quali siano i risultati di una programmazione partita qualche anno fa che preveda l'aggiunta di tasselli di qualità a una macchina che funziona a memoria.
NON SI PUO' SOLO DIFENDERE - E' stata anche la sfida a distanza tra i due allenatori, con Allegri che ha prevalso alla distanza senza doverci mettere del suo, ma inserendo il pilota automatico alla sua Juventus e accettando come un gentile dono la scelta di Inzaghi di consegnargli la partita senza opporre resistenza. Corsa e coraggio avevano contraddistinto le prime prove stagionali dei rossoneri contro Lazio e Parma, a mascherare sì i limiti di gioco e difensivi della squadra, ma dando comunque una sensazione di compattezza, di freschezza e di novità rispetto al recente passato. Caratteristiche che sono venute drammaticamente a mancare nel primo vero test stagionale al cospetto dei più forti; pensare di affidarsi esclusivamente alla difesa a oltranza, alle ripartenze di El Shaarawy e alle giocate estemporanee di Menez e Honda ha avuto tutti i crismi della resa incondizionata.
CAMBI IN RITARDO - Persino il Milan pieno di problemi guidato da Seedorf nella seconda metà dell'ultima stagione aveva tenuto testa, mettendola anche in difficoltà nel primo tempo, allla Juventus di Conte. Applicazione difensiva coniugata a quella voglia di ripartire e di colpire l'avversario che ieri è mancata del tutto. E a chi fa notare che è difficile creare gioco con un centrocampo imperniato solo sui muscoli di de Jong, Poli e Muntari, noi ribattiamo che in panchina Inzaghi aveva Bonaventura e van Ginkel, elementi freschi e con maggiore geometrie dei loro compagni di ruolo. Particolarmente discutibile è stata la scelta di far terminare la partita a Muntari, decisamente sottotono per largi tratti del match, nullo in copertura e in fase offensiva soprattutto nel secondo tempo. Arrivare a circa venti minuti dalla fine sullo 0-0 avrebbe dovuto indurre il tecnico rossonero a compiere le mosse necessarie per provare a piazzare il colpo a sorpresa, perchè c'è modo e modo di perdere e il Milan di ieri è stato quanto di più lontano si potesse immaginare dalla sua vocazione spicatamente offensiva che ha contraddistinto l'epopea berlusconiana.
NON SI PUO' SOLO DIFENDERE - E' stata anche la sfida a distanza tra i due allenatori, con Allegri che ha prevalso alla distanza senza doverci mettere del suo, ma inserendo il pilota automatico alla sua Juventus e accettando come un gentile dono la scelta di Inzaghi di consegnargli la partita senza opporre resistenza. Corsa e coraggio avevano contraddistinto le prime prove stagionali dei rossoneri contro Lazio e Parma, a mascherare sì i limiti di gioco e difensivi della squadra, ma dando comunque una sensazione di compattezza, di freschezza e di novità rispetto al recente passato. Caratteristiche che sono venute drammaticamente a mancare nel primo vero test stagionale al cospetto dei più forti; pensare di affidarsi esclusivamente alla difesa a oltranza, alle ripartenze di El Shaarawy e alle giocate estemporanee di Menez e Honda ha avuto tutti i crismi della resa incondizionata.
CAMBI IN RITARDO - Persino il Milan pieno di problemi guidato da Seedorf nella seconda metà dell'ultima stagione aveva tenuto testa, mettendola anche in difficoltà nel primo tempo, allla Juventus di Conte. Applicazione difensiva coniugata a quella voglia di ripartire e di colpire l'avversario che ieri è mancata del tutto. E a chi fa notare che è difficile creare gioco con un centrocampo imperniato solo sui muscoli di de Jong, Poli e Muntari, noi ribattiamo che in panchina Inzaghi aveva Bonaventura e van Ginkel, elementi freschi e con maggiore geometrie dei loro compagni di ruolo. Particolarmente discutibile è stata la scelta di far terminare la partita a Muntari, decisamente sottotono per largi tratti del match, nullo in copertura e in fase offensiva soprattutto nel secondo tempo. Arrivare a circa venti minuti dalla fine sullo 0-0 avrebbe dovuto indurre il tecnico rossonero a compiere le mosse necessarie per provare a piazzare il colpo a sorpresa, perchè c'è modo e modo di perdere e il Milan di ieri è stato quanto di più lontano si potesse immaginare dalla sua vocazione spicatamente offensiva che ha contraddistinto l'epopea berlusconiana.