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    Inter, Melo: 'Mancini mi ha preso per fare gruppo'

    Inter, Melo: 'Mancini mi ha preso per fare gruppo'

    È arrivato all'Inter nella diffidenza totale dei tifosi nerazzurri, che però hanno immediatamente rivisto le proprie idee. Felipe Melo sta stupendo tutti in questo avvio di campionato e proprio il centrocampista brasiliano ha parlato ai microfoni di globoesporte:

    "Mordo abbastanza, ma insieme a me c'è anche Medel, quindi siamo in due a farci sentire abbastanza. Il nostro lavoro è dare la palla a quelli che sanno fare gol come Stevan Jovetic, Mauro Icardi e Ivan Perisic, se poi si ha la possibilità di segnare è meglio. Ma il mio lavoro è quello di rubare palla, roba che non vedrete mai fare a Lionel Messi o Neymar".

    STILE DI GIOCO - "Ho già detto come la penso a riguardo: il calcio è contatto, se non ti piace questa cosa vai a giocare a tennis. Non intervengo mai su un avversario con l'intenzione di fargli male; in Argentina abbiamo visto come un giocatore abbia commesso un'entrata che costringerà un ragazzo dell'Argentinos Juniors a rimanere fuori a lungo (riferimento a Tevez). Con me questa cosa non è mai successa. A Roma o a Torino i giocatori vengono sospesi 3-4 settimane per delle gomitate rifilate agli avversari, questo a me non è mai successo, a dimostrazione che il mio non è un calcio cattivo, ma un calcio come va giocato" 

    L'AFFETTO DEI TIFOSI - "Credo di essermelo meritato perché in campo corro e lotto, questa è la mia forza. Offro tutto per il club che mi permette di mettere il pane sulla tavola, lotto su ogni pallone e provo a coinvolgere anche il resto della squadra. Quando vedo un mio compagno che si batte, finisco con l'aiutarlo. Questo influenza la squadra e influisce anche sui tifosi, che quando vedono una squadra lottare incitano. Sono felice, sto facendo bene il mio lavoro e il tifo apprezza".

    RICHIESTE DEL MANCIO - "Lui conosce bene le mie qualità. La gente parla molto di Melo il guerriero, di Felipe che lotta, ma chi capisce di calcio sa che anche io ho le mie qualità. Non sarò mai un numero 10 ma Dio mi ha dato una buona qualità nel passaggio: sono uno che sa rubare palla e poi invertire bene il gioco. Ma è importante anche saper fare gruppo. Ho già giocato in grandi squadre con grandi giocatori, ma non c'era una famiglia e quindi non abbiamo ottenuto nulla. Ad esempio, il mio primo anno al Galatasaray, non avevamo una squadra fortissima sulla carta, ma siamo stati capaci di fare gruppo e alla fine abbiamo vinto il campionato. E questo è quello che mi ha chiesto di fare Mancini e che sto provando a fare qui: fare gruppo".

    OBIETTIVO VERDEORO - "A livello di titoli, senza dubbio la fase migliore l'ho vissuta al Galatasaray. La storia si fa coi titoli e in Turchia ne ho vinti tanti. Oggi mi sento molto bene psicologicamente, miglioro giorno dopo giorno. Non ho più 20 anni, ma lavoro ogni giorno con umiltà e serietà inseguendo l'obiettivo del ritorno nella Nazionale brasiliana. Anche se per adesso l'obiettivo più importante è rimanere qui all'Inter, dare continuità a questo momento, perché so che è questo che mi riporterà in verdeoro. Si parla tanto di Felipe da giallo o da rosso, ma nell'ultimo anno ho giocato 50 partite senza cartellini rossi (34, in realtà, con un'espulsione per somma di ammonizioni). Ho dimostrato di essere maturato e di poter aiutare la Nazionale".

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