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    Inter-Milan, a Inzaghi non basteranno i precedenti: perché Pioli è favorito nell'Euroderby

    Inter-Milan, a Inzaghi non basteranno i precedenti: perché Pioli è favorito nell'Euroderby

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Adesso è ufficiale: Milano, l’unica città che ha vinto la coppa dei Campioni/Champions League con due squadre (7 con il Milan e 3 con l’Inter), sarà di nuovo rappresentata nella finale del 10 giugno a Istanbul. L’ultima volta, coincisa anche con l’ultimo successo italiano, è datata 2010 quando i nerazzurri di Mourinho vinsero contro il Bayern Monaco, mentre per ritrovare una finale con il Milan bisogna risalire al 2007, quando i rossoneri di Ancelotti si presero la rivincita con il Liverpool, due anni dopo quella beffarda sconfitta ai rigori contro gli inglesi proprio a Istanbul. Come vent’anni esatti fa, Milano vivrà così un’altra settimana piena di emozioni con un doppio derby in semifinale che offrirà all’Inter l’occasione per riscattare la bruciante eliminazione dopo due pareggi, quando i gol in trasferta valevano doppio in caso di parità nella somma totale.

    Il passato, però, remoto in questo caso visto che sono passati vent’anni, non conta più e in fondo non conta nemmeno il passato prossimo, perché alla squadra di Inzaghi non bastano i precedenti di quest’anno per considerarsi favorita in partenza. Il 3-0 di gennaio che ha regalato la Supercoppa Italiana ai nerazzurri e l’1-0 in campionato del 5 febbraio che ha steso per la seconda volta il Milan sembrano in realtà molto più lontani, perché la primavera ha risvegliato i rossoneri addormentando i nerazzurri almeno in campionato.

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    Mai nella sua storia, infatti, l’Inter aveva perso tre gare consecutive in casa, senza segnare nemmeno un gol, e soprattutto mai quest’anno era scivolata al quinto posto dopo undici sconfitte, al di sotto dalla zona per partecipare alla prossima Champions. Bene o male, invece, il Milan è un gradino più su, ma al di là della classifica in campionato, proprio le ultime due serate di coppa hanno dimostrato che i rossoneri stanno meglio e possono considerarsi favoriti per almeno due validi motivi.

    Pioli ha trovato undici titolarissimi, non a caso schierati sia all’andata sia al ritorno contro il Napoli, mentre Inzaghi cambia sempre più di lui tra una partita e l’altra. E poi, o meglio soprattutto, il Milan è più compatto anche fuori dal campo e nessuno discute Pioli, mentre Inzaghi vive da tempo sul filo dell’esonero più o meno immediato. E qui veniamo ai meriti dell’allenatore rossonero, il vero artefice della qualificazione contro il Napoli, ottenuta senza nemmeno uno degli ultimi acquisti. Mentre nell’Inter c’è un volto nuovo in ogni reparto, Onana in porta, Acerbi in difesa, Mkhitaryan a centrocampo e Lukaku in attacco, nel Milan all’andata hanno giocato tredici giocatori dell’anno scorso e al ritorno soltanto Origi è entrato al 24’ del secondo tempo, meritandosi l’ennesima insufficienza (5,5) nei voti della “Gazzetta”.

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    Ciò significa che Pioli è stato più bravo di Maldini e Massara, anche perché ha saputo cambiare il modulo, giocando con la difesa a tre nell’emergenza, e la posizione di molti giocatori. Diaz, inizialmente trequartista, ha fatto la differenza partendo dalla fascia destra, mentre Bennacer avanzato tra lui e Leao non ha dato punti di riferimento agli avversari e non a caso ha segnato il gol dell’1-0 contro il Napoli a San Siro che alla distanza ha fatto la differenza. Nessuno immaginava che il Milan vincesse lo scudetto un anno fa e poi entrasse tra le prime quattro in Europa. E così Pioli, al contrario di Inzaghi, ha continuato a sorprendere tutti.

    Adesso, però, a prescindere dalla semifinale, dovranno pensare entrambi ad arrivare almeno quarti in campionato. In caso contrario, infatti, non basterebbe nemmeno volare a Istanbul, perché poi sarebbe obbligatorio vincere la finale per avere la certezza di tornare in Champions, evitando così la trappola più clamorosa di rimanere a mani vuote in Italia e in Europa.

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