Calciomercato.com

  • AFP/Getty Images
    Inter, sembravi l'Atletico di Simeone

    Inter, sembravi l'Atletico di Simeone

    L'edizione odierna della Gazzetta dello Sport analizza la gara dell'Inter e spiega come la squadra di Mancini, arroccata nel 4-4-1-1 disposto dal tecnico, abbia giocato in stile Atletico Madrid:

    BLOCCO GRANITICO - Dove finiscono i demeriti del Napoli, cominciano i meriti dell’Inter, che sono evidenti. L’Inter ha giocato una partita «cholista», in stile Atletico Madrid, rinserrata in due linee principali di gioco, difesa e mediana. Molto formale e teorico il 4-2-3-1 iniziale. Di fatto, incassato il subitaneo vantaggio, Mancini ha allineato i suoi nel più classico dei 4-4-2 o meglio 4-4-1-1, se si considera il redivivo Jovetic più rifinitore che seconda punta, e col polivalente Brozovic in fascia destra. Un blocco unico, compatto, votato alla concretezza e alla semplicità, senza fronzoli né pretese. Saggio atteggiamento agevolato dall’1-0 iniziale, perché il match si è messo subito nel modo migliore per il «Mancio».

    QUANTO SACRIFICIO - La gara l’ha comandata il Napoli, ma tanto controllo – possesso palla 64,3 contro 35,7 a favore degli azzurri – non ha prodotto nulla in fase offensiva. Una delle chiavi va ricercata in Medel e Kondogbia, bravi ad azzerare lo spazio davanti alla linea di difesa. Hamsik non ha mai avuto a disposizione un metro quadrato della cosiddetta terra di nessuno, perché stavolta nella metà campo interista la «no man’s land» non è esistita, e le due ali nerazzurre, Perisic e Brozovic, si sono sacrificate in un gran lavoro di raddoppi su Callejon e Insigne.

    COME L'ATLETICO DI SIMEONE - ​Fatte le debite proporzioni, è sembrato di rivedere l’Atletico di qualche giorno fa contro il Barcellona in Champions. Certo, è un modo di giocare non replicabile contro le piccole. Davanti al Carpi o al Frosinone, l’Inter è chiamata a costruire, non può permettersi di demolire e ripartire come ieri sera. Però col Napoli si è apprezzata un’idea precisa di calcio, un po’ «mourinhana», e viene da pensare che forse, se l’avesse sposata subito, senza perdersi in astruse esplorazioni, oggi Mancini avrebbe meno rimpianti.

    Altre Notizie