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    Il mercato lascia un'Inter più debole in attacco, ma più forte nel complesso

    Il mercato lascia un'Inter più debole in attacco, ma più forte nel complesso

    • Pasquale Guarro
    Un calciomercato appassionante e dinamico, quello condotto per l’Inter dal trio Marotta-Ausilio-Baccin. Una sessione estiva iniziata con il grande tradimento di Lukaku, un voltafaccia che avrebbe potuto generare parecchia confusione in qualsiasi altro ambiente, non a Milano. Non in viale della Liberazione, dove ci sono tre corsari addestrati alle insidie di certi mari in tempesta. Così, come un liquido che si adatta alla forma del recipiente che lo contiene, la dirigenza nerazzurra si è adeguata alla vivace e continua metamorfosi di un mercato reso ancor più instabile dagli arabi, decisi nel voler trasformare la Saudi Pro League in uno dei tornei più competitivi al mondo. Dodici volti nuovi e un rientro dal prestito al Monza, quello di Stefano Sensi. Un reparto interamente cambiato, quello dei portieri, che adesso vede Sommer, Audero e Di Gennaro a difesa dei pali. Grande esperienza a prezzi contenuti, così l’Inter ha sostituito i partenti Onana, Handanovic e Cordaz, garantendo comunque un alto livello di competitività.

    LA DIFESA - La priorità era quella di un braccetto di destra in sostituzione del partente Skriniar. Inzaghi aveva chiesto alla sua dirigenza di puntare profili dalle caratteristiche tecniche differenti rispetto a quelle dello slovacco e Ausilio aveva prontamente trovato una base d’accordo con Azpilicueta. Operazione a costo zero, che avrebbe consentito all’Inter di conservare il bottino per l’attacco. Ma lo spagnolo ha improvvisamente deciso di cambiare i suoi piani dopo essersi consultato con la sua famiglia. È successo che da un momento all’altro, alla sua porta, ha bussato anche l’Atletico di Madrid e a quel punto hanno tutti deciso di fare rientro in Spagna. Da quel momento in poi si sono alternati altri nomi a basso costo: Koulibaly in prestito, Toloi dall’Atalanta, il sondaggio per Tanganga. Tutti saltati, per un motivo o per l’altro. Ha resistito, invece, la candidatura di Benjamin Pavard. Sicuramente il profilo più adatto per la sostituzione di Skriniar, ma anche il più costoso. Un affare divenuto possibile perché nel frattempo si è scelto di adottare un’altra strategia per l’attacco, ma anche perché l’Inter si è ritrovata a disposizione la cifra che aveva destinato all’Udinese per l’acquisto di Samardzic, operazione saltata addirittura dopo che il serbo aveva svolto le visite mediche con i nerazzurri. L’altro arrivo è quello di Yann Bisseck, classe 2000 proveniente dall’Aarhus. Di gran fisico e buona prospettiva, ma ancora molto acerbo. Per lui sono stati investiti 7 milioni di euro.

    GLI ESTERNI - Sulle corsie laterali, invece, l’Inter ha pescato dal mercato un pizzico di imprevedibilità in più. Salutati Bellanova e Gosens, sono arrivati Carlos Augusto e Cuadrado, due richieste di Simone Inzaghi, che già da diversi mesi aveva indicato il brasiliano e il colombiano come rinforzi necessari per il suo 3-5-2. Prestito con diritto che diventa obbligo, per il primo; operazione a zero per il secondo, in scadenza di contratto con la Juventus. Il reparto risulta sensibilmente sensibilmente migliorato rispetto a un anno fa, visto che Gosens non ha mai mostrato con continuità le sue qualità e che Bellanova si era mostrato non ancora pronto per certi palcoscenici.

    IL CENTROCAMPO - Orfano di Brozovic, la linea mediana trova comunque elementi di grande affidabilità. Dal Sassuolo è arrivato uno dei calciatori più richiesti del campionato italiano: Davide Frattesi. Ad arricchire la mediana anche Stefano Sensi e Davy Klaassen, acquisto ultimato sul gong. Nel reparto ci sono comunque le incognite legate ad Asllani e appunto Sensi: per quanto riguarda il primo, non ha mai potuto contare sulla piena fiducia da parte del suo allenatore e anche in queste prime due gare di campionato non ha mai trovato spazio; in merito al secondo, invece, sono gli acciacchi fisici che tengono sempre accesa la spia dell’allarme. A tal proposito, l’ex Monza è già fermo ai box per un piccolo fastidio muscolare, niente di grave, fanno sapere da Appiano, ma è a rischio per la sfida contro la Fiorentina. Manca, invece, l’elemento di rottura, il centrocampista con qualche centimetro in più che può tornare utile in alcuni momenti della gara.

    L’ATTACCO - Questo il reparto con le maggiori incognite, non a caso per un lungo tratto della sessione estiva di mercato si è cercato di capire come sostituire al meglio il partente Lukaku. Diversi i nomi che si sono alternati sul taccuino: Balogun, Wahi, Scamacca, Taremi. Poi si è cambiato rotta, anche per volere di Inzaghi, inizialmente fermo sul nome di Morata, ma lo spagnolo era troppo costoso per le casse del club. Il tecnico ha chiesto un profilo pronto, abituato alla Serie A e alla fine i due nomi rimasti erano quelli di Zapata e Arnautovic. L’austriaco offriva più garanzie e l’Inter lo ha riportato a Milano, ma tra lui e Lukaku la differenza è enorme. Sanchez ha riempito invece il vuoto lasciato da Correa, vero flop di mercato di questi anni. Mentre Thuram ha preso il posto di Dzeko, con la 9 dietro la schiena. Un equivoco, visto che il francese sembra tutto tranne che un bomber. Probabilmente lì davanti manca qualche gol, quello offensivo è il reparto in cui l’Inter, alla fine di questa sessione estiva di mercato, risulta sensibilmente indebolita. La speranza, viva, è che il calcio di Inzaghi riesca a portare tanti uomini vicino alla porta avversaria e queste prime due partite hanno confermato che i nerazzurri continuano ad essere una squadra che crea tante palle gol a partita. Se non è rinforzata nell’undici, la squadra di Inzaghi appare almeno più completa nella sua totalità, potendo contare su una panchina di grande qualità. Il voto al mercato svolto non può che essere positivo, partendo dal presupposto che Lukaku ha fatto più danni della grandine.

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