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    Intermania: favoriti per lo scudetto nonostante il mercato, ecco di chi sono meriti e colpe

    Intermania: favoriti per lo scudetto nonostante il mercato, ecco di chi sono meriti e colpe

    • Cristian Giudici
    Corsa contro il tempo. A due settimane dalla prima giornata di campionato a San Siro contro il Monza, l'Inter è ancora incompleta. Nonostante ciò, i bookmakers danno i nerazzurri come favoriti per la vittoria dello scudetto. Eppure, rispetto alla passata stagione, Simone Inzaghi ha perso la spina dorsale: Onana, Skriniar, Brozovic, Dzeko e Lukaku, praticamente mezza squadra titolare. Entro fine mese arriveranno almeno altri quattro rinforzi: un portiere (Sommer), un difensore (Demiral, Toloi, Chalobah, Djaló o Tomiyasu), un centrocampista (Samardzic) e un attaccante tra Balogun, Beto e Morata. Ma, a oggi, l'allenatore non ha potuto ancora lavorare con nessuno di loro. Un particolare non di poco conto, ma comune ad altri grandi club. 

    NAPOLI - Analizziamo la situazione delle squadre arrivate davanti all'Inter in campionato. Il Napoli sapeva da mesi di perdere Kim, passato al Bayern Monaco per 50 milioni di euro, eppure il suo sostituto non è ancora a disposizione del nuovo tecnico Rudi Garcia. Dopo una corrida di nomi (Danso, Inacio, Itakura, Ito, Kilman, Lacroix, Lukeba, Mavropanos, Murillo e Sutalo) alla fine arriverà quello meno costoso di tutti: il giovane brasiliano Natan dal Bragantino per 10 milioni. 

    LAZIO - Per non parlare della Lazio, dove Sarri non può che essere insoddisfatto del mercato condotto dal presidente Lotito, ancora alle prese con il caso Luis Alberto. Quasi un mese dopo la cessione di Milinkovic-Savic all'Al-Hilal per 40 milioni, è appena arrivato il giapponese Kamada a parametro zero dall'Eintracht Francoforte. Senza dimenticare tutti gli altri centrocampisti trattati dai biancocelesti: Fernandes, Fred, Hjulmand, Jorginho, Lopez, Paredes, Torreira, Ricci, Sow, Zakharyan e Zielinski. 

    JUVE - Infine la Juventus, che sul campo ha fatto gli stessi punti dell'Inter. Finora l'unico acquisto è quello di Weah. Giuntoli è ancora al lavoro per regalare ad Allegri un difensore, un esterno (Castagne), un centrocampista (dopo aver perso Milinkovic, Frattesi e Kessié) e un attaccante: Lukaku, un profilo molto diverso da Vlahovic per età, costi e qualità. Le eccezioni in Italia sono rappresentate da Atalanta e Milan, che però hanno sacrificato due gioielli del calibro di Hojlund (75 milioni) e Tonali (65 milioni), ceduti in Premier League rispettivamente a Manchester United e Newcastle. 

    ALL'ESTERO - Difficoltà del genere riguardano anche i grandi club stranieri: basti pensare alle squadre campioni in carica, fatta eccezione per il Manchester City che ha speso 120 milioni per i due nazionali croati Kovacic (30) e Gvardiol (90). Gundogan è passato a parametro zero al Barcellona, che con la stessa formula ha preso Inigo Martinez. Xavi può ottenere Cancelo da Guardiola, ma perderà Kessié (all'Al-Alhi) e Dembelé, destinato al PSG. I francesi prenderanno pure Gonçalo Ramos dal Benfica, ma rischiano di perdere Mbappé, sempre nel mirino del Real Madrid. Infine il Bayern Monaco deve ancora trovare un portiere e un attaccante (Kane), proprio come l'Inter. 

    PER COLPA DI CHI? - Il calcio è uno sport di squadra e le responsabilità vanno sempre divise, ma nel caso dell'Inter viene difficile puntare il dito contro i dirigenti. Anzi, Marotta e Ausilio stanno facendo i miracoli per mantenere la squadra competitiva nonostante la proprietà cinese abbia chiuso i rubinetti ormai già da qualche anno. Se non riescono a convincere i club stranieri ad accettare formule e tempi di pagamento come fanno in Italia, non gliene si può fare una colpa. Il primo responsabile è uno e si chiama Zhang. Essere presidente dell'Inter rappresenta un grande onore, ma comporta oneri altrettanto pesanti. Dai quali non ci si può nascondere: è troppo facile metterci la faccia e parlare soltanto quando si vincono dei titoli. Non si può andare avanti così ancora a lungo: prima o poi (meglio prima che poi) bisognerà decidersi a passare la mano, senza speculare ancora troppo sulla pelle dei tifosi. 
     

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