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    Intermania: Agnelli, non si può paragonare il Coronavirus a Calciopoli

    Intermania: Agnelli, non si può paragonare il Coronavirus a Calciopoli

    • Cristian Giudici
    "Non vogliamo vincere così, non siamo l'Inter". Andrea Agnelli ha messo un like a questo post, che su Twitter commentava l'assegnazione del titolo di campione di Francia al Paris Saint-Germain. Entrambi i paralleli non reggono: con una partita giocata in meno il PSG è primo in classifica con ben 12 punti di vantaggio sul Marsiglia, invece la Juve ha solo un punto in più della Lazio; non si possono paragonare tornei fermati da cause di forza maggiore come la pandemia Coronavirus a campionati falsati da illeciti associativi come ai tempi di Calciopoli. 

    C'è poi la questione di quei due scudetti sfoggiati dai bianconeri contro ogni regola, ma adesso il punto è un altro. Al giorno d'oggi il calcio italiano non può più permettersi di litigare pensando al passato. Quindi sorvoliamo sulla polemica nata dall'intervista all'ex procuratore federale Giuseppe Pecoraro, che ha denunciato l'assenza del file relativo alla comunicazione tra l'arbitro Orsato e il Var sulla mancata espulsione di Pjanic per un fallaccio su Rafinha nel derby d'Italia di due anni fa a San Siro

    Il presidente della Juventus ha ribadito la "ferma volontà di concludere la stagione". Ecco, bisogna guardare avanti e ripartire da qui. La Serie A ha il dovere di compattarsi per riprendere a giocare, evitando che la già grave crisi economica assuma proporzioni devastanti. Perché, piaccia o non piaccia, il calcio non è più solo un gioco ma rappresenta un'importante industria del Paese. Per tutti i soldi che muove e per i posti di lavoro che crea. Pensare soltanto ai calciatori strapagati è un grosso errore demagogico e populista. 

     

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