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Da HH a oggi, Inter mai bella ma prima
Striminzito, questo è l’aggettivo giusto per il gioco della capolista di oggi, pronta a laurearsi campione d’inverno. D’altra parte, è difficile ricordare un’ Inter bella e vincente. Il mago H.H. fu certo un grande motivatore, psicologo e sciamano al tempo stesso, ma anche il prode alfiere d’un catenaccio estremo. Intelligente, realista, pragmatica, non bella quell’Inter capace di vincere tutto, con vivo apprezzamento di Brera, teorico della “squadra femmina ” che solo riconoscendo la propria debolezza atletica poteva prevalere.
Quella dei record di Trapattoni si incanalò nel medesimo solco utilitaristico del “primo: non prenderle, poi si vedrà”. E, in fondo anche Mourinho, meteora folgorante e vincente, voleva le punte capaci di fare i terzini, a costo di spompare l’estro di attaccanti velocissimi.
Ora anche quest’ Inter sembra perfettamente incardinata su quel carattere pragmatico-utilitaristico che pare diventare il suo destino. Né fulgido, né entusiasmante, ma vincente nel solco di una tradizione ben radicata. Questo si voleva da Mancini: riportare la squadra al vertice. Riuscirci, senza per altro convincere del tutto, è già un bel successo, ottenuto come si era detto all’inizio del campionato, rivoluzionando e riassestando la difesa. Quel reparto, infatti, rappresentava il vulnus perenne delle squadre mazzarriane e stramaccioniane. Sempre incerto e intimorito, con continue rotazioni che erano la goduria degli avversari. Qualsiasi fossero le invenzioni tattiche, lì dietro si vacillava.
Ogni tanto si rivede ancora la vecchia Inter, come contro la Fiorentina o la Lazio, ma mentre prima avveniva una domenica sì, una no, ora “il primo non prenderle, poi si vedrà” possiede finalmente gli uomini giusti. Soprattutto rappresenta un credo chiaro e lineare. Nell’ umiltà i nerazzurri hanno ritrovato un’identità che mancava loro da tempo.
Basterà per vincere il campionato? Le statistiche dicono che chi gira per prima ha il 70 per cento di probabilità di farcela. Ma le statistiche non sono tutto. Delle quattro ai vertici, l’Inter attualmente è quella che gioca peggio. Però l’avvenenza, nel calcio e non solo, non è tutto. Più che un’Inter bella (per altro non lo era) e impossibile, meglio questa: brutta e possibile. Possibilissima.